“Il cercatore” di Giorgia Whistler
Un giovane cercatore tentava da tempo di trovare una grossa pepita senza mai riuscirci.
Ogni volta che setacciava il fiume non vedeva che pietre, ciottoli e sassi di varie fogge e colori, ma nessuno somigliante a una bella pepita d’oro. E ogni volta gettava dietro di lui terriccio e sassi su un cumulo di detriti diventato ormai una sorta di montagnola.
Un vecchio cercatore lo osservava silenzioso mentre, da qualche tempo, aveva iniziato a setacciare proprio la montagnola di detriti.
Il giovane all’inizio non lo notò neppure. Ma dopo un po’ si rese conto che il vecchio aveva abbandonato la sua precedente postazione per dedicarsi ai detriti da lui scartati.
«Perché cerchi nei miei rifiuti?» chiese il ragazzo incuriosito più che infastidito. «Non troverai nulla di buono. Ho già cercato io e ti assicuro che non c’è proprio niente.»
Il vecchio guardò il giovane con un misto di comprensione paterna e un pizzico di ironica soddisfazione.
«Non è vero» rispose pacato sorridendo. «Guarda cos’ho trovato.»
Mise una mano in tasca ed estrasse quattro pietruzze.
«Sono solo sassi» commentò il ragazzo scuotendo la testa.
«I tuoi occhi, giovani e inesperti, vedono solo sassi» replicò l’anziano cercatore. «Ma i miei riescono a vedere oltre l’apparenza.»
Prese un coltellino e cominciò a grattare una pietruzza che, poco dopo, rivelò un tenue luccichio.
«Non è possibile!» esclamò il giovane allibito e contrariato. «Ho setacciato io stesso quella montagna di detriti e non ho visto nulla!»
«Hai detto bene: non hai visto nulla. Ma come ti ho già detto, sono i tuoi occhi che non riescono a distinguere l’oro dalle pietre.»
«E perché i tuoi ci riescono?»
Il vecchio sorrise ancora una volta bonariamente.
«Perché sono più vecchi.»