Mi hai insegnato tutto mentre dicevi: “Non essere semplice, non essere mai sottomessa, vivi libera”. Nella tua educazione femminista, convinta che le donne avessero possibilità infinite, e dovessero prendersele tutte, non è mai mancato l’amore viscerale e la forza, quella forza che mi hai trasmesso con lo spirito.
“Cammina dritta!”, lo gridavi spesso dalla finestra quando mi vedevi china, con il peso della mia adolescenza tormentata sulle spalle.
“Sii indipendente, studia e lavora!”: una frase che mi ha portato sempre a dare tanto, a fare tanto, a essere tanto e tanta.
Mi era permesso tutto purché esprimessi il mio potenziale, cercassi di volare alto, anche se io volavo basso, ero pigra, non ero ambiziosa, cercavo la tranquillità e non la posizione sociale.
Volevi che fossi medico, e sono diventata professoressa precaria, con due lauree prese per passione. Ho sempre studiato e tu mi dicevi “Scrivi!”, ma io non ho mai creduto che quelle parole con cui riempivo interi quaderni fossero interessanti per qualcuno, avessero senso, servissero al mondo.
Ho sempre fatto passi piccoli, i più lunghi erano solo per godermi la vita, ma non per esprimere il mio spirito più profondo. Ho sempre cercato l’allegria come nido dove accoccolarmi, come golfo dove portare la mia nave quando andava in tempesta.
Volevi che io fossi perfetta, esteriormente e interiormente, ma io ero imperfetta, comodamente imperfetta.
Ho sempre amato studiare e leggere. I libri sono sempre stati i miei compagni di viaggio e ho sempre amato la gente allegra e le persone semplici che potessero insegnarmi il vero senso della vita. Eri il mio tutto, il mio centro, la roccia dove appoggiarmi e uno stimolo costante.
Oggi non parli più, non sento la tua voce che mi chiede quella perfezione, che mi stimola a fare di più, che mi indirizza ogni giorno.
Scelgo i miei vestiti pensando a te, quando entro in un negozio so che quei fiori ti piacerebbero, mi consiglieresti quei tacchi per sembrare più alta, quegli orecchini eccentrici per darmi personalità e quelle collane lunghe sarebbero state le tue preferite.
Ora sei in un letto, tu che mi hai sempre mostrato bellezza e nascosto le cose brutte del mondo. Ora non parli e non puoi comunicare e io mi sento impotente e piccola dinanzi alla terribile grandezza di quel male che ti ha colpito.
Scelgo la bellezza anche per te e guardo al mondo cercando di trasmetterti con lo spirito il bello che tu mi hai sempre donato.
Ti ho sempre scritto tante lettere, riempivo interi cassetti, per spiegarti quello che da adolescente ti urlavo contro con rabbia. Ora, dinanzi a quel letto, mi sento piccola, una neonata indifesa che non sa reagire a quell’immagine.
Vorrei aiutarti, vorrei proteggerti, come tu hai sempre fatto con me, vorrei stringerti senza farti male e invece scappo, per non crollare come un uccellino, indifesa e impaurita dalla grandezza del tuo dolore.
Io non so perché ci troviamo a vivere certe situazioni, ma so che la bellezza che hai sempre ricercato ce l’hai dentro e che sei con me con lo spirito, lontano anni luce da quel letto.
Io so che il tuo pensiero è bello e forte e tu sei la stessa donna che comandava con uno sguardo e riusciva a mettere tutti insieme, in pace, in armonia, con una sola parola.
Scrivo oggi per te, per dirti che il mio bene è immenso, e provo finalmente a scrivere per gli altri, provo a rincorrere i personaggi fantastici che hanno sempre abitato la mia mente, che ho ricercato nei tanti libri che ho letto, da quando ho memoria.
Sono una donna adulta, apparentemente risolta, che spesso sembra una ragazzina ancora in cerca della tua protezione e del tuo appoggio. Ti penso e ti sento vicina, ti parlo e mi sembra di sentire la tua risposta, ti vorrei dimostrare il mio amore ma non sempre riesco, sovrastata dalla grandezza della prova che ti è toccata.
Sei il mio tutto e ogni insegnamento che mi hai dato vive con me, nella mia anima, dove siamo abbracciate forte, forte, per sempre.