Le furie – di Janet Hobhouse

Recensione di Emma Fenu

furie

Le furie è un romanzo, pubblicato postumo, di Janet Hobhouse, edito in italiano da Neri Pozza nel 2019.

Impossibile sintetizzare la trama di Le furie.

È un romanzo di formazione nell’accezione decadente del genere (un tentativo fallito di affermazione di sé), che racconta una vita intera.

Ci vuole tempo e dedizione e passione per conoscere una storia così vera, così dettagliata, così spietata, così vomitata a fiotti violenti.

Helen nasce prima di essere concepita, è memoria e progetto nei ventri di ave non conosciute, nel dipanarsi di generazioni di donne imparentate e unite come nei miti, eredi di sirene, furie, eumenidi, arpie, amazzoni, fate e streghe.

Sono tutte furie, Donne di luce e buio al tempo stesso angeli e demoni; madri e figlie; sorelle e amanti; vive e morte.

È una vita come tutte, quella narrata, simile a tante e unica.

Helen è per metà americana e per metà inglese, e questo essere dimidiata è il perno del suo essere, trascorre l’infanzia con la madre Bett, bellissima e psicologicamente instabile, e con donne della sua famiglia o della sua rete di conoscenze.

Sono sempre le donne le sue interlocutrici, perfino nel suo rapporto con gli uomini, prima il padre, poi i fidanzati, il marito e gli amanti.

Tutti gli uomini con cui instaura una relazione affettiva intensa hanno una moglie o una madre con cui la protagonista si rapporta, riproponendo l’eterno conflitto con Bett o meglio, con se stessa.

Anche Helen, infatti, è vittima della maledizione di famiglia per cui bisogna essere due, due sorelle, e incarnare rispettivamente un ruolo, ossia quello della buona e amorevole e quello della cattiva e ribelle.

Ma Helen non ha sorelle.

Non ha un doppio, uno specchio, un’altra sé con cui dividere il fardello della complessità dell’essere.

Cerca, disperatamente, di essere sorella della madre e figlia di molte donne, ma non riesce ad accettarsi come osmosi di bene e male, di paradiso e inferno, bianco e nero.

Eppure anche lei è una Furia fra le furie, e troverà il suo modo di ottenere vendetta.

 

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Sinossi

Pubblicato postumo, Le furie ripercorre una vita vissuta con indomito furore fino alla tragica e prematura morte dell’autrice.

Nata e cresciuta in una famiglia di «sirene», in cui ogni membro di sesso femminile sembra essere spuntato per partenogenesi, e in cui gli uomini sono relegati a «semplici, precarie comparse», la protagonista conduce un’esistenza imperniata sul rapporto conflittuale con una madre giovane, bellissima, fragile e amorevole, eppure al contempo malevola, instabile ed egoista.

A questo legame indissolubile e tormentato si aggiungono via via altri affetti: quello per la bisnonna Mirabel, detta Angel, la grande nutrice, colei che districava e risolveva ogni problema e che aveva dato il via al matriarcato della famiglia; l’affetto per Emma, la nonna bohémienne, la ribelle fuggita di casa con il suo professore di arte; per la prozia Shrimp, vissuta nel disprezzo di sé e trincerata dietro un’ostinata solitudine e, infine, per la zia Constance, donna dalla bellezza inconsueta, da tutti conosciuta come «la piú bella ragazza di New York».

Al tempo stesso angeli e gorgoni, le donne protagoniste di queste furibonde pagine si rivelano nella duplice natura di creature dolcissime e crudeli, benevole e sprezzanti: delle vere e proprie furie.

Ultimo testamento di Janet Hobhouse, Le furie è una potente confessione sulla follia dell’amore e sul vertiginoso caos dell’esistenza.

Introduzione di Philip Roth.

Titolo: Le furie

Autore: Janet Hobhouse

Edizione: Neri Pozza, 2019