Donne in viaggio di Lucie Azema

Voce alla legge

Recensione di Veronica Sicari

 

Donne viaggio

Donne in viaggio. Storie e itinerari di emancipazioni è un saggio di Lucie Azema, edito da Tlon nel 2022.

Lucie Azema è una giornalista, femminista e viaggiatrice.

Ha vissuto in diversi Paesi, tra loro diversi per cultura, lingua e tradizioni, realizzando il sogno nutrito sin dall’infanzia di fare del viaggio l’esperienza fondante della sua vita.
Ha dunque sperimentato sulla propria pelle il significato di vivere altrove rispetto al luogo nel quale si è nate.
Ha scoperto cosa significa e ha significato per migliaia di individui lasciare la propria casa per costruirne un’altra altrove.

Donne in viaggio. Storie di itinerari di emancipazioni nasce dalla riflessione compiuta dalla giornalista-viaggiatrice sul valore assunto dal viaggio, dall’esplorazione nell’esperienza femminile.

A partire dalla nozione di avventuriera, che nel tempo – soprattutto in passato – aveva certamente un significato diverso del suo omologo al maschile, Lucie Azema racconta le storie di viaggiatrici venute prima di lei, che assecondando il proprio desiderio di aprirsi al mondo e conoscere nuove prospettive, sono state in grado di superare i limiti imposti al loro sesso dalla società eteropatriarcale nella quale vivevano.
Siamo soliti attribuire alla figura del viaggiatore, dell’esploratore fattezze maschili: di fatto, la sfera pubblica e dunque anche quella del viaggio, è stata legittimamente occupata e tarata per gli uomini.

“Il viaggio – e più in generale il ‘richiamo dell’avventura’ – è un tema ricorrente dei miti fondatori dell’umanità, nei quali l’avventura appare come un rito di passaggio per l’eroe e si configura in quanto ‘rito di separazione’ dai suoi cari e dai luoghi che l’hanno visto nascere.

La partenza è un momento cardine, un punto di rottura – il passaggio ineluttabile verso il mondo degli adulti. Il tema del viaggio è comune a molte civiltà, e si ritrova anche nell’Odissea di Omero, opera fondatrice del mondo greco-romano”.

A fare da contraltare al coraggioso e avventuroso Odisseo, la tradizione di ci restituisce la paziente – ed immobile – Penelope, che consuma i suoi anni tra le mura domestiche, impegnata a crescere il figlio, respingere altri avventurieri, i Proci, e a tessere e disfare pazientemente in attesa del ritorno del proprio marito.
Per Penelope, e per altri milioni di donne, il luogo eletto per lo svolgimento della propria vita è l’ambiente domestico, e le ineluttabili ed inevitabili incombenze derivanti dal ruolo materno. Ennesima prigione fisica, invece che scelta.
Varcare la soglia della propria casa, lasciare il ruolo di cura imposto dalla società, scegliere di vivere un’esistenza libera appare dunque come un atto di ribellione contro natura.

L’avventuriera, quindi, è una donna di pessima fama, che “ha delle avventure”, alludendo a condotte sessualmente libere e dunque deprecabili, al contrario dell’avventuriero, che “parte” all’avventura.

L’avventura, quand’anche contempli esperienze sessuali con diverse donne, per gli uomini non assume mai connotati negativi
e disdicevoli. Nemmeno quando padre e marito.
Tale diversità di significato e di consequenziale giudizio morale ha di fatto creato enormi difficoltà per le donne che intendevano accedere all’esperienza del viaggio, costrette a dover trovare non soltanto l’occasione per partire, ma anche a subire uno stigma probabilmente incancellabile.

Di cosa tratta Donne in viaggio. Storie e itinerari di emancipazione?

Nel suo lavoro, Lucie Azema ripercorre gli stereotipi sessisti che ruotano attorno all’esperienza di viaggiatrici delle donne nel corso del tempo: archeologhe, cartografe, scienziate, ma anche semplici individui con il desiderio di vivere esperienze diverse da
quelle domestiche.

Per ognuna di loro, avere accesso al viaggio ha significato rompere le catene dell’esperienza imposta dal loro sesso e aprirsi al mondo.
Lucie Azema raffronta tra loro le esperienze maschili e femminili attraverso l’utilizzo dei diari di viaggio e della letteratura in generale sul tema.
Dagli scritti maschili, ciò che emerge con forza è la trasposizione delle proprie esperienze attraverso la lente del fallocentrismo e dell’agire coloniale: le descrizioni dei luoghi e delle usanze ricalca la contrapposizione tra un Noi e un Altro che necessariamente viene percepito come territorio da conquistare.

Nei diari di viaggio degli esploratori si ha un costante parallelismo tra i territori inesplorati e le donne, entrambi da conquistare, da consumare, anche attraverso l’uso della violenza, in un’ottica coloniale che di fatto è sopravvissuta anche alla caduta dei grandi imperi.

Per contro, i racconti femminili di viaggio sono concentrati sulla descrizione dei luoghi e degli ambienti a partire dalla prospettiva dello stupore e dell’attinenza alla realtà. Ciò che maggiormente risulta oggetto di attenzione sono le condizioni di svantaggio e di
oppressione delle quali diventavano testimoni.

Esempio emblematico della diversità di lettura della realtà è data dalla visione degli harem: mentre per gli uomini erano luoghi popolati da donne lascive in attesa di offrire sé stesse al viaggiatore, le donne – abituate dalla propria società di origine a rispettare limitazioni e restrizioni della propria autonomia – descrissero le condizioni terribili nelle quali erano costrette a vivere le donne in quei luoghi, della loro impossibilità di recarsi al di fuori.

È così che siamo riusciti ad avere testimonianze diverse e più complete di questi luoghi.
Il mito esotico della fantasia dell’ospitalità sessuale, come la chiama Lucie Azema, e la corrispondente idealizzazione maschile dell’harem è frutto di una lettura alterata del reale.
In riferimento a questa presunta ospitalità in terre come Tahiti, Azema precisa:

“Più che offrirsi, le (giovani) ragazze erano offerte: i capi locali speravano in questo modo di ottenere delle merci, in particolare metallo. Queste ‘relazioni’ si fondavano quindi su uno scambio puramente economico del corpo femminile più che su una presunta dissolutezza diffusa sull’isola”

Perché leggere Donne in viaggio. Storie e itinerari di emancipazione?

Il lavoro di Azema è particolarmente interessante, e fornisce ottimi spunti di riflessione su
questioni già poste, in più e più occasioni, dal femminismo, ossia il rapporto tra il corpo femminile, lo spazio e la libertà di movimento.
Le riflessioni femministe sulla questione si sono concentrate non soltanto sul viaggio, inteso quale superamento dei limiti del luogo natio, ma anche sul modo in cui vengono vissute le città, sul modo in cui queste sono strutturate, e su come – spesso – l’urbanistica sia stata pensata e disegnata da uomini per gli uomini.
Sebbene non esistano, quanto meno nel mondo occidentale, limitazioni alla libertà di movimento delle donne o una netta separazione degli spazi tra pubblico e privato, è pur vero e incontrovertibile che ogni donna ha fatto esperienza di limiti ben diversi, derivanti dai pericoli – veri o soltanto temuti – imposti dalla società patriarcale.
Il timore di essere aggredite, di subire molestie o ulteriori azioni criminali fa parte del bagaglio culturale di ognuna di noi.
Invece di prevenire tali situazioni, rendendo più sicure le strade e i luoghi pubblici, si preferisce limitare la libertà di movimento nello spazio pubblico dei corpi femminili.
Il paternalismo insito nel concetto di prudenza nasconde un avvertimento: violare la regole della prudenza, sfidare i limiti, esporsi ai pericoli finisce quasi sempre per giustificare odiose accuse di concorso di colpa della vittima.

È evidente come l’emancipazione e la liberazione femminile passi necessariamente dalla possibilità di occupare lo spazio in maniera libera e sicura, senza dover temere per la propria incolumità, potendo scegliere di varcare i confini delle nostre case, delle nostre città, dei nostri paesi.

Testi come quello di Lucie Azema hanno il pregio di far sorgere riflessione troppo spesso trascurate nel dibattito pubblico.

 

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Donne in viaggio – Lucie Azema

Sinossi

A tutte le viaggiatrici, esploratrici, scopritrici, che non si farebbero così tante domande se fossero uomini. Questo libro è stato scritto per non portarselo mai dietro dopo averlo letto.

Da sempre i viaggi delle donne sono contrastati, resi invisibili, ridicolizzati, proibiti. Per secoli partire all’avventura è stato un privilegio riservato agli uomini: mentre Ulisse viaggia per il mondo e compie grandi imprese, Penelope resta immobile e sopporta l’attesa.

Lucie Azema ripensa l’esperienza del viaggio da una prospettiva femminista, decostruendo la narrazione maschile dell’esplorazione come conquista di corpi e luoghi erotizzati.

Attraverso le storie delle viaggiatrici del passato strappate all’oblio, l’autrice mostra quanto ancora oggi viaggiare per le donne sia un atto difficile ma sempre più necessario.

Da Alexandra David-Néel ad Annemarie Schwarzenbach, Azema traccia un vero e proprio itinerario di emancipazione attorno a un rito decisivo: quello del viaggio come scoperta di sé e della propria libertà.

Titolo: Donne in viaggio
Autore: Lucie Azema
Edizione: Tlon, 2022