Un mondo quasi perfetto di Diane Cook

Voce alla Magia

Recensione di Francesca Re

Un mondo quasi perfetto

Un mondo quasi perfetto, scritto da Diane Cook ed edito da Sem nel 2022.

Un cratere di dolore spalancato nel cuore della terra, la stessa sofferenza che si riflette nelle vite degli uomini ormai divenuti  vittime di se tessi. Un disastro iniziato proprio dalla loro insaziabile brama di potere, dal loro bisogno di dominare che ora corrompe ed inquina i polmoni dei loro stessi bambini. Si muore nella terra descritta da Diane Cook , si muore partendo dai più piccoli che pian piano soffocano, come i pochi alberi le cui radici avvizziscono nel cemento e non trovano nutrimento in una terra che sta pian piano morendo anch’essa.

Di cosa parla Un mondo quasi perfetto?

Il libro ha inizio con una bambina nata morta, in mezzo alla polvere, partorita in silenzio da una madre che non può concedersi nemmeno di manifestare la propria sofferenza.

La piccola  non si muoveva più da tempo nella pancia della madre e  Bea aveva perso ogni speranza. Prova comunque a rianimare quel corpicino violaceo, c’è solo polvere attorno a lei, pochi cespugli aridi ed una famiglia di coyote che aspetta solo che la madre abbandoni il corpo per sbranarlo e saziarsi a loro volta.

Non c’è tempo per rimuginare,né per lasciarsi andare alle lacrime o al dolore fisico, un’altra figlia la aspetta accanto al falò acceso e lei farà di tutto per garantirne la sopravvivenza; d’altronde si trova in quel luogo, a combattere per la sopravvivenza ogni istante, proprio per Agnes.
Un inizio crudele ed estremamente forte da digerire, ma simbolo di quello che sarà il viaggio dentro le pagine di questo libro.

Non c’è più spazio nella terra, sovraffollamento, inquinamento, distruzione avevano innescato il conto alla rovescia verso la fine. Nelle grandi città le persone svolgevano la maggior parte delle proprie attività all’interno dei grandi grattacieli, sigillati perché l’aria all’esterno bruciava i polmoni, costretti ad uscire con le mascherine solo per comprare da mangiare.

Non sembra uno scenario così lontano vero?

Agnes aveva conosciuto solo quel mondo, la sua cameretta, le apnee notturne e il sangue sul cuscino dovuto agli eccessi di tosse. Pochi anni di vita ed un destino già segnato, Bea, sua madre, non si era mai rassegnata a quel finale.

All’inizio erano in venti e si trovavano nello Stato Delle Terre Vergini per partecipare ad un esperimento volto ad esaminare l’interazione delle persone  con la natura”

Bea e Agnes facevano parte dell’esperimento, ciò che non era mai stato messo in chiaro però era che nessuno di quel gruppetto era esperto in sopravvivenza e la natura, o meglio l’ultimo spazio di natura incontaminata era completamente selvatico e loro non dovevano in nessun modo interferire con l’ecosistema. Non potevano sostare per più di una notte nello stesso luogo né lasciare nessun tipo di spazzatura, non potevano allevare né coltivare e tantomeno addomesticare animali selvatici poiché:

La terra non è fatta per essere posseduta”

A loro era concesso di vivere esattamente come gli animali selvatici.

Dopo pochi giorni alcuni di loro erano già morti sfracellati mentre tentavano di scalare delle rocce, divorati da un puma o assiderati, altri erano stati lasciati indietro perché avevano un arto fratturato e non potevano più tenere il passo. Nessuno sarebbe mai arrivato per fornirgli le cure necessarie, la dissenteria, la fame, la perdita di una falange,erano all’ordine del giorno. Non erano pronti, fuggivano da un inferno per entrare in un altro che li stava pian piano consumando, avevano perso il conto dei mesi e degli anni ma erano tuttavia consapevoli di essere delle “privilegiate cavie da laboratorio”e che fuori da quei confini c’era solo delirio.

Bea era una madre dura e determinata, talmente scaltra da comprendere le dinamiche del piccolo gruppo e usarle a suo favore, non avrebbe permesso mai a nessuno di distruggere il suo sogno: vedere Agnes diventare grande. Bea era una madre pantera e Agnes una figlia che si riconosceva solo in quel mondo selvatico.

lei amava Agnes con ferocia, anche se la maternità le pesava addosso quanto un cappotto che era costretta a indossare ogni santo giorno, a prescindere da che tempo facesse  

Perchè leggere Un mondo quasi perfetto?

Niente può essere compreso se prima non ci si cala completamente all’interno della natura selvaggia e non ci si veste solo di puro istinto. Forse solo allora certe scelte di Bea possono essere capite, ma lasciano nella bocca di Agnes il sapore delle erbe velenose.

Detestava l’amore feroce di della madre. Perché l’amore feroce non durava mai. Un amore feroce era destinato a finire prima o poi, o perlomeno era quella la sensazione che dava. Agnes avrebbe voluto una madre più mite, che il giorno dopo l’avrebbe amata allo stesso identico modo. Pensò: le madri miti non scappano

Questo racconto è scandito da momenti che si ripetono, come le ore del giorno, sempre uguali e pesanti. Una scelta narrativa difficile ma di sicuro effetto poiché, ad ogni spostamento, la lista degli oggetti da trasportare fino alla prossima tappa pare pesare anche sulle spalle di chi legge, insieme alla tensione costante, al terrore misto alla consapevolezza che gli esseri umani di quel gruppo non sono più gli unici predatori.

Braccati dagli animali selvatici e dai Pattugliatori che vigilano sul loro comportamento in maniera estremamente severa. Ad ogni rumore sconosciuto la stessa domanda:

Amico o nemico, amico o nemico?
Nemico, sempre.

Tutto ciò che era esterno e sconosciuto era potenzialmente pericoloso. Stato di allerta costante.

Eppure all’interno del gruppo stesso le modalità di approccio alla nuova vita sono molto diverse: gli adulti che conservano ancora il ricordo della vita in città e i bambini che hanno come unico punto di riferimento il luogo in cui vivono e nel quale si adattano seguendo gli insegnamenti della foresta stessa.

Un viaggio duro ma incredibile è quello che ci offre Diane Cook, permeato da una coltre di amaro realismo e cinismo. Non è un mondo impossibile anche se è molto difficile ammetterlo, eppure possiamo ancora lottare per garantire un mondo migliore, o almeno un mondo come il nostro alle generazioni future.

Niente è ciò che sembra in questo racconto e tutto ciò che sembra incomprensibile spesso è peggiore di ciò che appare.

Il dolore più grande che ci si trascina durante buona parte del libro è la serpeggiante sensazione di essere solamente pedine.

Sinossi

La figlia di cinque anni di Bea, Agnes, sta lentamente deperendo, consumata dallo smog e dall’inquinamento di una metropoli dallo sviluppo incontrollato.

Se rimangono in città, Agnes morirà. C’è solo un’alternativa: lo Stato delle Terre Vergini, l’ultima fascia di terra incontaminata e protetta, da cui gli uomini sono sempre stati banditi.

Fino a ora. Bea, Agnes e altre diciotto persone si offrono volontarie per andare a vivere nello Stato delle Terre Vergini, cavie di un esperimento volto a verificare se gli uomini possono convivere con la natura senza distruggerla.

Come nei tempi antichi, la loro situazione è quella di nomadi, cacciatori raccoglitori che imparano lentamente e dolorosamente a sopravvivere in una terra imprevedibile e pericolosa, combattendo per il potere e per il controllo, tradendosi e salvandosi a vicenda.

Ma mentre Agnes abbraccia la libertà selvaggia di questa nuova esistenza, Bea si rende conto che aver salvato la vita di sua figlia significa ora perderla sul piano affettivo e personale. Più si allontanano dalla civiltà, più il loro legame viene messo alla prova in modi sorprendenti e dolorosi.

Titolo: Un mondo quasi perfetto

Autore: Diane Cook

Editore: SEM, 2022