O forse no – di Maria Valentina Luccioli
recensione e intervista di Gianna Ferro
O forse no è il primo romanzo di Maria Valentina Luccioli, edito da Le giraffe di Robin Edizioni nel 2019.
O forse no, ha una scrittura scorrevole, delicata, mai scontata, in cui sentimenti, emozioni, diversi e contrastanti, convivono e si intrecciano nella stessa storia.
“ […] Quando non sai come vuoi diventare, cosa desideri davvero o dove ti proponi di arrivare, non ti abbattere, pensa a quello che non vuoi assolutamente e parti da lì.”
Amori, amicizie profonde, tragici eventi sono le parti pulsanti di questo romanzo, che ha come protagoniste donne determinate, sensibili e coraggiose.
Il libro si divide in due parti che si alternano e si amalgamano perfettamente, senza mai perdere il filo delle due storie, che si incontrano e convergono nella stessa direzione.
Maria, la protagonista della prima parte, provata dalla vita e dai suoi imprevisti, è una donna “fuori dal coro”, con un travaglio interiore che riesce in qualche modo, e non del tutto, a condividere solo con Liviana, anche lei con una vita fuori dagli schemi.
“[…] L’amicizia profonda nacque da quell’assiduo dialogo epistolare che per anni aveva avuto quasi la funzione di farle vivere insieme seppur fossero a chilometri di distanza.[…]”
Il periodo è quello tragico dei due conflitti mondiali e della terribile persecuzione degli ebrei. I riferimenti storici molto dettagliati rendono il romanzo ancora più ricco e coinvolgente.
La seconda parte riporta il lettore ai giorni nostri, la cui protagonista Viviana, prima bambina e poi donna, si interroga su eventi passati, dando corpo a ricordi dolci e malinconici, per scoprire quelle verità che fino ad allora le erano state del tutto sconosciute. Il suo equilibrio lo trova con Silvia, amica, confidente e spalla su cui piangere.
“[…]Le nostre conversazioni sono sempre così, un po’ minacciose, un po’ scherzose, molto vere. È il suo modo per sdrammatizzare, per dirmi che mi vuole bene, nonostante i miei errori, le sue cavolate, i salti nel buio. […]”
L’amore, l’amicizia, il dolore, la tenacia, la scoperta abitano le vite delle protagoniste. O forse no è un libro di donne, per le donne e per uomini che amano le donne.
“[…] ricordati una cosa, è molto semplice: se devi insistere – che si tratti di una scarpa, di un vestito o di un amore – sappi bene che non è la tua taglia. Segui il cuore, le indicazioni della tua anima. […]”
Link d’acquisto
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Sinossi
Il romanzo è ambientato in due periodi differenti. Il primo, che si svolge tra i due conflitti mondiali, ha come protagoniste Maria e Liviana, due cugine.
Maria è una donna semplice, che con le parole scritte riesce ad evadere dal suo mondo modesto e abitudinario. Liviana, la sua interlocutrice di scrittura, è sempre pronta ad ascoltarla e ad accoglierla.
Maria affronta situazioni di puro dolore, ma anche di grande passione.
Il secondo periodo è ambientato ai nostri giorni. Protagonista Viviana, che pur districandosi tra il lavoro, la figlia Caterina e una nonna da accudire, cerca tra i ricordi della sua infanzia, indizi e persone per far luce su vicende irrisolte. Silvia, la sua cara amica è la persona che la riconduce
sempre alla realtà delle cose ed è l’unica che le dirà sempre la verità.
Maria e Viviana, tra passato e presente, riusciranno a costruire un futuro diverso? O forse no!
Cultura al femminile ha incontrato l’autrice del romanzo: Maria Valentina Luccioli.
Vorremmo conoscerti meglio. Ci parli un po’ di te?
Abito in toscana, in provincia di Pistoia, tra Montecatini Terme e Vinci, precisamente a Lamporecchio, il paese dei brigidini (lo sai cosa sono vero?) : dalle nostre parti sono un’istituzione!
Ho una ditta artigianale che conduco insieme a mio fratello, ormai da quasi due decenni, e ci occupiamo di personalizzazioni grafiche, di abiti da lavoro e tutto il promozionale. Ho due figli, Giulio di 11 anni e Celeste di 6. Lavoro tutto il giorno, quindi di tempo me ne resta ben poco… mi piace la musica, il teatro, il cinema, la lettura.
Ho un piccolo spazio dedicato alla lettura nella sezione cultura di un quotidiano locale “Valdinievole oggi “, uno spazio dove posso raccontare e raccomandare alcuni libri che ho letto, uno spazio prezioso del quale vado fiera.
Come e quando hai scoperto la passione per la scrittura e cosa ti ha spinto ad entrare in questo mondo?
Non so darti una risposta precisa, ma se vado a ritroso, non mi ricordo un periodo della mia vita nel quale non abbia scritto. Ho sempre tenuto diari di vario genere, scritto lettere alle mie amiche lontane – per anni ho coltivato molte corrispondenze in Italia e all’estero, soprattutto con la mia amica Anna di Stoccarda e Frédérique di Montpellier – insomma non credo di aver mai smesso di scrivere.
Poi una mattina mi sono resa conto di avere una storia da raccontare e, senza avere la presunzione di scrivere un romanzo, è nato O forse no.
Sei riuscita a pubblicare subito o, come spesso accade, hai dovuto aspettare un bel po’?
Quando ho finito di scrivere, ho iniziato a rileggere. E mentre rileggevo, mi documentavo.
L’editoria è una giungla, soprattutto per chi, come me, ne è estraneo. Ho inviato il file ad alcune case editrici che accettavano manoscritti e sono rimasta in attesa. Ho ricevuto diverse proposte e, nelle chiacchierate con gli editori, che ho avuto il piacere di incontrare in questo percorso, mi sono sentita veramente gratificata.
Ho scelto la Robin edizioni per vari motivi, ma in particolar modo perché nella conversazione telefonica che ho avuto con Carola Messina, l’editore, lei mi confidò una riflessione personale relativa a un passaggio che avevo scritto (una parte del romanzo è ambientata a Torino, dove ha sede la casa editrice e dove vive l’editore) che mi emozionò.
Ho firmato (virtualmente a gennaio 2019 – mi ero rotta il polso destro ed ero ingessata – e di persona a marzo) e il libro è stato pubblicato il 29 luglio dello stesso anno, a me piacciono molto i numeri dispari!
Quanto di fantasia e quanto di autobiografico c’è in O forse no?
L’unica domanda che non va mai fatta a un autore è se il libro che ha scritto è autobiografico! Sto ovviamente scherzando… ma credo fermamente che ci sia sempre un po’ di noi, del nostro vissuto, delle storie dei nostri amici e familiari o che ci sono state raccontate, in quello che si scrive.
Quando scrivi hai già in mente tutta la storia o la elabori durante il percorso?
La storia che voleva essere raccontata era quella di Margherita, una bambina che esiste nella mia memoria di bambina e che mi ha a lungo turbata. Mia madre mi raccontava spesso quello che le era successo e con la mia fantasia elaboravo scenari e creavo immagini nella mia testa.
Margherita era stata la primogenita della sua nonna, nata nel 1902 e morta nel 1906 in circostanze analoghe a quelle che ho narrato nel mio romanzo. Quando ho sentito di voler scrivere, era questa la storia che volevo raccontare, il resto è venuto da sé. Io non sono una scrittrice, mi diletto. Vado sempre avanti e non sono capace di correggere né di modificare.
Quello che leggete – salvo qualche sistemazione in fase di editing – è quello che ho scritto inizialmente, senza filtri.
Come è cambiata la tua vita, se è cambiata, con la scrittura?
La mia vita non è cambiata, si è solo arricchita. Attraverso O forse no ho conosciuto e incontrato tante persone speciali che in questo nuovo percorso mi hanno dato tantissimo.
Scrivere è stata ed è una splendida esperienza.
O forse no è il tuo primo libro, a distanza di un anno il secondo, Le amiche di Irene: entro il 2021 ci aspettiamo di leggere il tuo terzo romanzo. È in cantiere?
Per scrivere non ci vuole tempo, ci vuole solo il tempo giusto. Quello che non ho avuto durante questa pandemia, essendomi trovata a dover contare su poche forze – prevalentemente le mie – per dover gestire casa, figli e lavoro. Se mi permetto un commento femminista, ecco, dovrei dire che se fossi un uomo forse non mi sarebbe successo, visto che nella maggior parte dei casi, per il sesso maschile è cambiato ben poco.
Avevo iniziato a scrivere “Le amiche di Irene” prima ancora di aver trovato una casa per O forse no perché mi sentivo ispirata e avevo trovato il mio tempo.
Poi, come ho accennato prima, sono caduta e mi sono fratturata il polso destro: potrai capire cosa ha significato tutto questo. Nel caso specifico uno stop di alcuni mesi che però alla fine ha avuto il suo perché, ma questo te lo dirò in un’altra intervista, dopo che avrai letto il mio secondo romanzo. Perché mi intervisterai ancora vero?
Ah, aspetta, vuoi sapere se c’è qualcosa in cantiere? Sì! Ho iniziato diversi mesi fa senza riuscire ad andare avanti per i motivi di cui sopra. Vedremo…
Nel tuo romanzo c’è un personaggio al quale sei più legata?
No, non c’è, ma ho delle preferenze.
Nella prima parte mi piace Carlo Alberto, la dignità delle sue scelte e della sua solitudine, benché non sia un personaggio centrale, trova il suo spazio. Nella seconda parte assolutamente adoro Silvia, l’amica che tutte le donne si meriterebbero di avere al loro fianco, quella instancabile, divertente, sincera, che non ha paura a farti piangere e che ha sempre mille motivi per farti ridere, quella con la quale poter condividere tutto, senza vergogna, senza filtri.
O forse no è un libro per donne?
All’inizio l’ho pensato. Ma ho dovuto ricredermi: i lettori uomini mi hanno scritto splendide recensioni: é un libro di donne, per le donne e per gli uomini che amano le donne, come scrivi giustamente tu!