Un anno sull’Altipiano di Emilio Lussu
Voce all’Altrove
recensione di Cynthia Collu
Qualche anno fa, di questi giorni, si celebravano i cent’anni dalla fine della Grande Guerra, anni di massacri insensati, se mai una guerra si possa considerare sensata.
Di cosa tratta Un anno sull’Altipiano?
Un anno sull’Altipiano è un libro di memorie, ambientato sull’altipiano di Asiago, è il primo nella letteratura italiana che racconta l’insensatezza e l’orrore della guerra.
Di questi tempi, leggerlo è d’obbligo per gridare forte la nostra voglia di pace.
Perché leggere Un anno sull’Altipiano?
Lo stile è piano, non enfatico, come quello di un testimone oculare che non vuole dare giudizi. E, come nel capolavoro di Primo Levi, l’effetto che produce è impressionante.
Scritto in tono tutto minuscolo, questo libro finisce col diventare uno dei documenti più vivi e agghiaccianti della Grande Guerra.
Leggo e mi torna in mente il memorabile film Uomini contro di Rosi, visto negli anni settanta.
Se non avete visto questi due film, fatelo: sono pezzi di storia in un contenitore che è opera arte.
E se non avete letto il libro, leggetelo: è testimonianza asciutta, cuce con fili d’oro silenzi di neve.
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Sinossi
Scritto nel 1936, apparso per la prima volta in Francia nel ’38 e poi da Einaudi nel 1945, questo libro è ancora oggi una delle maggiori opere che la nostra letteratura possegga sulla Grande Guerra.
L’Altipiano è quello di Asiago, l’anno dal giugno 1916 al luglio 1917.
Un anno di continui assalti a trincee inespugnabili, di battaglie assurde volute da comandanti imbevuti di retorica patriottica e di vanità, di episodi spesso tragici e talvolta grotteschi, attraverso i quali la guerra viene rivelata nella sua dura realtà di “ozio e sangue”, di “fango e cognac”.