Le spose della Luna di Emma Fenu
Recensione di Serena Pontoriero
Le spose della Luna è l’ultimo romanzo di Emma Fenu, edito da Officina Milena nel 2020.
L’intreccio si ispira ad un fatto realmente accaduto: nella Sardegna del 1911, una giovane donna, Paska Devaddis, è ingiustamente accusata di omicidio. Per sfuggire ad una giustizia sommaria, la giovane decide di darsi alla macchia nell’entroterra fino a quando la malattia, inesorabile, la condurrà verso l’eternità e ne farà leggenda.
Emma Fenu, ispirata da questa giovane donna, delinea i tratti del suo personaggio – di finzione – Franzisca. Con lei vivremo le difficoltà della vita da bandita, l’amore appassionato e pure immacolato, la malattia, la gelosia e la magia.
I punti di forza de Le spose della Luna sono sono molteplici:
Lo stile
Al di là della storia raccontata, il lettore sarà sicuramente sorpreso dallo stile.
La vicenda è sì raccontata ma non in modo lineare, preciso, netto. Essa è, piuttosto, suggerita, evocata, svelata.
Il racconto sembra un incanto sospeso fra prosa e poesia, fra italiano e sardo.
Più che parlare al nostro emisfero logico, Le spose della Luna si rivolge al nostro emisfero emozionale utilizzando termini carnali, viscerali, umani, che contribuiscono a creare immagini oniriche.
La Storia d’Italia
La vicenda si svolge in una Sardegna senza tempo, retta da regole e tradizioni quasi eterne.
Da lontano si intravede l’Italia, la sua Storia, e si percepisce l’enorme fatica che farà il nuovo Stato a instaurare un dialogo con l’isola e le sue leggi eterne.
L’unica indicazione temporale ci è data dall’incontro/scontro con la storia della Penisola.
Senza questo riferimento temporale, la Sardegna sembra calata in un non-tempo, immobile e sospeso.
La vicenda potrebbe svolgersi nella prima metà del ‘900 come nel 1700. La Sardegna è viva e, tuttavia, immobile. Gli uomini seguono le leggi temporali, nascono, vivono e muoiono, ma sembra siano solo “accidenti” in un’isola che, pur seguendo l’alternarsi delle stagioni, sembra non essere scalfita né dal “progresso” né dalla secolarizzazione. A questo fa riferimento anche il titolo del romanzo e i continui riferimenti alla luna che evocano la ciclicità del tempo.
Le donne
Le donne e il femminile in senso ampio, sono le vere protagoniste del romanzo e forse anche della Storia della Sardegna. Il romanzo è raccontato attraverso la voce di più donne, ognuna porta con sé un pezzo di verità che trova il suo senso solo se incastrato con gli altri. Il risultato è un romanzo corale tanto che si arriva a dubitare che la vera protagonista sia Franzisca.
La Sardegna, la terra madre, genera uomini e donne le cui passioni, taciute ma non per questo nascoste, ritmano la vita sull’isola. Alle donne, in particolare, è affidato il compito di generare, custodire, tramandare, incantare, consolare e anche uccidere. Sebbene nessuna donna abbia fisicamente ucciso, alcune di loro tramano inganni e preparano pozioni affinché gli omicidi possano essere commessi. Gli uomini sembrano dei burattini sapientemente messi in scena dalle burattinaie.
Anche Istevani, promesso sposo di Franzisca, sembra sprovvisto di volontà e si trasformerà in strumento di riscatto nelle mani di una donna.
Il realismo magico
Emma Fenu trapianta la lunga tradizione di realismo magico sudamericano, in Sardegna.
E ci riesce in modo eccelso.
Gli elementi magici e ancestrali appaiono sapientemente, senza forzature. I rituali animisti sono evocati e evocativi.
In un mondo che ha perso la magia e conservato la superstizione, ci ricordano che l’essere umano è una parte di un tutto. Le donne, custodi di una tradizione millenaria, sapevano leggere i segni che la natura mandava loro, evocavano gli spiriti e cercavano di influenzare la natura a proprio vantaggio.
Una magia che dovremmo rimparare a praticare per dialogare con la natura e con le profondità dell’essere umano.
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Sinossi
Le spose della Luna è un romanzo ambientato nel cuore della Sardegna nel 1911 e ispirato alla vicenda della bandita Paska Devaddis, di Orgosolo. Dopo essere stata falsamente accusata di omicidio, scappò sui monti per sfuggire alla giustizia.