Il filo di luce  di Valeria Montaldi

Voce alla Storia

recensione di Sabrina Corti

Il filo di luce è un romanzo storico di Valeria Montaldi edito da Rizzoli nel 2022.

Di cosa tratta Il filo di luce?

Milano, 1435.

Nel carcere della Malastalla una detenuta dà alla luce una bambina e, poco dopo, muore di parto.

La piccola viene tratta in salvo da un’altra detenuta che, con metodi poco ortodossi ma assai pratici, costringe il carceriere ad affidare la bambina ai frati della Colombetta.

Ma, si sa, è difficile che un convento di frati possa accudire una neonata e, come sovente accadeva, la piccola – a cui viene dato il nome di Margherita – viene affidata ad una balia.

Allevata da una donna tutt’altro che materna, Margherita viene venduta ancora acerba agli avventori di una taverna e fatta lavorare come serva.

Divenuta adolescente, e non più disposta a sottostare ai piaceri dell’oste e dei suoi clienti, sfrutta un’occasione propizia e fugge.

La sorte la condurrà alle uniche braccia amorevoli che l’hanno accolta nel brevissimo periodo in cui è rimasta alla Colombetta e da quelle braccia apprenderà le basi della lavorazione della seta.

La velocità di apprendimento di Margherita è stupefacente e tale da consentirle di iniziare a lavorare per uno dei setaioli più noti di Milano: Niccolò Brivio.

Milano, seconda metà del XV secolo

Elisabetta Visconti è la moglie di Cicco Simonetta, cancellerie ducale di Francesco Sforza.
Elisabetta non è solo una nobile dama: è una donna intelligente e pragmatica, consigliera del marito e fermamente convinta della capacità organizzativa e imprenditoriale delle donne.

In occasione di una visita presso la seteria di Brivio, Elisabetta rimane colpita dalla figura di Margherita di cui coglie immediatamente la perspicacia e l’eleganza pur celata dietro il volto di popolana di origini incerte.

Tra le due donne si creerà un legame di rispetto, collaborazione ed amicizia che va al di là delle convenzioni sociali e dei titoli nobiliari.

Si può ben dire che le due sono le protagoniste del romanzo: Margherita ed Elisabetta Visconti.

Due donne che tengono le redini del romanzo danzando tra una moltitudine di personaggi ben amalgamati nel contesto narrativo.

Perché leggere Il filo di luce?

Leggere Il filo di luce vuol dire immergersi nella Milano degli Sforza, quando il Duomo di Milano era appena in costruzione; quando la città brulicava di sete, tessuti, osterie e mercati e l’odore delle ciambelle si confondeva con quello acre degli animali che razzolavano nelle strade animate e fangose.

Un romanzo storico appassionante, curato nei dettagli e negli avvenimenti: solo Margherita e pochi altri personaggi sono opera di fantasia dell’autrice: tutti gli altri sono personaggi storici realmente esistiti.

La trama de Il filo di luce è scorrevole e la scrittura accattivante.

In un’epoca in cui le donne non avevano alcun diritto, questo romanzo fornisce la prova che esse erano comunque in grado di fare impresa e di gestire attività tipicamente maschili.

Piccola curiosità storica

Il carcere della Malastalla, ove Margherita vede la luce e dove accederà, come visitatrice, molti anni più tardi, era un piccolo carcere posto nella attuale zona tra via degli Orefici e via Hugo.

Era un carcere ove venivano reclusi prevalentemente gli insolventi e i ladri.

La loro scarcerazione poteva avvenire solo a seguito del risanamento dei loro debiti e, poiché spesso ciò era impossibile, la condanna si trasformava in un carcere perpetuo.

I detenuti versavano in condizioni terribili senza alcun sostegno da parte del governo.

Notizie storiche riferiscono che le suppliche di cibo da parte dei detenuti si sentivano dalle strade adiacenti la prigione, e che le prigioniere si vendevano alla guardie carcerarie o a terzi, ammessi al carcere proprio dalle stesse guardie, per pochi pezzi di pane secco.

Fu solo dal XII secolo che il Vescovo Galdino impose delle rendite minime per consentire che ai carcerati venisse garantito almeno il pane (ancora oggi, a Milano, il pane dei poveri si chiama Pane di San Galdino).

Maria Bianca Visconti, nel XV secolo, fondò la Compagnia dei protettori dei Carcerati che cercava di difendere i prigionieri che ricevevano soprusi dai carcerieri, oltre che gestire i  lasciti a favore dei carcerati,  per consentire ai più fortunati di loro, di tornare in libertà.

La “Malastalla” rimase in funzione fino al 1787, anno in cui fu definitivamente chiuso e abbandonato.

Negli anni venti il Comune di Milano ne ordinò la demolizione e, dunque, ad oggi quello che fu il Carcere della Malastalla non esiste più.

Tuttavia, nel corso della demolizione, l’architetto incaricato di presiedere i lavori di demolizione, riconobbe l’interesse storico dell’edificio e, recuperando le parti meglio conservate, ne dispose la sua ricostruzione in un luogo diverso al fine di conservarne la memoria storica.

Oggi, entrando nel cortile del Castello Sforzesco, sulla cortina d’angolo a sud-est della Piazza d’armi, i frammenti architettonici del Carcere della Malastalla sono visibili a memoria di quell’edificio.
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Sinossi

Ducato di Milano, 1447.

Mentre il popolo festeggia la morte di Filippo Maria – l’ultimo, tirannico duca Visconti – e si apre la lotta per la successione, anche Margherita combatte la sua personale battaglia: una battaglia che le permetta di riscrivere un destino già segnato da troppi soprusi.

Orfana di una carcerata e allevata da una donna che non si fa scrupolo di vendere il suo corpo di bambina, Margherita è una reietta della società. Fino all’incontro con Elide, conversa all’Ospitale della Colombetta, che le insegna i rudimenti della lavorazione della seta.

È così che la sua sorte cambia per sempre, perché applicandosi con dedizione a quest’arte raffinatissima, Margherita troverà la forza per emanciparsi dalle ingiustizie riservate al suo sesso.

In un mondo dominato dagli uomini, diventerà un’abile tessitrice, capace di lavorare la seta e i tessuti più preziosi, e avrà il coraggio di vivere un amore considerato impossibile.

Arriverà a condurre una delle più importanti manifatture tessili di Milano, ma non lo farà da sola.

Insieme a lei, una vera e propria confraternita tutta al femminile, composta da alcune tra le donne più influenti della città, decise a non restare nell’ombra.

Valeria Montaldi, maestra del genere, firma un romanzo storico sorprendentemente attuale, una storia di riscatto e solidarietà sul palcoscenico di una Milano sforzesca che non è mai sembrata così viva.

Una città dove è possibile che anche la più umile delle popolane diventi padrona della propria vita.

Titolo: Il filo di luce
Autore: Valeria Montaldi
Edizione: Rizzoli, 2022