IL CODICE DA VINCI – di Dan Brown
Recensione di Serena Savarelli
Il Codice da Vinci è un romanzo ricco di simbologia e mistero attraverso il quale la ricerca della verità diventa l’ossessione nello stesso lettore.
L’aggressore puntò di nuovo la pistola. «Scomparso lei, sarò il solo a conoscere la verità.»
I tre sénéchaux sono stati uccisi. Dopo di loro, la stessa sorte è toccata al Grand-Maître della fratellanza, Saunière; il corpo di quest’ultimo, è inerme nella Grande Galleria del Louvre, nella stessa posizione dell’Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci.
Sulla propria carne, prima di spirare, Saunière ha inciso il pentacolo. Esso è solo uno dei primi indizi di un’importante caccia al tesoro.
Ogni simbolo nascosto, tracciato e da decifrare avrà bisogno di due menti: quella di Robert Langdon, professore di Simbologia Religiosa alla Harvard University, e di Sophie Neveu, agente del dipartimento di Crittologia della polizia giudiziaria.
Secondo la leggenda, la fratellanza aveva creato una mappa di pietra, una chiave o pietra di volta, che rivelava il nascondiglio del massimo segreto della fratellanza: un’informazione così importante per la quale era preferibile morire piuttosto che farla cadere in mani sbagliate.
«Gli antichi vedevano il mondo diviso in due metà, maschile e femminile. I loro dèi e le loro dee cercavano di mantenere un equilibrio dei poteri, yng e yang. Quando il principio maschile e quello femminile erano in equilibrio, nel mondo regnava l’armonia. Quando erano squilibrati, vi regnava il caos.»
Il tenente Collet e il capitano Bezu Fache sospettano che il colpevole dell’omicidio sia proprio il professor Lagdon, perché accanto al cadavere svetta la scritta: P.S. Trova Robert Langdon.
Sophie è al corrente che Robert è in grave pericolo e lo aiuta a scappare dal Louvre, diventando anche lei una ricercata, in quella che diventerà la notte più lunga e movimentata della loro vita.
Durante la loro fuga, Robert scopre che Sophie è la nipote di Saunière e a lei è stata lasciata la chiave che rappresenta il fleur-de-lis, il giglio, il simbolo della fratellanza, una società segreta chiamata il Priorato di Sion, custodi di un segreto importantissimo.
«Principessa» l’aveva ripresa sorridendo. «La vita è piena di segreti. Non puoi conoscerli tutti in una volta».
Nel frattempo l’opera dell’Opus Dei agisce di sotterfugio usando un monaco di nome Silas, guidato da colui che si fa chiamare Il Maestro e dal Vescovo Aringosa in viaggio verso Roma. Il loro unico scopo è distruggere e impossessarsi di quella verità che avrebbe annientato la loro Chiesa.
«Sophie» le disse Langdon, a bassa voce e piegandosi verso di lei «secondo il Priorato di Sion, il Santo Graal non è affatto una coppa. Dicono che la legenda del Graal – quella del calice – è in realtà un’ingegnosa allegoria. Ossia, la storia del Graal usa il calice come metafora di qualcos’altro, molto più potente.» Si interruppe. «Qualcosa che si accorda perfettamente a tutto ciò che tuo nonno ha cercato di dirci questa notte, compresi i riferimenti simbolici al femminismo sacro.»
La Banca deposito di Zurigo diventa la prima tappa che Robert e Sophie devono raggiungere. Lì, attraverso la chiave recuperata al Louvre, entrano in possesso della chiave di volta: un cryptez costruito direttamente da Saunière, custodito dentro a un cofanetto di legno dove svetta il simbolo di una rosa, la Sub rosa, la rosa a cinque petali, sotto la quale tutto doveva rimanere segreto.
Robert è consapevole che per aiutare Sophie a comprendere gli eventi l’unica soluzione è raggiungere l’amico Leigh Teabing, il massimo esperto: colui che poteva raccontare a entrambi la vera storia del Santo Graal.
«Non che cosa è» sussurrò Teabing. «Ma piuttosto chi è. Il Santo Graal non è una cosa. In realtà è… una persona.»
Così, la notte di Sophie e di Robert si trasforma in una corsa oltre i confini della realtà. Non è più una semplice avventura.
Mentre i due uomini rispondono a tutte le domande alle quali Sophie pretende risposte, anche Silas raggiunge Château Villette, l’abitazione di Teabing. Il monaco mette in atto l’ennesimo tentativo vano di impadronirsi della chiave di volta.
Lo scontro si conclude con una disperata fuga, con la polizia alle calcagna, Silas legato e imbavagliato nella Range Rover guidata dal maggiordomo di Teabing, Rèmy, che deve raggiungere velocemente l’aereo privato del suo padrone. Destinazione: Londra.
Nel frattempo, Collet e Fache trovano una postazione a Château Villette che sembra proprio quella di un professionista dello spionaggio. La polizia è confusa, perché ha scoperto che sono troppe le Persone importanti che venivano seguite e intercettate.
«Per citare le vostre stesse parole: “Non sei tu a trovare il Graal, è il Graal a trovare te”. Voglio credere che il Graal mi abbia trovato per una ragione e, quando arriverà il momento, saprò cosa fare.»
Ancora codici da decifrare, indovinelli da scoprire, enigmi da risolvere e luoghi da individuare, in una corsa verso la verità e la più importante delle scoperte.
Tuttavia, Sophie e Robert non avrebbero mai pensato che sarebbero stati proprio loro, le vittime di un tradimento da parte di colui che credevano guida. Teabing non è l’uomo che credevano; Silas e il vescovo Aringosa sono, anche loro, vittime inconsapevoli di un piano ben costruito? L’intento di
celare la verità sul Graal da cosa dipende? Perché molti sono disposti a morire o a uccidere per proteggere antichi documenti e una tale conoscenza?
«L’allegoria religiosa è divenuta una parte del tessuto della realtà. E vivere in quella realtà, aiuta milioni di persone ad affrontare la vita e a essere migliori.»
L’ultimo mistero da decifrare, alla fine, contiene un nome: Roslin. Robert e Sophie, finalmente liberi dalle accuse, devono volare verso la Scozia, a una decina di chilometri da Edimburgo. Lì, nel sito di un antico tempio mitraico, Sophie non trova il Santa Graal, ma una verità ben più importante e indispensabile: la verità sulla sua famiglia.
Robert intuisce che il suo tempo con l’agente Neveau è giunto al termine, ma lascia aperta una possibilità di rivedersi presto.
Tornato a Parigi, Robert ha una grande intuizione: finalmente sa; chi lo avrebbe mai detto che sarebbe stato così facile inginocchiarsi e pregare ai piedi della regina cancellata dalla storia.
IL Codice da Vinci è un intrigante thriller ricco di colpi di scena e scritto in modo impeccabile da Dan Brown. Il lettore è costantemente catapultato in un presente che richiama il passato ancora vivo e palpitante, fatto di simboli e interpretazioni, codici decifrati ed enigmi svelati.
La storia è una narrazione che arricchisce il lettore di informazioni, come se fosse narrata da qualcuno che è contemporaneamente uno storico, un archivista e persino un crittologo.
La fine del romanzo è eclatante e, per un attimo, il lettore si chiede: è tutto frutto della fantasia dell’autore o c’è qualcosa di vero in questa storia?
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SINOSSI
Parigi, Museo del Louvre.
Nella Grande Galleria, il vecchio curatore Saunière, ferito a morte, si aggrappa con un ultimo gesto disperato a un dipinto del Caravaggio, fa scattare l’allarme e le grate di ferro all’entrata della sala immediatamente scendono, chiudendo fuori il suo inseguitore.
L’assassino, rabbioso, non ha ottenuto quello che voleva. A Saunière restano pochi minuti di vita.
Si toglie i vestiti e, disteso sul pavimento, si dispone come l’uomo di Vitruvio, il celeberrimo disegno di Leonardo da Vinci.
La scena che si presenta agli occhi dei primi soccorritori è agghiacciante: il vecchio disteso sul marmo è riuscito, prima di morire, a scrivere alcuni numeri, poche parole e soltanto un nome: Robert Langdon.