“Come farfalle sull’acqua” – di Monica Tedeschi

Recensione di Lisa Molaro

Come una farfalla sull’acqua, terminata la lettura di questo breve libro – o lungo racconto – mi ritrovo quasi statica, con le ali umide, impossibilitata a spiccare il volo.

Monica Tedeschi, l’autrice, mi ha portato dentro il suo mondo; non attorno, non al fianco, non sopra e non sotto, DENTRO.

Attraverso l’utilizzo di un italiano colto, grazie al quale ogni singola parola, ogni similitudine messa con ratio, ogni dettaglio del concepito, del visibile o dell’intangibile, ha motivo d’essere espressa.

Per buona parte della lettura ho pensato “Quanto è forte questa donna che si sta denudando davanti ai miei occhi di lettrice?” 

Monica, non Monica Tedeschi, Monica soltanto, in questo libro parla dei suoi molti anni di vita governata da una depressione bipolare diagnosticata.

Dalla Prefazione:

“Ode al simbolismo, padre di ogni suprema rappresentazione umana e figlio di ogni ricerca. Le farfalle. Le farfalle hanno una vista sviluppata, possiedono, in natura, centinaia di lenti che permettono loro di osservare le diverse dimensioni parallele della realtà; l’ipersensibilità delle loro antenne fa captare fenomeni che si materializzano a chilometri di distanza. Questo il loro punto di forza, questo il loro punto debole: avvertono più di quanto un Dio gli abbia regalato in dono. Ti capiterà di vederle immobili sull’acqua o intorno a pozzanghere di fango, lì, come se stessero per affogare, come se stessero cercando atrocemente la morte. Le vedrai bere le lacrime, le vedrai nutrirsi di sensibilità e vento. (…) – Pablo T.”

Una prefazione corta ma pregna d’intensità fa da apripista a quello in cui stiamo per entrare, un universo in cui orbita un non-cosmo, un caos dentro al quale spicca un’unica regola: sopravvivere!

Marina ha una fortuna immensa, quella di amare, da sempre, la cultura e la passione per il sapere e questa è stata, per lei, un’ancora di salvezza sebbene, nei periodi Up, fosse stata un’ancora caratterizzata dal luccichio della lama di un coltello a doppio taglio. Ossessionata di nozioni e di esperienze, ingorda di letture e di ore da rubare al sonno; uno studio delle lingue straniere maniacale; un bisogno di fuggire e di creare.

L’autrice ci descrive con lucidità e con la saggezza che deriva da un percorso di autoanalisi molto impattante, gli esordi del suo sdoppiarsi; da quei primi istanti… quelli in cui ha sentito una scossa elettrica tagliarle in due il cervello.

In due.

Dualità.

Bene e male, Polo Nord e Polo Sud, la notte e il giorno, la luce e le tenebre.

Come si può trovare un equilibrio quando i pezzi del nostro puzzle sembrano essere dentro uno shaker? Quanta forza ci vuole?

Una parola spicca sopra tutte: Consapevolezza.

Monica sa che dal Bipolarismo non potrà mai scindersi, sarà sempre per lei un impietoso collante che la terrà in vita pur dividendola.

Monica racconta in modo non tedioso e senza fare inutili elenchi, tutto l’iter infinito alla ricerca dei farmaci più idonei a lei, le speranze bene o male riposte, la prontezza di dottori salvifici, le vincite e le sconfitte.

Battaglie in cui a combattere, interpretando la parte dei due schieramenti, c’era Lei a capo degli eserciti che avanzavano in battaglia, alternandosi nel ruolo predominante.

Up and Down, bipolarismo ciclotimico, uno scompenso chimico che induce a portare all’estremo le sensazioni percepite e a volare o a precipitare, senza spazi in cui, semplicemente, camminare.

Monica non si conosce.

Monica non sa chi sarebbe senza i farmaci per i disturbi dell’umore.

Monica ne è consapevole.

Attenzione: l’autrice non scrive governata dal vittimismo; non scrive con l’intento di farci provare pietà o compassione, anzi, ci espone la sua storia, la sua Vita, per gridare l’importanza del combattimento, della consapevolezza, della voglia, tangibile, di aggrapparsi a una vita autoimmune.

“Immaginatevi al di fuori del corpo e guardatevi, osservate cosa vi accade, cosa vi dicono le persone, cosa succede attorno a voi, ricordate che tutto l’insieme influisce su di noi; se siamo ammalati dovremo avere maggiore accortezza per fare in modo che la solidità ci renda meno arrendevoli. Un gesto d’amore, una parola sgradevole generano opposte reazioni e il non saperle gestire nel modo giusto fa in modo che le stesse si sedimentino in noi nel modo sbagliato, senza accorgercene, senza l’educazione sentimentale o l’educazione civica o la cultura, la sensibilità, la pacatezza, a volte l’ira, dentro di noi tutto diventa indecifrabile e posizionato nei luoghi sbagliati della mente come del cuore e dell’anima.”

Leggere queste pagine di acqua in trasformazione e di bruchi in continuo divenire, è stato un viaggio, per me persona affetta da ipersensibilità, molto intenso.

Non voglio raccontarvi io, all’interno di questo articolo, la Vita di Monica, vi invito a farlo leggendola…

leggendo lei e i suoi battiti d’ali, la sua delicatezza e la sensibilità che trasuda da ogni pagina.

farfalle

Bere direttamente alla fonte delle emozioni, permettere loro di scoppiarci dentro, viverle in modo totalitario, non è sempre un pregio bensì, per quanto mi riguarda, un tallone d’Achille, diabolico e infimo. Difficile analizzarsi, doloroso e pesante, ma anche per quanto mi riguarda, una volta che se ne prende consapevolezza e ci si lavora seriamente accentandosi e accettando, può rendere tremendamente forti.

Dare il giusto colore alle sfumature che ci circondano, agli aliti del cielo, ai raggi di luce che bucano le nuvole, ai fiori che ci sbocciano dinanzi; aiutare le farfalle che hanno bisogno di asciugarsi le ali, porgere un polpastrello, una mano, uno sguardo, un ascolto…

Una frase detta e ridetta da chiunque, ma mai abbastanza messa in pratica:

Educarsi alla sensibilità può fare la differenza nella vita di chi si incrocia lungo la via, un gesto semplice può salvare la vita a chi non conosciamo.

Ecco, educarsi alla sensibilità anche verso se stessi, sarebbe ancora più doveroso!

L’autrice crede di non esistere, non sa collocarsi, si sente smarrita dentro il suo caos. Pur essendo intelligente e colta, artista pluripremiata – anche alla Biennale di Venezia, N.d.R – si sente invisibile e incapace di lasciare una scia del suo ricordo, è convinta di avere piedi che non lasciano orme sulla sabbia… 

Cara Monica, te lo scrivo con il cuore: le emozioni che hai sbriciolato davanti ai miei occhi, io le ho raccolte e mai, credo, dimenticherò il loro sapore. Grazie per la fiducia concessa nel cedere a lettori sconosciuti, la parte di te più vera.

https://www.letteraturaalternativa.it/shop/storie-di-donne/come-farfalle-sullacqua-monica-tedeschi/

 

Titolo: Come farfalle sull’acqua
Autore: Monica Tedeschi
Editore: Letteratura Alternativa
Collana: Storie di Donne

Sinossi:

UNO DUE TRE.

Da lì iniziò il  viaggio dell’autrice in compagnia della depressione bipolare, endogena esogena e reattiva, definita così dopo 6 mesi di smarrimento ed incomprensione devastante, da un Professore, uno psichiatra. La depressione bipolare annulla l’esistenza in un’alternanza assurda di creazione e distruzione: due opposti che portano allo 0, al nulla, nel momento preciso in cui ti abbandonano entrambe, lasciandoti in balia di te stessa, svuotata del tuo io lacerato dagli umori opposti, totalmente disequilibrata e senza quella centralità che è la percezione della nostra unicità. Una compagna inizialmente soverchiante, dal carattere aggressivo e distruttivo, sfrontata, subdola e meschina, troppo spesso infida. Ora, a distanza di ventisette anni, “lei” è sempre presente; ma in maniera diversa. Monica si racconta senza filtri, senza maschere, ma con grande dignità; regalando la sua storia a chi saprà cogliere le sfumature di un’inquietudine perenne, dimostrando, con grande coraggio, l’accettazione di sé e imparando, a poco a poco, a convivere con il suo “alter ego”.