Fernando Pessoa il poeta che inventa il Novecento

di Giulia La Face

Fernando Pessoa il poeta che inventa il Novecento

Fernando Pessoa, immagine da web

Fernando Pessoa il poeta che inventa il Novecento.

Potrei iniziare a parlare di Pessoa attraverso questo squarcio letterario colto in uno dei suoi libri maggiormente conosciuti, “Il libro della Inquietudine”:

«Sentire tutto in tutte le maniere, / vivere tutto da tutti i lati, / essere la stessa cosa in tutti i modi possibili allo stesso tempo / realizzare in sé tutta l’umanità di tutti i momenti / in un solo momento diffuso, profuso, completo e distante».

Chi fu costui?

La sua biografia è di una piattezza quasi disarmante, la quintessenza della banalità. Portoghese, visse a Lisbona tra la fine dell’800 e il 1935, l’anno della sua morte, anzi della morte di molti sé, ma ne parleremo. Condusse il tran tran della più banale, anonima, esemplare vita di impiegato di concetto.

Tabucchi, suo biografo e critico ufficiale, che ha dedicato la sua vita allo studio di Pessoa al punto da farci pensare ad una sua reincarnazione, sottolinea come i giri del motore biografico sono così bassi al punto da non sentire neppure più il ronzio. Al punto da poter sospettare che Pessoa sia morto prima del suo certificato di morte.

Invece Pessoa si trova , agisce, dà vita a una bizzarra età di Pericle della poesia in un piccolo paese dell’Europa meridionale del ventesimo secolo, sconosciuto ai più, il Portogallo.

Sì perchè in quel breve lasso di tempo, mentre il Pessoa impiegato non lascia tracce di sé e della sua anonima esistenza, vive il Pessoa che si spersonalizza in mille rivoli di sé. Fa agire tre poeti, diversi e perfino contrastanti per voce e temperamento. Tutti grandi e affascinanti oltre se stesso, il quarto e ortonimo.

A questo si aggiunga il  suo semieteronimo Bernardo Soares.

Fernando Pessoail poeta che inventa il Novecento

Il libro dell’Inquietudine, immagine da web

Dal 1914 al 1935 queste personalità si intrecciano in una complessità di temi, attraverso un’alta qualità del verso. Poetano contemporaneamente, polemizzano in feroci carteggi e discutono pubblicamente. Si redigono a vicenda prefazioni amichevoli e infine tacciono tutti allo stesso tempo, sparendo nel silenzio.

Erano gli eteronimi di Pessoa: «non tanto uno scrittore quanto un’intera letteratura».

Eteronimi: letteralmente, «altri nomi», nuclei vitali di individui autonomi e diversi da lui, pur essendo proiezioni del suo pensiero. Dei figli-fratelli generati dal Pessoa ortonimo, cioè il Pessoa lui-stesso, a sua volta allievo di un eteronimo, Caeiro, di cui assisteremo alla nascita.

In questo si è delineata una delle personalità più mostruose del Novecento. Il Pessoa impiegato di giorno, anonimo e mediocre, torna a casa, si trasforma e inventa l‘avanguardia portoghese!

Fernando pessoa il poeta che inventa il Novecento

Manifesto del Portogallo futurista -immagine da web

Imperversò sulle migliori riviste portoghesi dell’epoca, lui stesso ne creò un paio, Orpheu e Athena, acclimatò le avanguardie e tendenze letterarie europee: orfismo, cubismo, futurismo, surrealismo. E ne inventò lui ben tre di sana pianta: paulismo, sensazionismo, intersezionismo.

Tuttavia la sorpresa vera per il Novecento si delinea post-mortem, quando viene aperto un baule ritrovato nella sua casa. Conteneva 25.000 pagine di manoscritti, scritti da quasi 80 persone, o ” eteronimi”, creati nella vita da Pessoa stesso.

Fernando Pessoail poeta che inventa il Novecento inventa il Novecento

I mille volti di Pessoa immagine da web

Erano degli alter ego letterari che avevano tutti opinioni divergenti sui grandi temi: vita, morte, noia moderna.  Il conflitto tra pensiero razionale ed emozioni umane. Personalità eteronime affiorate da un continuo gioco di autofecondazioni, reincarnazioni, dissociazioni.

Ciascuno con una propria dimensione, pronta a interferire con quella degli altri. Concepiti con fisionomie fisiche, schede anagrafiche, professioni, biglietti da visita, stili, grafie, idee politiche e morali, manie e persino segni zodiacali differenti.

Gli inediti confermarono e potenziarono le tre figure maggiori eteronimiche fino a raggiungere la dimensione di opere poetiche distinte, vaste e complesse.

Parliamo di Alberto Caeiro, il Maestro di Pessoa stesso e di tutte le altre figure eteronimiche: Alvaro de Campos, Ricardo Reis più l’ortonimo Pessoa e infine l’eteronimo prosatore Bernando Soares. Quest’ultimo Pessoa in una lettera lo definì un semieteronimo:

“perchè pur non essendo la sua personalità la mia, dalla mia non è diversa, ma ne è una semplice mutilazione: sono io senza il raziocinio e l’affettività”.

Ma non finisce qui lo stupore e la genialità di questo poeta: emersero le compiute esistenze di due filosofi, Raphael Baldaya e Antonio Mora.

Fernando Pessoa il poeta che inventa il Novecento

Ph. R. Smith, immagine da web

Una folla misteriosa e affascinante segue tutti questi eteronimi sorti dall’inconscio o dalla lucidissima follia dell’uomo Pessoa: Jean Seule e Thomas Crosse, Charles Robert Anon e Charles Search. E ancora: Alexander Search , Il Barao di Teive, Pantaleao, A.A. Crosse, C. Pacheco.

Il baule pare senza fondo: vi si trovano autoanalisi di tipo psicoanalitico, autoanalisi sotto forma di lettere a psichiatri dell’epoca.

Vi sono custodite le interviste di Alvaro de Campos, le dispute fra eteronimi che animarono quell’incredibile scenario letterario europeo per un ventennio .

 

Fernando Pessoa il poeta che inventa il Novecento

immagine da web

Nel baule ci sono ancora le prove calligrafiche di Anon che ancora non aveva imparato a firmarsi come Anon: gli eteronimi avevano ognuno una loro precisa calligrafia! Compare anche  intatta la firma inequivocabile di Campos, la grafia distesa del maestro Caeiro.

Ma c’è un giorno preciso in cui l’ identità vertiginosa del primo eteronimo ,Caeiro, comincia a manifestarsi. Fu l’8 marzo 1914.  Pessoa, colto da una specie di «estasi», compone di getto trenta poesie, firmandole come Alberto Caeiro. E immediatamente dopo gliene escono altre sei, di altra musicalità e ritmo, a sua firma.

 

Fernando Pessoail poeta che inventa il Novecento

opere di Alberto Caeiro, immagine da web

È l’inizio di un vortice di continui sdoppiamenti, scissioni, sottrazioni, amputazioni .

Il Novecento degli uomini che si calano attraverso la letteratura nei meandri oscuri dell’Io era ancora tutto da inventare: Svevo, Pirandello, Breton, Joyce, Machado. Pessoa-eteronimi sono l’avanguardia geniale e folle di un uomo che fu “una sola moltitudine” all’alba del Novecento.

“Mi sono moltiplicato per sentire/per sentirmi, ho dovuto sentire tutto/sono straripato, non ho fatto altro che traboccarmi/mi sono spogliato, mi sono dato/ e in ogni angolo della mia anima c’è un altare a un dio differente” ( Alvaro de Campos)

La solitudine di questo uomo borghese, silenzioso e banale, partorisce la sua terapia della solitudine come accennavo, una sera del marzo 1914.

Tre uomini soli come Pessoa stesso: dalla scheda anagrafica di Caeiro, Campos e Reis, minuziosissime tutte, manca qualsiasi compagnia. Reis vive in esilio volontario in Brasile a causa delle sue idee monarchiche. Campos, ingegnere navale, vive disoccupato a Lisbona.

Caeiro vive da sempre in campagna con una vecchia zia e nel baule la sua scheda è corredata già del suo certificato di morte, il 1915, un anno dopo la sua nascita come eteronimo. Caeiro è anche la pietra miliare di tutta la sua opera, è il sole intorno al quale ruotano Reis, Campos e lo stesso Pessoa.

“In tutti costoro ci sono particelle di negazione o di irrealtà. Reis crede nella forma, Campos nella sensazione, Pessoa nei simboli. Caeiro non crede in niente: esiste.” (O. Paz)

La galassia eteronimica è lo strumento che fa di Pessoa, per la portata dei problemi che solleva, una delle presenze chiave della poesia contemporanea e una figura sbalorditiva e imprescindibile del Novecento. I tre poeti- eteronimi principali, dibattono ognuno a suo modo, i grandi temi del pensiero e della poesia novecentesca.

L’ortonimo, ossia Pessoa stesso, è la figura esoterica, mistica, che sperimenta l’avanguardia intersezionista superando il paulismo ( tutte correnti da lui create!).
Fernando Pessoa il poeta che inventa il Novecento

Pessoa esoterico, immagine da web

È il terrore dell’uomo di fronte alle cose, al male di vivere. Campos invece è il futurista, Caeiro il fenomenologo, la ricognizione del mondo. Reis il monarchico, il neoclassicista arreso all’esistente.

A questa galassia si aggiungono stelle più lontane come Antonio Mora, il filosofo ricoverato a Cascais in una clinica psichiatrica. Oppure A.A. Crosse, cultore di enigmistica, che visse solo per partecipare ai premi sciaradistici del “Times” o Alexander Search, responsabile autore di testi filosofici ed esoterici.

Di quest’ultimo, oltre la scheda biografica, si è trovata nel famoso baule una lettera che Pessoa scrisse a Alexander al suo domicilio. Quale? In Rua da Gloria a Lisbona, lo stesso indirizzo dove visse per un periodo lo stesso Pessoa!!!

A queste schede e a queste vite eteronimiche se ne aggiungono decine e decine di altre.

L’aspetto sorprendente che acuisce il senso di stupore e la percezione di assoluta genialità è che tutti scrivono ed esistono in una dimensione sincronica, tutto avviene contemporaneamente.

Fernando Pessoa il poeta che inventa il Novecento

Fernando Pessoa disegno, immagine da web

Pessoa osserva la sua vita vivendo sincronicamente la sua diacronia. Ecco il suo peccato originale, di cui è consapevole. Mentre sta essendo quello che non è dato essere sa chiaramente questo:

“….che manca sempre una cosa, un bicchiere, una brezza, una frase e la vita duole quanto più la si gode e quanto più la si inventa”

Pessoa si guardò allo specchio dunque e vide tutti allo stesso tempo. E nello stesso tempo il suo eteronimo Alvaro de Campos disse di Pessoa:

“Fernando Pessoa, a rigor di termini, non esiste”

risparmiando all’autore il problema di vivere una vita “vera”. La linea immaginaria su cui collocare Pessoa infine non è sul terreno della mistificazione. Non indossò maschere. Divenne “altro da sè” senza cessare di essere se stesso.

Potremmo dire che la sua fu “finzione vera”. O come scrisse in un ormai celebre e forse troppo travisato paradosso

“ Il poeta è un fingitore/ finge così completamente/ che arriva a fingere che è dolore/ il dolore che davvero sente”

Il “baule pieno di gente” come lo descrive Tabucchi, non ha finito di elargire tesori. Mentre la storia della letteratura sembra delineata, Fernando Pessoa continua a scriverla, in un continuo gioco di cui lui seppe vivere l’essenza.

Fernando Pessoa il poeta che inventa il Novecento

A.Tabucchi , immagine da web

Dal giorno del ritrovamento del baule, Fernando Pessoa continua a parlarci, «con la civetteria di uno che si è voluto quasi tutto postumo», come ha scritto Andrea Zanzotto.

La sua vita che passò quasi in silenzio ha lasciato un “baule pieno di gente”, che non smette ancora di conversare con noi:

«Io, in virtú dell’aver immensamente rifinito questa facoltà, posso scrivere in innumerevoli maniere diverse, e tutte originali»

…«Ho un mondo di amici dentro di me, con vite proprie, reali, definite, imperfette. Alcuni attraversano difficoltà, altri hanno una vita da bohémien, pittoresca e umile. Ce ne sono certi che fanno i commessi viaggiatori. […] Ve ne sono altri che abitano in villaggi e paesi vicini alle frontiere di un Portogallo che sta dentro di me; vengono in città, dove per caso li incontro e riconosco, e li abbraccio, emotivamente…

E ci sorprende così infine:

E, quando sogno queste cose, passeggiando nella mia stanza, parlando ad alta voce, gesticolando… quando sogno queste cose, e mi vedo mentre li incontro, mi sento felice, mi realizzo, faccio salti, mi brillano gli occhi, spalanco le braccia e provo una felicità incomparabile»  (Libro dell’Inquietudine)

 

http://www.einaudi.it/approfondimenti/Essere-Fernando-Pessoa-di-Paolo-Collo

https://www.adelphi.it/libro/9788845928437

http://www.letteratura.rai.it/articoli/tabucchi-pessoa-e-il-portoghese/98/default.aspx

“Il viaggio incantato di Alberto Caeiro”