Il tè del venerdì con Gianluigi Redaelli

Questa settimana ci tuffiamo nel passato recente della nostra Storia, insieme a Gianluigi Redaelli, testimone e attore di quel periodo che ci sembra al tempo stesso vicino e lontano, forse perché appartenente a quello che è un secolo concluso, e che ancora fatichiamo a inquadrare perché così prossimo.

Tempo di contrasti, tempo di cambiamenti, tempo di politica in mutamento e di costumi in evoluzione.

“Però, quante ne ho passate! Vita di Gian ovvero l’evoluzione attraverso 50 anni di esperienze di un uomo, quasi, qualunque, da tagliato fuori a figlio del 68 e militante impegnato.” è il lungo titolo di un’opera che ci racconta chi siamo, da dove veniamo, del mondo visto da “un ragazzo del ’43”, come Gianluigi si definisce.

Ciao Gianluigi e benvenuto al tè del venerdì!

gianluigi redaelli

La prima domanda è quella personale. Chi è Gianluigi? Quali sono le sue passioni?

Sembra una domanda semplice, ma a 76 anni è difficile dire in poche frasi chi si è. Chi leggerà il libro potrà farsi un’idea, posso però affermare di essere un uomo che cerca di stare al passo coi tempi, in fatto di tecnologia e comunicazione, non disdegnando pc, internet e social, ma con netta esclusione all’uso improprio e molesto molto in voga oggi. Sono sempre di sinistra dando a questa parola i valori storici e ideologici, che si sono persi. La mia passione è sempre stata, oltre alla cultura,l’attività sociopolitica, senza essere iscritto ad alcun partito, per lo più per lotte di carattere ambientale e per la difesa dei diritti umani. Oggi sono alla finestra a guardare le Grete.

gianluigi redaelli

“Però quante ne ho passate! Ovvero: Vita di Gian, da tagliato fuori a figlio del 68 e cittadino impegnato”. Un titolo che vuole già introdurci in una storia e nella Storia recente italiana.  Com’è nato il manoscritto? Quando hai cominciato a raccogliere i tuoi ricordi?

Come scrivo nel libro, ho cominciato a tenere un diario a 15 anni, e più o meno con dovizia di particolari ho continuato fino agli inizi degli anni 2000, proseguendo con solo appunti sulle agende. Quando ho deciso di scrivere ho trovato la linfa proprio nei diari conservati e improvvisamente ritrovati grazie a uno scombussolamento casalingo.

Come vivi il rapporto con la scrittura, che cosa significa per te?

Per me scrivere è entrare in un’altra dimensione, come cercare il vero motivo dell’esistenza. Ho scritto da sempre, ho privilegiato la poesia, poi il racconto quando in un concorso presso una libreria ho avuto un risultato esaltante che mi ha indirizzato sulla prosa, utilizzando anche il mio blog. Ho iniziato il rapporto con la pubblicazione attraverso “Il mio libro-Kataweb”, con un libro di poesie e uno di racconti. Ho sudato mille camicie per trovare un editore per il mio libro.

Diario, memorie, ma anche un viaggio nel passato del nostro Paese: il tempo che scorre ha cambiato molto la nostra Italia… oppure no? Quale bilancio faresti?

Come dico nel messaggio che mando per farmi conoscere, il motivo per cui ho scritto il libro-diario è stato per uscire da una atmosfera di profonda delusione e rabbia nell’assistere in questi ultimi anni alla situazione socio-politica del nostro Paese e del mondo in generale, con la sensazione che, diversamente dai miei anni giovanili, in cui la speranza futura di un mondo migliore guidava i nostri passi, oggi vedevo nero assoluto. Anche se ora un barlume di speranza viene dal movimento che la grande Greta Thumberg ha provocato. Ma ho sempre il dubbio che molta gioventù sia troppo assorbita e rincretinita dal web e social quindi innocua per i poteri.

 Che cosa racconta il tuo libro a chi ha vissuto questa parte della Storia? E alle nuove generazioni?

Ecco, rifacendomi a quanto detto prima, la storia in parte della mia vita vuol essere un esempio di come, pur nascendo da ambiente piccolo-borghese, con poche probabilità di uscirne in modo ribelle, facendo esperienze le più disparate si possono raggiungere livelli di coscienza e partecipazione importanti. Quindi un esempio possibile per chi è giovane. Poi, essendo anche una cronaca di avvenimenti mondiali notevoli, che ho fedelmente riportato, può essere un ripasso nostalgico per chi ha vissuto quegli anni. Ci sono anche poesie di un certo spessore, detto da altri.

Elezioni a Milano nel 1968

Cultura al femminile: che significato ha per te personalmente questa definizione? Esiste una cultura, una letteratura al femminile?

Io sono stato da sempre, compreso il periodo lungo di difficoltà col genere femminile, molto attento alla sensibilità e ai valori dell’altra metà del cielo. Sono stato un femminista schierato con quel movimento, a volte in difficoltà col maschio prevaricatore. Ritengo sinceramente che spesso le qualità complessive delle donne siano superiori a quelle dei maschi, ovviamente non generalizzando, e che tuttora la donna sconti in molte situazioni e condizioni una carenza di opportunità dovuta ad ataviche filosofie di supremazia del maschio. Anche nella letteratura spesso i libri scritti da donne hanno un sapore particolare nelle descrizioni di luoghi e atmosfere. Alcune scrittrici sono eccezionali, penso a Nathalia Ginzburg, Alba De Cespedes, Miriam Mafai, solo per fare qualche nome. Poi ci sono anche i film sull’argomento, ne voglio segnalare uno appena visto “Il diritto di contare” di Theodore Melfi che è da vedere assolutamente.

Una donna cuce, siamo agli inizi degli anni 60

Progetti futuri? Proseguirai con la scrittura?

Ma, se il libro avesse un minimo di successo o interesse, fatto di cui ho poche speranze, potrei proseguire con gli anni seguenti al 1974. Potrei anche pensare a una riscrittura, dividendo in due tomi il mio voluminoso scritto, o sto pensando di trasformarlo in chiave oggettiva con un protagonista fittizio, così da non essere autobiografia, visto che interessano solo quelle di personaggi famosi. Poi non smetto di scrivere e partecipare a concorsi, e siti in rete.

Nessuno lascia questa pagina senza aver risposto all’ultima domanda. Come prendi il tè?

Il tè, per lo più infusioni non da supermercato, mi piace non zuccherato, a differenza del caffè.

Ciao e grazie per averci fatto compagnia!

Gianluigi Redaelli

Sono nato nel 1943 a Varese e vivo a Balestrate (Pa).
Mi piace scrivere, partecipo a concorsi, ne ho vinto qualcuno, spesso segnalato e presente in una  trentina di antologie e vari siti web.
Mi sono auto prodotto con “ILMIOLIBRO” un libro di poesie e uno di racconti, ma preferirei  trovare un editore classico. In libreria, la mia corposa autobiografia integrata con gli avvenimenti  mondiali: “Però, quante ne ho passate” con Eracle Edizioni- http://www.eraclesrl.it
Ho un mio blog che non riesco a gestire come vorrei.
www.gianrelli.blogspot.com

Però quante ne ho passate!

OVVERO: VITA DI GIAN, DA TAGLIATO FUORI A FIGLIO DEL 68 E CITTADINO IMPEGNATO.

Sono un ragazzo del ‘43, molto schifato dell’attualità politica e sociale, per cui mi sono rifugiato nel mio passato, così ho scritto un libro della mia vita, che è stata ricca di esperienze, attingendo a una sorta di diario, che ho sempre tenuto, con particolare attenzione agli anni 60-70, contestualizzando con i fatti generali.
Chissà che non riporti ricordi alla memoria degli anta, e che non possa dire qualcosa di nuovo ai millennials.

Interessante esempio di romanzo autobiografico, a tratti poetico, con innesti sotto forma di diario Però, quante ne ho passate! si configura come ottimo prodotto letterario, assemblato con cura dei dettagli, con stile puntuale, chiaro e immediato, con la volontà di pescare dal passato occasioni di riflessione per il presente o il futuro, con abilità nel rendere vivide le immagini evocate, tanto da far vivere empaticamente al lettore le esperienze narrate.
Il modus scribendi di Redaelli denota una buona conoscenza della nostra lingua, il ritmo risulta mediamente elevato, l’ironia che viene usata in certi passaggi e la veridicità che si respira leggendo, sono ulteriori valori aggiunti di un’opera che può risultare interessante sia per il lettore giovane, che cerca storie dalle tinte vivaci, sia per quello più maturo, che aspira a profondità di narrazione.
Insomma, una gran bella “storia”, da ascoltare, da apprezzare in tutte le sue sfumature. Un uomo che si mette a nudo, che racconta quello che adesso è passato è di moda: lottare per un ideale, crederci, fino all’inverosimile. Infatti, benché molto personale, ci sembra in grado di raccontare, in maniera appunto originale, un ampio scorcio della nostra storia recente

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