Elisa
di “Chiara Benedetto”
Elisa sarebbe arrivata intorno a mezzogiorno. Quasi tutti gli ospiti della guesthouse erano andati a Brighton al mare, quindi approfittai della cucina libera per improvvisare un brunch apposta per lei: tè ai mirtilli, scrambled eggs e, ovviamente, muffin alle mele, i suoi preferiti. Anche se già sapevo che non sarebbero mai stati buoni come quelli di Elisa.
A mezzogiorno in punto, mi diressi verso l’ingresso e subito dopo sentii bussare la parte. Elisa era già qui, come sempre puntualissima. Avvisai la signora Smith dell’arrivo della mia ospite e corsi ad aprire la porta, accogliendo Elisa a braccia aperte.
Era passato un anno dal nostro ultimo incontro, era bellissima e più in forma che mai. Indossava un leggero abito color lilla e un cappellino di paglia con un nastro di colore uguale, il tutto abbinato ad un make up delicato e accuratissimo. Quel giorno, però, Elisa aveva qualcosa di diverso, ma non sapevo esattamente cosa. Il suo viso sembrava più disteso e sereno, come illuminato da una nuove luce. Sapevo già da tempo del suo soggiorno in Inghilterra, per via di un delicato intervento di fecondazione assistita che sarebbe potuto essere quello definitivo. Mi disse che quella clinica londinese era davvero all’avanguardia e che nelle sue condizioni, una gravidanza a buon fine, sarebbe stata quasi certa. Per evitare di essere indelicata non mi azzardai, però, a chiederle nulla.
Andammo in cucina, versai il tè in due tazze e riscaldai un paio di muffin. Elisa ne prese volentieri uno, intingendo un po’ di mollica nel tè.
≪Vedi questo alone qui?≫ mi disse indicando l’orlo dell’abito ≪l’ha fatto mia nipote con il gelato due settimane fa. Proprio prima di un evento importantissimo. Per fortuna sono riuscita a smacchiarlo subito, ma vedessi la faccia di Anthony! Per poco non entrava nel panico al posto mio!≫
Non avevo alcun dubbio in merito. Elisa sapeva sempre come risolvere qualunque imprevisto, dal più importante al più frivolo. Dopo aver parlato delle sue ultime opere e dei vernissages a cui aveva partecipato, finalmente cambiammo argomento. Elisa era venuta a trovarmi in guesthouse per dirmi qualcosa di importante e, a giudicare dalla sua telefonata, sembrava anche piuttosto urgente.
≪Allora di cosa si tratta?≫ le chiesi.
≪Riguarda gli interventi in clinica. Per la fecondazione assistita. Ricordi di quel centro specializzato di cui ti parlai?≫
Ricordavo perfettamente. Così bene che sgranai gli occhi, in attesa di una buona notizia.
≪Avrei dovuto cominciare i percorsi terapeutici pochi giorni fa. In fondo il motivo del mio soggiorno qui in Inghilterra era questo. Ma in realtà quelle cure non le ho iniziate affatto.Non sono qui per l’ennesimo ciclo di dottori, ospedali e tentativi falliti. Anthony ed io resteremo qui per circa un mese, ma per prenderci una pausa da tutto questo, per viaggiare, respirare e goderci la vita. Se la natura non mi ha concesso le gioie della maternità, mi ha permesso di essere madre di molte altre cose: idee, progetti e sogni realizzati. E tanti altri che avrò da realizzare.Se c’è una cosa che la fecondazione assistita mi ha insegnato, è che essere madri vuol dire molto altro che portare in grembo una vita biologica.
Dentro di me ho un vortice di vita, anche se non è il il mio utero ad accoglierla. E dopo tanto tempo finalmente l’ho capito. E mi sento una persona nuova.≫
Appoggiai sul tavolo la mia tazza di tè. Rivolsi a Elisa un sorriso, ero felice. Felice perché speravo in una buona notizia da parte sua e ne avevo ricevuta una davvero stupenda.
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