Ispirazioni per autori?
Barbara Gabriella Renzi
Uno dei personaggi fondamentali della psicologia, e non solo, uno degli studiosi rivoluzionari più importanti è Freud. Di Freud si parla tanto ma spesso i concetti principali sfuggono. A mio parere è diventato un poco un mito che conosciamo e apprezziamo ma modifichiamo anche parlandone.
Come scrittrice trovo che Freud mi aiuti spesso a capire i miei personaggi e a costruirli per questo oggi voglio parlarne in questo articolo.
Prima di immergermi nei dettagli delle teorie psicoanalitiche, devo dire che la psicodinamica è andata avanti ed i concetti freudiani sono un poco superati, ma noi siamo scrittori e nel nostro mondo immaginifico nulla è vecchio e niente è nuovo. Freud ci ispira e ci aiuta a comprendere il mondo che scriviamo e a modellarlo. E se questo non succede, se le tue teorie non ci sono nemmeno un pochino d’aiuto, in ogni caso, vale comunque la pena di fare un bel excursus.
Ecco, ho detto che parlavo di Freud e scrivendo l’introduzione ho già cambiato idea, anche se non completamente.
E parto dagli albori: dall’inconscio prima di Freud.
Prima di Freud si parlava di trauma esterno che isolava i contenuti psichici e dava particolari sintomi. Si sottolineava l’importanza dei fattori ambientali e si parlava di idee e non di nervi danneggiati ad essere responsabili dei sintomi isterici.
Pierre Janet era studioso francese nato a metà Ottocento e morto sette anni dopo la nascita di mia madre, negli anni 40 del 900 e non vi dico precisamente quando per non farla arrabbiare.
Per lui le idee si isolavano dalla coscienza per una degenerazione ereditaria del sistema nervoso.
Un altro studioso francese, Josef Breuer, parlava di idee che si dissociavano, nel senso che rimanevano estranee alla coscienza ed erano elementi patogeni.
Tutto questo veniva detto prima di Freud e poi condiviso nella sua teoria, che aggiungeva che ogni esperienza è accompagnata da un ammontare di affetto, anche i contenuti psichici ne sono accompagni e in questo caso si chiama affetto incapsulato. Le idee inconsce sono state una volta consce e sono state rimosse attivamente dall’individuo.
Ecco ditemi se qui già non si può costruire un bel personaggio, almeno per gli scrittorie e le scrittrici che pianificano tutto a tavolino prima di scrivere. Mi immagino un uomo che isola e butta giù nel remoto della sua coscienza un avvenimento che ha visto, un commento del padre, su di lui, che non riesce a sopportare.
Ogni esperienza porta ad un aumento di eccitamento e la funzione dell’organismo e riportare l’organismo ai livelli di base, quindi immaginiamoci delle bilance che pendono da una particolare parte ad un certo momento, mentre devono tornare ai livelli normali.
La mente serve a scaricare questo eccitamento in più, per Freud, ma come si scarica questo ammontare affettivo? Ecco, il tutto succede grazie ad idee associative che collegano l’esperienza con altri contenuti mentali. Insomma bisogna ridurre l’ammontare affettivo di un’idea: entrando nell’associazione ideativa il contenuto psichico viene messo a confronto con altri contenuti psichici e così si scarica l’ammontare affettivo in più, diciamo quasi ampliando la visione del tutto.
I contenuti psichici isolati hanno quel potenziale patogeno: il problema è che quando sono isolati l’affetto non è scaricato. E io qui mi immagino uno dei nostri personaggi a cui monta la rabbia di notte e l’insonnia e non riesce a dormire: l’affetto incapsulato quando non è scaricato trova sfogo nei sintomi tipici della nevrosi e il trauma viene visto come esperienza nella quale l’affetto generato è troppo elevato per essere scaricato. L’isolamento dei contenuti psichici viene visto da Freud come un atto attivo, volontario e conscio che esclude dalla coscienza ricordi perturbanti e inaccettabili e in conflitto con il resto della persona. Quindi la rimozione ha degli effetti seri sulla persona. Impedisce la correzione associativa, appunto perché l’accesso di contenuto psichico non viene scaricato e l’idea viene isolata dal possibile confronto con gli altri contenuti psichici; inoltre divide e indebolisce la personalità, visto che l’individuo persegue scopi contraddittori. Infine il contenuto, rimanendo isolato, aumenta la sua potenza piano piano.
Io leggendo il primo Freud mi posso costruire un bellissimo personaggio: vedo un uomo davanti a me, in un pigiama a righe, che piano piano diviene sempre più nevrotico e stanco. Sta emergendo una parola detta dal padre sul di lui passato e lui tenta di ributtarla via, ma i sogni lo tradiscono… per esempio.
La prima concezione della mente di Freud prevedeva il conscio – ovvero le prime rappresentazioni presenti alla nostra coscienza, il preconscio – idee e sentimenti accettabili e quindi prossimi a diventare coscienti- e l’inconscio – idee e sentimenti inaccettabili che devono essere tenuti fuori dalla coscienza. Ecco, immaginate un avvocato di successo che venga da una famiglia tradizionale, all’antica e anche ottusa, che scopra di essere gay e che decida di non dirlo nemmeno a se stesso e di rimuovere l’idea perché non deve essere, ecco secondo me questo potrebbe essere un buon esempio per comprendere la descrizione di Freud.
Come vi ho accennato in questo articolo non voglio certo parlare di Freud come psicologa ma da letterata che cerca ispirazione e io trovo che Freud ci possa aiutare a costruire dei personaggi fantastici!
Un’altra nozione fondamentale, che io stessa non associavo a Freud prima di aver letto alcuni libri specialisti, è quella di determinismo psichico, che Freud ha sposato completamente e che veramente fa parte di un altro modo di vedere il mondo non di questo secolo ma che io vedo perfetta per chi debba costruire romanzi gialli. Per Freud ogni azione mentale, anche quelle inconsce hanno una causa o una motivazione o più cause se parliamo di determinazione multipla e obiettivi o obiettivi multipli. Per Freud il nostro comportamento è guidato dalle pulsioni, e le pulsioni sono stimoli che traggono origine dal corpo e poi giungono alla psiche. Secondo Freud il nostro corpo deve rispettare il principio di costanza, appunto immaginiamoci delle bilance che devono ritrovare l’equilibrio. Le pulsioni sono di due tipi: quelle di autoconservazione e quelle sessuali e la loro natura è psicobiologica. Anche qui vedo il mio personaggio formarsi, magari potete prendere spunto anche per i vostri romanzi, non so.
Ritornando a Freud vi è la fonte, un segnale corporeo che indica la soddisfazione di un bisogno, poi nasce l’obiettivo nel nostro personaggio per soddisfare il bisogno, poi vi è l’impeto, la spinta ad agire e l’oggetto verso cui l’azione è diretta. Insomma, lo schema seguirebbe i seguenti passaggi: fonte, obiettivo, impeto e oggetto. Immaginiamo un uomo che insegue la sua dama, nell’ottocento. Anche il principio di piacere potrebbe interessarci molto dal punto di vista letterario: la funzione primaria della mente è scaricare gli affetti negativi che sono associati con accumulo di eccitamento. Per vivere nella società l’individuo deve rinunciare al soddisfacimento immediato delle pulsioni e quindi il principio di piacere (scaricare gli affetti in più) si confronta con il principio di realtà: ancora una volta immaginiamoci una società tradizionale e antica in cui un uomo si innamora di una donna di casta inferiore, per esempio, gli innamorati si scontrano con il principio di realtà e non possono scaricare gli affetti in più. Ecco solo per darvi un’idea poi si possono pensare mille interpretazioni diverse.
Inizialmente la teoria di Freud si accordava maggiormente con le teorie francesi (Janet) che riconoscevano nella psicopatologia un trauma reale subito dai bambini nella prima infanzia , prima dei sei anni. In seguito Freud cambiò idea e mise in dubbio la teoria della seduzione, e spostò la sua attenzione sulle fantasie e i conflitti che derivano dalla mente stessa del bambino. Quindi è interessante qui vedere lo sviluppo sessuale della personalità secondo Freud. Lo studioso parla di stadi biologicamente determinati; la sessualità prima di essere associata agli organi genitali è collocata in diverse parti del corpo che stimolati producono piacere. Forse questo non ci aiuta a scrivere i nostri racconti o romanzi ma andiamo avanti ad esplorare la nozione di conflitto. Il conflitto si crea perché la pulsione sessuale durante le fasi pre-genitali non è adatta alla realtà quindi si scontra con essa. Le fasi della vita psicosessuale di un bambino sono cinque per Freud, la fase orale, quella anale quella fallica, quella di latenza (arresto dello sviluppo sessuale) e poi quella genitale, cioè la fase adulta.
La fase del complesso di Edipo rappresenta la tappa principale dello sviluppo psicosessuale per la formazione della personalità e della saluta mentale: ecco è qui che gli scrittori si possono sicuramente sbizzarrire. Le fantasie del bambino esprimono il desiderio sessuale per il genitore di sesso opposto e la rivalità aggressiva per il genitore dello stesso sesso. A questo segue l’angoscia di castrazione perché il bambino vorrebbe eliminare il rivale ma pensa che il padre lo voglia punire. Questa angoscia porta alla rinuncia delle ambizioni edipiche e all’interiorizzazione dei valori genitoriali.
Ecco, tutto questo – un pochino trasformato e pensato da un autore – potrebbe portare alla costruzione di romanzi pieni di passione e colpi di scena.
Ora non so se quanto vi propongo – rifarsi ai vecchi idoli della psicologia per trovare ispirazione – sia un’idea nuova ma non siamo noi autori sempre in cerca di suggerimenti e idee per scrivere? Spero di aver contribuito nel mio piccolo ad ampliare la vostra base di ispirazione. Se non ci sono riuscita me ne dispiace ma spero che abbiate passato un buon quarto d’ora leggendo questo post.