Un Branco di Lupe di Abby Wambach
Recensione a cura di Aurora Puccio
Un branco di Lupe edito Mondadori 2019 è la storia della lotta per le pari opportunità della nazionale americana di calcio raccontata da Abby Wambach, una delle calciatrici più forti al mondo. Vincitrice di due medaglie d’Oro ai Giochi Olimpici di Atene 2004 e Londra 2012 e della Coppa del Mondo.
Le nuove regole del branco
Vestitevi come preferite.
Amate chi volete.
Diventate ciò che sognate.
Create quello di cui avete bisogno.
Non siete mai state Cappuccetto Rosso
Siete sempre state le Lupe.
Smettete di essere Cappuccetto Rosso
In un paese come gli Stati Uniti dove Baseball, Basket e Football Americano sono gli sport più seguiti, Abby Wambach si appassiona al calcio fin da bambina e con le sue compagne di squadra della Nazionale, contribuisce a creare un vero e proprio dominio assoluto in campo internazionale.
Infatti la nazionale americana da sempre è tra le squadre da battere. Ma Abby va oltre alle sue competenze calcistiche. Infatti lei e le sue colleghe, si accorgono ben presto delle disparità di trattamento nei compensi economici e nelle sponsorizzazioni.
Decide quindi di battersi per il diritto delle donne nello sport americano accorgendosi ben presto come il problema riguardi anche altre calciatrici nel resto del mondo. E non solo questa disciplina.
Attivista del movimento LGBT internazionale fonda la Wolfpack Endeavor, un’organizzazione che aiuta le donne a fare gruppo, a valorizzarsi e a imporsi sia nella vita privata sia in ambito professionale
In questo suo breve e intenso racconto, Abby ha la grande capacità di raccontare i fatti con chiarezza sulle difficoltà delle donne di praticare sport e non solo, al pari degli uomini.
Esorta le donne a prendere consapevolezza dell’importanza di fare squadra. Descrive molto bene l’atteggiamento mentale necessario per mettere in pratica un cambiamento rivolto a ottenere la parità dei diritti.
Ai recenti mondiali di calcio svoltosi in Francia, la nostra nazionale italiana ha riscontrato i favori del pubblico giocando un calcio ormai dimenticato fatto di passione, attaccamento alla maglia. Per la prima volta il pubblico e i grandi media si accorgono di loro. Fa notizia il fatto che riesce a qualificarsi tra le prime otto nazioni al mondo ma sono le uniche a non essere professioniste.
Grazie a loro si è ritornati a parlare di questo aspetto sociale dove lo sport rappresenta una proiezione di quanto succede in altre aree.
In Italia le prime a ottenere i premi uguali agli uomini dopo aver scioperato in seguito alle richieste mai prese sul serio fino a quel momento, sono state le donne della nazionale italiana di pallanuoto note con il nome del Setterosa: vincitrici della medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Atene 2004.
(ph. Claudio Scaccini)
Quanto descritto dall’Abby nel suo libro trova delle sorprendenti similitudini con la storia del Setterosa e di altre donne che hanno dovuto lottare per essere riconosciute come scienziate, filosofe e così via.
Questa lettura offre la grande opportunità di riflettere in modo immediato sulla condizione femminile in tutte le forme artistiche. Esorta a smetterla di pensare di essere un Cappuccetto Rosso.
Piuttosto occorre sentirsi delle Lupe e contribuire al cambiamento culturale necessario per poter porre fine a questa secolare disparità.
buona lettura
