Mia stella caduta – di Maria Antonietta Macciocu
recensione di Emma Fenu
Mia stella caduta è un romanzo di Maria Antonietta Macciocu edito da Golem nel 2021.
Mia stella caduta è un romanzo d’ispirazione autobiografica: conosco personalmente l’autrice e suo marito, ho scambiato chiacchiere virtuali con sua figlia, mia coetanea, e so dell’esistenza di un altro figlio, più grande.
Abbiamo presentato libri insieme, lei con generosità ha curato la prefazione del mio ultimo scritto e in quattro, con i rispettivi mariti “non scrittori”, abbiamo sorseggiato aperitivi ad Alghero e a Copenhagen.
Così diverse, noi due. Con una Sardegna nel sangue come forse scorreva in quella di sue trisavole, io; proiettata dall’Isola che si apriva alla Storia, lei; con vestitini anni ’50 e labbra laccate, io; in jeans e ballerine, lei.
Così uguali, noi due. Espatriate, amanti del leggere e dello scrivere, appassionate ai diritti civili. Sfrontate.
Chiudo questa breve prefazione e mi dedico a Mia stella caduta, consapevole che nella letteratura si scrive degli altri e di sè al contempo, si mischiano storie, ricordi, rimpianti e traumi ed è nel verosimile che l’arte ha il suo senso più sublime: come avrebbe potuto essere se una farfalla avesse battutto le ali un istante prima o dopo.
E quel “come avrebbe potuto essere”, che è storia quasi nostra e decisamente di tutti, ci si ferma a narrarla, come fosse una confidenza, senza seguire un ordine cronologico preciso, senza attenersi a dati superflui, dando spazio a quelli che la quotidianità ha divorato, dilatandoli o restringendoli come sempre avviene nel ricordo.
Mia stella caduta racconta la vita di Fiorenza bambina, ragazza e adulta, e quindi figlia, insegnante, moglie, madre, pensionata, scrittrice, attivista politica.
Sullo sfondo di una vicenda personale si staglia un secolo della nostra Italia: dal bigottismo alla liberazione sessuale; dal femminismo alla denigrazione di esso da parte di alcuni; dagli anni di piombo a mani pulite, dal comunismo al “non saprei”, da Berlusconi a Gaber fino al covid.
Ho omesso qualcosa? Senza dubbio. Ma l’autrice no, senza mai scadere nella pesantezza della descrizione e dell’ambientazione storica, rende fruibile ai più giovani il tempo che era e che si riflette nelle contraddizioni di oggi, fra rabbia, apatia, femminicidi e donne al potere.
E questo percorso a ritroso e zig zag lo fa attraverso Fiorenza, la protagonista, amabile nella sua fiera imperfezione, decisa, caparbia ma capace di riflettere, senza restare ancorata a mari prosciugati. Madre innamorata di un figlio di cui coglie e accetta somiglianze e differenze, quasi madre di una ragazza complessa, vincente nonostante tutto, sopravvissuta più di altri agli errori dei padri e delle madri.
E, se una lezione la vogliamo estrarre, direi che nessuna stella è danzante se non conosce la caduta sul palco, si rimette sulle punte, tende le braccia verso l’alto e riprende a seguire le note, cambiando i passi, perchè lo spettacolo sia migliore.
Una breve e ultima riflessione: nel corso del romanzo, l’autrice accena ad una figlia secondogenita mai arrivata. Il simbolismo è interessante: come si può conoscere il sesso di un embrione neppure concepito? In letteratura si può.
Ed è lei, per me, Mia stella caduta: è la figlia di ogni madre della lotta femminista (quante promesse su cui noi, genererazioni di figlie, abbiamo pianto, quante conquiste che abbiamo dato per scontate); è la bambina con la scriminatura e il fiocco su un lato; è la mamma invecchiata che quando la sfiori, mentre dorme, sembra già di marmo, filo fra questa terra e il cielo del futuro.
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Sinossi
Dietro ogni stella caduta ci sono desideri, speranze, illusioni, l’attimo in cui sembra che tutto sia possibile.
Come per Fiorenza.
Dal bigottismo provinciale del secondo dopoguerra ai venti mondiali di nuove libertà, dall’isola periferia della storia ai fermenti del continente, dalle velleità giovanili alla realtà di giorni comuni, la vita di Fiorenza si snoda tra ribellioni, amicizie, politica, amori, scelte, delusioni e adattamenti.
Una vita come tante a cavallo di due secoli di vistosi cambiamenti.
In compagnia di musiche care a più generazioni e sullo sfondo di tempi indispensabili per la nostra memoria collettiva, il romanzo racconta con ironia e tenerezza la storia di una bambina, ragazza, donna vissuta in anni in cui anche il privato diventava politico ed entrambi destinati a fare i conti con altre realtà.
Da dove siamo partiti a dove siamo arrivati, per non disperdere il ricordo di un paese giovane e dinamico, forte di grandi speranze e di altrettante conquiste, energia per resistere al presente e avviare il futuro.