David Golder di Irène Némirovsky
Recensione di Paola Treu
David Golder è un romanzo di Irène Némirovsky scritto nel 1929 e ripubblicato da Adelphi nel 2009.
Opera prima di una giovane Némirovsky che ne ha decretato fin da subito il successo e dalla quale, nel 1931, è stato tratto anche il film dal titolo “La beffa della vita”.
Di cosa tratta David Golder?
È la storia di David Golder, diventato ricchissimo grazie alla speculazione finanziaria. Nomen omen – Golder “d’oro” ha dedicato l’intera vita solo all’accumulo di denaro e al successo negli affari, pagando un prezzo altissimo, perché infatti questo ha significato lasciare indietro i veri valori e perdere l’affetto della famiglia. Moglie e figlia, infatti, avide quanto lui, gli si rivolgono esclusivamente quando sono a corto di soldi da spendere negli ennesimi abiti di lusso, gioielli e pellicce.
“Capita sempre così, a noi. Ci ammazziamo di lavoro perché <<loro>> si arricchiscano… Rivide sua moglie che appena lui entrava nascondeva precipitosamente il libretto degli assegni, come fosse un pacco di lettere d’amore.”
È un romanzo moderno sotto molti punti di vista, che riguarda l’alta finanza e il bisogno inarrestabile di denaro e la necessità di ostentare questa ricchezza, il proprio status e il proprio potere. Golder, uomo cinico e spregiudicato, è una macchina per far soldi. È l’unica cosa che gli è sempre riuscita bene, finché, ormai anziano, in lui si insinua il tarlo dell’insicurezza e della paura, che lo condannerà alla solitudine fino alla morte.
“David Golder è un vecchio uomo d’affari ebreo che si trova all’improvviso a fare i conti con la propria mortalità per via di un colpo al cuore, e fare il punto della sua vita piena solo del lavoro.”
La penna della Némirovsky è lucida e spietata, con punte di straordinaria ironia, che non fa sconti a niente e a nessuno nel delineare un quadro cristallino del crudele mondo del profitto, in cui cane mangia cane. Ha un tono sprezzante e caustico nel descrivere Golder e gli altri uomini d’affari, ebrei come lui.
Ciò che ne viene fuori è il classico stereotipo negativo dell’ebreo, dai tratti quasi caricaturali: assetato di denaro, una spregiudicata attitudine ai traffici, il gusto per gli affari, la capacità di risorgere continuamente dalle proprie ceneri, la paura della morte. Tutto ciò lo si ritrova anche nelle sue caratteristiche esteriori: lineamenti rapaci e mani come artigli veloci ad afferrare e arraffare.
Sono segni identificativi, particolarità che non si sfuggono.
Un giudizio molto duro, che suona come una critica e una denuncia al limite dell’antisemitismo. Sorprende, certo, e appare anche come una contraddizione, dato che la Némirovsky era ebrea, com’è noto.
Emerge, evidentemente, il rapporto conflittuale con la cultura d’origine, in particolare con gli ebrei dell’Est e levantini, come affermava Irène stessa. Disprezzava, infatti, la loro eccessiva consuetudine col denaro e l’importanza che ne davano, da sovrastare qualsiasi altro sentimento. Una realtà che conosceva bene, per averla vissuta dal “di dentro”.
Chiude il breve ma intenso racconto un finale cupo e amaro, come non potrebbe essere diversamente per una vita dedita interamente al Dio mammona.
Perché leggere David Golder?
Per me è sempre una garanzia leggere la Némirovsky, diventata da tempo una delle mie scrittrici preferite. Già da questo libro, che segna il suo esordio e si è rivelato un vero gioiello, emergono quelle che sono le cifre costanti del suo stile: la freddezza della scrittura, l’abilità di indagare le infinite sfaccettature dell’animo umano e la bravura di delineare scenari in poche righe.
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Sinossi
“David Golder’ è un libro che gronda odio, soprattutto verso il denaro e tutto ciò che può essere trasformato in denaro, oggetti e sentimenti, e verso le forme infinite che il denaro può assumere.
Oggi, non ci rendiamo conto di cosa sia stato il denaro nel diciannovesimo secolo, o nella prima parte del ventesimo: una fiamma ardentissima, una colata di sangue disseccata, sbarre d’oro sciolte e di nuovo pietrificate.
Diventava eros, pensiero, sensazioni, sentimenti, fango, abisso, potere, violenza, furore, come nella Comèdie humaine …
‘David Golder’ è un libro durissimo e secchissimo, che incide di continuo terribili ritratti, che in parte ricordano la memorialistica e la tradizione aforistica francese.” (Pietro Citati)