Memorie di una ragazza perbene di Simone De Beauvoir
recensione di Giulia La Face
Rileggere Simone de Beauvoir dopo trentacinque anni. Ho assaporato ogni pagina, quando, in adolescenza, bevvi le parole sulle pagine in un accesso quasi bulimico, come solo in adolescenza si fa. Ho ritrovato le sottolineature di allora, mentre oggi ho evidenziato altri passaggi. Come dire che questo libro ha molte vite, per molte diverse stagioni. Lo scrive nel 1958.
Cosa colsi allora l’ho rintracciato solo oggi, ritornando con la calma inevitabile della mia altra età. Come per Virginia Woolf inizierò dalla fine. Questo è un libro imprescindibile per comprendere la cultura del Novecento. La progressione femminile, il mondo borghese e il suo disfacimento, le contraddizioni di una educazione che ha permeato le stanze di noi donne , innanzitutto.
All’apparenza è una autobiografia scritta in modo piacevole e dalla forma letteraria convenzionale e classica: direi rassicurante.
I primi anni dell’infanzia sono narrati con sorprendente lucidità. Simone indugia sui particolari, ci fa entrare in questa casa di velluti e profumi familiari. I libri, il dialogo, la serenità assoluta, sembrano essere la cifra dominante. Il rapporto di ammirazione e dipendenza dalla famiglia, dall’educazione finemente borghese e intellettuale insieme, accompagnano la prima parte di questa biografia:
“Abdicai in tal modo all’indipendenza che la mia prima infanzia aveva tentato di salvaguardare. Per molti anni mi feci docile riflesso dei miei genitori…..Gli elogi che più mi lusingavano erano quelli di mio padre; ma se egli si arrabbiava perchè avevo messo in disordine il suo scrittoio , o se esclamava :-Come sono stupidi questi bambini!- prendevo alla leggera queste parole cui evidentemente egli non dava molto peso; in compenso, un rimprovero di mia madre, un suo minimo aggrottar di ciglia scuoteva la mia sicurezza: privata della sua approvazione non mi sentivo più in diritto di esistere.”
La scrittrice scava nel suo passato e dentro se stessa in maniera chirurgica, implacabile ed infine liberatoria: la rievocazione della sua infanzia è quasi freudiana. Le riflessioni sono profonde e impietose, su se stessa e sul mondo che la circondava. Ci offre incondizionatamente il percorso della sua vita interiore, i suoi modelli di riferimento.
Mette a nudo il percorso che ha consentito a una ragazza del suo tempo di diventare la grande intellettuale, scrittrice e filosofa del secolo scorso.
“ L’individualismo di papà e la sua morale profana contrastavano con la severa morale tradizionalista che m’insegnava la mamma; e si deve in gran parte a questo squilibrio, che mi destinava alla discussione, il fatto che io sia divenuta una intellettuale.”
“L’immagine che ritrovo di me stessa alle soglie dell’età della ragione è quella di una bambina ordinata, felice e discretamente petulante”
Dalle stanze della sua casa si passa alla formazione scolastica. Si assapora la passione che la Beauvoir ha per la letteratura e la filosofia, già in età preadolescenziale.
Con lo stesso passo tranquillo ma lucidissimo Simone de Beauvoir rievoca gli anni della formazione liceale. Le riflessioni faranno via via deflagrare il mondo ordinato e tranquillo in cui era vissuta da sempre, pur avendo coltivato l’amore per la discussione e le riflessioni a voce alta.
Sta nascendo, affiorando, la Beauvoir anticonformista, anticonvenzionale, sovvertitrice.
Questo avviene in pagine ricche di riflessioni e incontri, disillusioni, rabbie, scontri familiari che la sorprendono.
Così come si accendono gli scontri e le diatribe interiori con l’alta società francese, che le si rivela nel suo essere borghese e bigotta.
Essere una ragazza la spinge ad osservare come il mondo le riservi un posto differente da quello degli uomini. Ritroviamo in lei la stessa ribellione, le considerazioni amare e insieme ribelli della Woolf. Scorgiamo in nuce il femminismo di cui sarà in seguito una paladina intellettuale. Osservando una scuola maschile di fianco alla sua scriveva:
“Evocavo il mistero che si celava dietro quei muri: una scuola di ragazzi, e mi sentivo esiliata. Quelli avevano per professori uomini di grande intelligenza, che trasmettevano loro la conoscenza nel suo intatto splendore. Quella che mi comunicavano le mie vecchie insegnanti era espurgata, scolorita, sfiorita. Mi nutrivano di surrogati e mi tenevano in gabbia. Quelle signorine non mi apparivano più come le auguste sacerdotesse del Sapere, ma come bigotte piuttosto ridicole”.
Attraverso lo scorrerre del racconto autobiografico assistiamo alla sua messa in discussione di un sistema sociale e culturale. Appare lo squarcio di una cultura che andrà affermandosi di lì a poco in tutto il panorama mondiale.
Che l’esistenzialismo e alcune forme di femminismo e di discussione sui diritti dell’uomo siano nate in maniera così semplice e quasi spontanea, è sorprendente. Le pagine si fanno amare e ribelli, le riflessioni acute, filosofiche, anticonformiste e frantumeranno il pensiero borghese del secolo.
Le amicizie importanti scardineranno i residui del mondo borghese cui apparteneva per censo e per educazione.
L’amica Zaza, sarà una figura centrale in questa parte di vita. Di vitale importanza l’incontro con la grande filosofa Simone Weil. Centrale quello con l’amore della sua vita, all’università, Jean Paul Sartre.
“-Da questo momento vi prendo in mano io- mi disse Sartre quando mi ebbe annunciato ch’ero stata ammessa agli orali. Aveva il gusto delle amicizie femminili….”
“…quanto a me, adesso mi pareva che tutto il tempo che non passavo con lui era tempo perduto”
Simone de Beauvoir si sofferma con attenzione e con ricordi che si fanno vivi e vividi sulle discussioni e i pensieri che animarono quegli anni di formazione, tra liberazione e costruzione di un pensiero nuovo.
La narrazione autobiografica di questo primo libro ( a questo primo volume ne seguono altri tre di carattere autobiografico: “L’età forte”, “La forza delle cose” e “A conti fatti” ) sono un regalo per comprendere uno dei movimenti culturali più eclatanti del secolo scorso.
Così come sono nate le pagine più belle di letteratura e filosofia del Novecento, proprio grazie a quella gioventù che la Beauvoir descrive.
Ce la mostra negli incontri tra i corridoi universitari, nei quartieri di Parigi, ai concerti, alle mostre, nei bar.
Credo sia un privilegio poter leggere e assistere a una vita che ci racconta come sono nate e cresciute le idee più rivoluzionarie del pensiero contemporaneo. Come una donna abbia potuto combattere con la sua cultura e il suo spirito coraggioso, un intero sistema.
Di Simone de Beauvoir, tra le cose che vorrei ricordare, c’è questa riflessione che la accomuna alla Woolf e che parla a noi donne in modo particolare:
“Il fatto è che sono una scrittrice: una donna scrittrice non è una donna di casa che scrive, ma qualcuno la cui intera esistenza è condizionata dallo scrivere. È una vita che ne vale un’altra: che ha i suoi motivi, il suo ordine, i suoi fini che si possono giudicare stravaganti solo se di essa non si capisce niente.”
http://www.sololibri.net/Memorie-d-una-ragazza-perbene.html
http://www.einaudi.it/libri/libro/simone-de-beauvoir/memorie-d-una-ragazza-perbene/978885841384