Maledetta Primavera di Marina Fichera

Sono ben cinquecentotrentanove anni che aspetto in silenzio. Che cosa aspetti? Direte voi. Lo scoprirete tra poco, perché oggi son qui per sfogarmi e riavere finalmente ciò che mi occorre. Ma vi rendete conto che nel lontano 1482 ancora non esisteva l’America? Niente pomodoro, patate, mais, tabacco. Figuriamoci la quinoa, che oggi va tanto di moda. La camellia sinensis, la pianta del tè, invece c’era già, quella veniva da oriente e c’era già.

E poi c’erano boschetti di aranci e rose antiche e profumate. Molto profumate. E azzurri fiori di cicoria, le viole, la piantaggine, l’ornitogalo, il ranuncolo, l’erba viperina, l’elleboro e la camomilla. Che almeno mi ha tenuta calma per tutto questo tempo, sennò sai che putiferio avrei piantato da un pezzo!

Non mancavano capelvenere e papaveri rossi come il sangue. E ancora la nigella – dalle tante virtù medicamentose -, la dolce fragola, i muscari indaco e la farfara, gialla come il sole.

E poi i fiori che preferisco, i non-ti-scordar-di-me, o myosotis, così azzurri che quando Zefiro soffia sembra di vedere il mare anche a Firenze. Già, Zefiro, quel disgraziato farfallone che corre appresso a tutte le grazie, se lo acchiappo altro che rose rosse per te, lo fustigo con la betulla.

Ma per ora son qui, tra leggendari fiordalisi, arroganti garofani e sfacciati anemoni. Quest’ultimi sono talmente invadenti che la mia amica se li trova persino in bocca, ma non era il mughetto?

Per fortuna che abbiamo anche alloro e mirto, che quando ci viene fame – in oltre cinquecento anni è capitato anche a noi – ci insaporiamo l’arrosto.

Infine, ultimo ma non ultimo, l’iris, simbolo di saggezza e promessa di speranza. Per me il più micidiale.

Sono cinquecentotrentanove anni che aspetto in silenzio tutte le notti, quando il museo chiude, per potermi soffiare il naso in santa pace. E sì, perché sarò anche la bellissima Flora, circondata da Venere, le Tre Grazie e Chloris, ma sono allergica ai pollini, e tutte queste piante e fiori mi fanno gocciolare il naso e starnutire da centinaia d’anni.

Buffo che dovesse arrivare una pandemia per “salvarmi”. Ora, finalmente, con i musei chiusi da mesi posso soffiarmi il naso – e pure mettermi le dita nelle narici – quanto mi pare!

A ben pensarci, però, stiamo tutte appassendo qui appese senza che nessuno ci ammiri. Il nostro creatore, il Botticelli, ci ha dipinte affinché la nostra bellezza allietasse gli esseri umani. Questo è il nostro scopo, e spero che torneremo presto a fare ciò per cui siamo nate.

Nel frattempo, però, avete per caso un fazzolettino di carta che li ho finiti?

 

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