– Amarcord –
DI ILARIA NEGRINI

2 agosto 1980
Era una mattina azzurra e leggera. Sdraiata sulla riva del mare, a Punta Ala, con le mie amiche, ridevo e respiravo l’odore di crema abbronzante guardando la mia pelle sempre più scura e i capelli più biondi. Avevo 16 anni, la tristezza e le crisi esistenziali appartenevano all’inverno. L’ estate era il momento della gioia e della libertà.
Di solito stavo in spiaggia fino al tramonto, ma quel giorno tornai a casa a pranzo. Doveva arrivare una mia amica con la madre, che era amica di mia mamma. Avrebbero passato qualche giorno con noi. Nel pomeriggio saremmo andati a Grosseto a prenderle. Mentre mangiavamo, mia nonna, i miei genitori ed io guardavamo distrattamente la TV che aveva l’audio piuttosto basso. I miei fratelli erano in spiaggia, c’era una atmosfera tranquilla e pacata, parlavamo, mangiavamo un gelato. Alzai gli occhi verso la TV e vidi delle strane immagini. Luoghi che conoscevo, ma irriconoscibili, era la stazione ne ero sicura, ma era distrutta. Mio padre alzò l’audio. Non riuscivamo a crederci. Perché una bomba? Perché proprio in un giorno d’estate? Che senso aveva tutto questo?
Incrociai gli occhi di mia madre. Pensammo entrambe alle nostre amiche. Il loro treno doveva partire alle 11. Non sapevamo come metterci in contatto con loro. Un senso di angoscia e di impotenza ci invase.
Provai a chiamare a casa loro. Nessuna risposta. Forse il treno era partito lo stesso, ma come avrebbe potuto? Vedevo macerie, ambulanze, facce disperate. Quando squillò il telefono ci guardammo in silenzio. Mia madre rispose e capii che era Carla. Erano vive.
Pochi anni dopo – andavo già all’università – era il 2 agosto ed ero in stazione. Andavo a Parma dal mio ragazzo, ora mio marito, per il suo compleanno. Il treno partiva al 1° binario ovest alle 10,40. Passai davanti alla ferita sul muro, una grande crepa in cui hanno messo un vetro per non dimenticare. Improvvisamente suonò una sirena. Erano le 10,25.
Ero più grande e capivo tante cose ormai. Ma continuavo a non capire, e non ci riesco ancora adesso, perché e come sia possibile che degli uomini, degli esseri razionali, possano decidere di compiere una strage. Fare il male volendo proprio il male. Non lo capirò mai.