“Quarantenni e dintorni” di Annalisa Allegri

Julia Roberts, Jennifer Aniston, Penelope Cruz, Angelina Jolie: le dive della generazione delle quaranta-cinquantenni di oggi. Belle, sensuali, con il corpo statuario, mariti fantastici, figli finti e una carriera da paura.

Il loro aspetto mal si coniuga con il concetto di “donna di mezza età” che rimanda l’immagine di una figura ingrigita e appesantita dallo scorrere del tempo, che prepara torte favolose
per figli e nipoti.

Tutte noi, quarantenni classe ’70 e zone limitrofe, vorremmo riconoscerci nelle prime, ma ci vediamo come le seconde con un’aggravante dovuta al gap generazionale.

Quella deliziosa “vecchina” che sforna dolci è la nonna delle quarentenni di oggi.

I suoi figli, quando aveva la nostra età, erano già adulti e i nipoti grandicelli, la casa erasempre in ordine e le ambizioni erano esaurite: aveva adempito al suo ciclo vitale.

Aveva pagato il tributo alla società che null’ altro aveva da pretendere.
Oggi, siamo in corsa perenne: i nostri figli sono ben lontani dall’età dell’indipendenza, i saloni sono ancora affollati di giocattoli sparsi ovunque e di amichetti ululanti.

Noi ci dividiamo tra lavoro, casa e servizio taxi, perché i bambini, non solo sono piccoli, ma fanno 101 attività.

E poi che fai non li porti al parco? E alla festa del compagnuccio?

Ovviamente, per cercare di rispondere ad entrambi i modelli su citati, facciamo tutto ciò piroettando su tacco 10, o almeno vorremmo tanto poterlo fare, e ci cimentiamo in improbabili imprese culinarie perché: “La torta a mio figlio la faccio io!”.

Ben lontane da Julia Roberts e dalla nonnina grigia, noi quarantenni siamo alla perenne ricerca di un non meglio identificato “qualcosa”: una linea perfetta, una posizione lavorativa che tarda a maturare o semplicemente del tempo per noi.

Eternamente insoddisfatte, eternamente sospese, eternamente stanche: delle goffe adolescenti dilaniate dal dubbio se essere una femme fatale o la mamma del mulino bianco.
Probabilmente, più dei nostri compagni maschi, abbiamo risentito dell’allungamento della vita e, in modo più specifico, della dilatazione del periodo adolescenziale alla quale, però, non è corrisposta una proroga alla scadenza del nostro orologio biologico.

Da un lato, la vita ci porta a prendere i nostri tempi per studiare, per fare carriera e divertirci; dall’altro, il ticchettio ci rincorre per ricordarci che abbiamo dei tempi tecnici da rispettare.
Noi ce ne facciamo beffe fino a quando, nel bel mezzo di una tempesta di neve, un’insolita sensazione di calore esplode in tutto il corpo facendoci arrossire. “Oh mio Dio, che sia una vampata???”. “Assolutamente no, non è possibile.

Magari sarà febbre gialla, ma di certo non è quella cosa lì… come si chiama la meno qualcosa”.

Ma, ahimè, il ministero della sanità non ha diramato nessuna allerta nazionale e le strane manifestazioni calorose si fanno insistenti accompagnandosi a risvegli trafelati e sudati.

Iniziano delle lunghe giornate al computer alla ricerca dei sintomi dell’innominabile: irritabilità, insonnia, pelle secca, vampate, sudori notturni, palpitazioni.

La lettura continua con gli approfondimenti medici per scoprire che, da questo momento, le tue ossa si indeboliranno e aumenterà il rischio di malattie cardio vascolari.

La consapevolezza avanza a grandi passi, sbandierando due verità lapalissiane:

1) Dio è evidentemente maschio.

Quale altra creatura potrebbe scaricarti sulle spalle il peso della continuità delle specie e ringraziarti con tutta questa caterva di fastidi e complicazioni?

2) Tu sei evidentemente in premenopausa.

Ed è proprio alla luce di questa constatazione che l’irritabilità raggiunge il suo picco più alto. Un diffuso malessere subentra alla rabbia per sfociare in una depressione latente.

Sei vecchia! I tuoi giorni sono contati, probabilmente te ne restano meno di quanti tu ne abbia già vissuti.

In automatico scatta il bilancio della vita: il numero di cose sbagliate è di gran lunga superiore a quello dei successi, per non parlare di tutte le cose che non hai ancora fatto, per mancanza di tempo o di coraggio.

Ti senti finita, senza speranza, agli sgoccioli della vita quando avviene il miracolo: come la fenice che risorge dalle ceneri, spicchi il volo. Un’urgenza impellente di divorare la vita pervade ogni tuo pensiero.

La parola d’ordine per le quarantenni diventa creare.

Ed è così che all’improvviso nascono degli hobby, delle passioni, inizi un nuovo lavoro, alcune volte inventandolo da zero.

Ti cimenti in attività che ritenevi assolutamente impossibili per te. Il tuo atteggiamento verso la vita cambia. Ora sei tu che domini e
che decidi la rotta.
Il cervello diventa una fucina scoppiettante di idee e progetti. Non guardi più alla ventenne che sei stata con invidia, ma con una tenerezza infinita.

Oggi, sei finalmente donna. Sai cosa vuoi e come ottenerlo.

Tutto questo destabilizza, non poco, le persone attorno a te, soprattutto i compagni, che non capiranno il perché dei tuoi “no” né la tua voglia di riscatto.

Faranno fatica a riconoscere, nella meravigliosa e vitale creatura che hanno di fronte, la donna disponibile e tuttofare che hanno avuto accanto fino a quel momento e che, nella maggior parte dei casi, non hanno apprezzato per la sua disponibilità.

Beh signori, i tempi sono cambiati, si gioca con regole differenti!
Probabilmente, con il tempo e con il contributo degli ormoni impazziti, il nostro cervello si mascolinizza rivedendo le sue priorità.

Ed è proprio in questo momento che diamo il meglio di noi consentendoci di inseguire i nostri sogni più reconditi.

Chi sono, dunque, le quarentenni del 21° secolo?
Sono quelle che, non importa se in tacco 10 o Superga, se truccate o acqua e sapone, sanno farsi una bella risata eapprezzare il gusto vero della vita.