La cospirazione dell’inquisitore di Giulia Abbate
Recensione di Piera Nascimbene
“La cospirazione dell’inquisitore” è un romanzo storico di Giulia Abbate che mi è piaciuto moltissimo.
Il Trecento con i suoi intrighi e le lotte tra potere temporale e potere secolare, la scarsa considerazione data alle donne, soprattutto a coloro che non avevano più nulla da offrire nell’eterno gioco delle alleanze, e la paura dell’Inquisizione, sono i punti focali di questa storia.
La protagonista è Elisa, rimasta vedova a quattordici anni del giovane signore del feudo, che le ha lasciato una bambina Matilde, che ora ha nove anni, e l’eredità di una vita senza più un briciolo di tenerezza ma solo di ansie e di disprezzo.
Il destino delle vedove, in quel tempo, era il convento, e la clausura non è un’opzione che Elisa prende in considerazione, sebbene sia continuamente spinta verso quella scelta. Ma la giovane non ha nessun desiderio di ritirarsi dal mondo, perché vuole cercare di crescere la figlia e di darle un futuro magari con un buon marito.
Purtroppo deve sempre guardarsi le spalle perché i tranelli per farla cadere in disgrazia sono sempre lì davanti, dal momento che il nuovo signore e la sposa Alina, che prima era stata quasi una sorella per lei, la trattano come una serva e la detestano perché i valligiani la stimano e la trattano come la vera signora del castello. La ricchezza e la smania di supremazia rendono gli uomini capaci di ogni bassezza.
La sola persona che si è presa cura di lei, l’ha consigliata, l’ha istruita sul raccogliere le erbe per curare, insomma l’ha trattata come una figlia, Gisella, viene all’improvviso imprigionata e accusata di stregoneria ed Elisa ha il terrore che la prossima accusa possa riguardare proprio lei.
Se consideriamo che in quel periodo bastava una delazione con affermazioni anche false, per essere imprigionati, la tortura e senza dubbio la morte erano sempre dietro l’angolo.
Elisa, quando il castello la soffoca, si avventura nel bosco dove trova riparo e un po’ di pace anche mentale ed è proprio lì che si scontra con un drappello di cavalieri guidati da un uomo che le parla, rimproverandola
-È questo il modo di camminare? – la apostrofò. -Rischiavamo di travolgervi-
Con un gesto secco abbassò l’ampio cappuccio nero, scoprendo il viso: un ovale dalla barba incolta, sotto una zazzera disordinata di capelli neri
-Perdono- riuscì a dire lei, in piena soggezione.
Non avevano l’aria di pellegrini, né di mercanti di passaggio
-Cosa avete lì- il cavaliere indicò il cestino
Il viso del cavaliere mostrava lineamenti netti e regolari, occhi dalle iridi nerissime e dallo sguardo brillante, ma fisso, profondo come un pozzo
Quell’uomo non era giovane ma lo sembrava
Era bello, di una bellezza mondana alla quale lei non era più abituata
-Lamponi- gli rispose alla fine.
-Andiamo bene per il castello degli Alatovisi- domandò ancora un’ombra di ironia nella voce
Elisa annuì
-Quanto distante?
-Al vostro galoppo, lo raggiungerete entro la metà di un’ora
-Allora ci rivediamo là.
Il cavaliere le rivolse un ultimo cenno di saluto, senza nemmeno voltarsi….
Ma non era ancora finita. Questa volta non si fece sorprendere quando di nuovo: udì da lontano lo scalpito di un trotto sostenuto.
Non appena sentì che il rumore si stava avvicinando…si infilò giù nella macchia.
Tre uomini intabarrati sfrecciavano sulla strada …si guardavano intorno. Studiavano le tracce sulla strada”.Elisa ritornata al castello, viene incaricata o meglio, obbligata, dal cognato Umberto, ad occuparsi degli ospiti ed Elisa scopre chi è l’uomo incontrato sulla strada
-Vuoi dirmi chi è arrivato
-Un inquisitore
-Che dici?
-Sei diventata sorda? È uno dell’inquisizione, un giudice della fede: uno nuovo! Col mandato del
Papa, niente meno! Ha la faccia di un diavolo
Un inquisitore
Non capita tutti i giorni
Non viene senza una ragione.”
Così Elisa sa chi è la persona incontrata per strada e lo cerca per avvisarlo di quanto ha visto dopo il suo passaggio
-Padre- sussurrò -devo avvisarvi
Un cenno del capo
Elisa si abbassò e parlò in fretta -Ieri sera dopo il vostro passaggio sulla carraia per il castello, ho visto altre persone. Stranieri.”
La visita di un inquisitore mette tutti in allarme e la giovane si ritrova a chiedersi se non sarebbe stato meglio per lei, ritirarsi in convento come le era stato quasi ordinato…ma l’amore per la figlioletta Matilde, la rassicura sulle sue scelte.
Mentre Inquisitore, Vescovo e Podestà nonché Capitano di giustizia, si scontrano sulla competenza nel giudicare Gisella, Elisa, che ha mantenuto un piccolo possedimento, l’unico rimastole dell’eredità di famiglia e che lei vorrebbe riuscire a gestire fruttuosamente per dare a Matilde un minimo di autonomia, qualora a lei capitasse qualcosa, avvicina, alla festa del borgo, una dei suoi affittuari e le chiede conto dei mancati pagamenti degli ultimi mesi.
Questa la rassicura che i pagamenti saranno effettuati subito, ma sembra voler sfuggire ad altre domande della padrona e in un certo senso la dissuade ad andare a riscuotere di persona quanto dovuto. Poco convinta e sicura che qualcosa stia succedendo a sua insaputa, mentre ritorna al castello, si accorge di rumori di battaglia e vede Riccardo e i suoi uomini, attaccati dal drappello di stranieri.
Riccardo viene ferito da un colpo di daga nel fianco ed Elisa, la sera, si reca nella sua stanza per aiutarlo…
-Come state? disse Elisa
–Sto bene, vi dico, ho solo bisogno di ricucirmi il regalo dei furfanti.
-Possiamo aiutarvi noi
-Non sono un bambino, so fare da me.
Riccardo non era stato sempre un frate.
Lo rivide nella pugna: ferito ma in piedi e con quello sguardo furioso.
Riccardo era stato un cavaliere.
-Quando vorrete, padre, date una voce. Vi porteremo abiti puliti.
Elisa istruì la serva sui vestiti da portare a Riccardo quando avrebbe chiamato e la mandò via. Arrivata alle scale che davano dabbasso, congedò anche il cerusico…
Ma Elisa in tasca aveva ancora l’ago
Mandò giù un groppo d’ansia e tornò indietro…
Non voleva sembrare sfacciata neppure timorosa e non aveva idea di cosa ci fosse nel mezzo.
Lui pure non si risolveva a muoversi, gli occhi piantati su di lei, le spalle che si alzavano in un respiro contratto
-Tu non hai idea…del guaio- disse in un soffio. La tirò a sé e la baciò
-Nove anni
-Che?
-Da che mi hanno ordinato frate. Ho rigato diritto. Ero puro da nove anni
-Anche….santo cielo. Anche io
-Anche tu cosa?
-Sono rimasta vedova nova anni fa
-E non hai più avuto rapporti carnali?
-Certo che no!
-Beh diavolo, era ora per tutti e due.
Risero nello stesso momento. Riccardo si allungò su di lei e la baciò sulle labbra con calma, godendo di quel completo appagamento dei sensi.
Elisa si rende conto di dover tenere segreti i suoi rapporti con un personaggio così “importante” perché sa che l’arresto di Gisella è legato a lei e potrebbe mettere in sinistra luce anche Riccardo.
La storia sale di tono e alcuni passaggi sono molto drammatici e fanno venire i brividi.
Questo è un romanzo ottimamente costruito, perché offre la visione di ciò che accadeva in quel periodo, dove tutti temevano tutti, e anche la minima ombra significava il rogo.
I personaggi, che l’autrice muove in modo perfetto, sono credibilissimi e mettono ben in luce sia come erano considerate le donne, sia la facilità con cui tutti o quasi, potevano essere usati e” comperati” e come la povertà e l’ignoranza rendesse il popolo facile preda di manipolazioni religiose o presunte tali.
La storia d’amore dona un po’ di lievità al tono della narrazione e le poche scene erotiche, che non ci si sarebbe aspettati in uno storico del genere, offrono la visione di una donna con un carattere che nessuno riesce a piegare e un uomo che, nonostante il suo incarico, è capace di amare con passione.
Il linguaggio è adeguato all’epoca sia con espressioni latine che con termini, alcuni dei quali, non mi vergogno a dire, ho dovuto cercare sul vocabolario perché non li conoscevo.
Ora sono in attesa: ci sarà un seguito? Me lo auguro perché non riesco a lasciare Riccardo ed Elisa senza sapere se la loro sarà, finalmente, una vita felice l’uno accanto all’altra!
La cospirazione dell’inquisitore
All’alba del XIV secolo, in un feudo isolato tra i boschi della marca papale, la vita della giovane vedova Elisa è sull’orlo del baratro. La sua più cara amica Gisella è stata arrestata con l’accusa di stregoneria, e l’infamia rischia di coinvolgere anche lei. Sopravvissuta a un’infanzia luttuosa, vedova dell’antico signore del feudo e madre di una figlia nata già orfana, secondo il buonsenso Elisa dovrebbe lasciare il mondo per entrare in convento. Invece lei resiste, per sua figlia e per sé stessa, con la speranza battagliera in un futuro migliore. E quando nel feudo arriva un potente inquisitore papale, la sua speranza si fa più concreta. Riccardo appartiene a un nobile casato milanese e prima di diventare frate domenicano è stato un uomo d’armi, esperto del mondo in tutti i suoi aspetti. L’attrazione tra i due scoppia inesorabile, ma l’inquisitore ha un compito difficile da portare a termine: da lui dipendono la vita o la morte di Elisa, e niente e nessuno potrà condizionare le sue decisioni. Riuscirà Elisa a scalfire il cuore indurito di Riccardo e a trovare in lui un alleato contro il destino che sembra tramarle contro? Sullo sfondo di un medioevo burrascoso, una storia d’amore appassionante con due protagonisti indimenticabili.
Giulia Abbate
storico
pagine 388
casa editrice Leggereditore