Altri libertini di Pier Vittorio Tondelli

Voce all’Altrove

recensione di Cynthia Collu

altri libertini
Altri libertini è un romanzo di Pier Vittorio Tondelli edito nel 1980 e riedito nel 2013 da Feltrinelli.

Prima di raccontarvi Altri Libertini.

Noi che negli anni settanta, io c’ero.
Mi fa piacere parlare di questo libro, è stata una scoperta tardiva.
Pensavo non mi piacesse. Avevo, non so perché, una sorta di diffidenza verso Tondelli e il mondo che raccontava e il modo in cui, sapevo, lo raccontava.
Invece è stato un incontro importante.
Uno di quei libri che sanno infiltrarsi nelle pieghe dell’anima, e lì vi rimangono a lungo. I libri importanti sanno come dar fastidio. Con discrezione.
A distanza di anni, ancora ne ricordo le storie, la sguaiata, sconsolata disperazione dei protagonisti, la voglia canzonatoria d’amore, la solitudine, il sentirsi “contro”, il sentirsi un rifiuto della società e forse – forse – un volerlo essere – per sentire di esserci.

Questo è un romanzo che mi ha fatto ricredere su tante cose; la prima e la più importante, è che non sopportavo leggere le bestemmie nei libri.

E invece questo romanzo mi è piaciuto nonostante le bestemmie, le parolacce, la trivialità. Perché niente è scritto contro il lettore, o per solleticargli i bassi istinti.

Ogni parola, ogni bestemmia, ogni insulto è giusto e dovuto, perché i personaggi non saprebbero esprimersi altrimenti.

Sono creature allo sbando; sono trans, omosessuali, prostitute, ma tutti talmente ricchi di umanità che ogni bestemmia è una preghiera, una richiesta disperata d’amore, di compassione, di comprensione e di perdono.

Leggere Altri libertini è stato ritrovarmi tra gli ultimi, tra i più umili, tra i reietti delle nostre società.

Leggere Altri libertini è stato guardare questi paria con occhi diversi, vergognarmi, forse, di essermi considerata fortunata per non aver percorso la loro discesa verso gli Inferi.

O forse, chissà, verso gli Inferi ci sto scendendo ora, in solitudine, mentre loro, se anche sono all’inferno, sono assieme e sanno ancora cantare e amare.

Perché leggere Altri libertini?

Ed ecco, dunque, il mio commento.

Da poco ho finito di leggere Altri libertini e siccome ne sono stata fortemente turbata, e rattristata, anche, tanto da non riuscire a mettere giù per giorni uno straccio di commento, e siccome, e soprattutto, ho appena finito di leggere su un social commenti offensivi – e alcuni in modo davvero misero – decido di prendere qui, in questa discussione, le difese di Tondelli.

Lo scrittore, si sa, ha esordito con questa raccolta di racconti nel 1980. Ed è stato subito scandalo. Processo. Blocco del libro. Assoluzione.

 

Mi fa quindi specie leggere a distanza di trent’anni le stesse accuse d’allora “Solo volgarità”, “Personaggi nevrotici senza spessore e soprattutto noiosi” (!), “Ma come si fa a scrivere così male”, “Tondelli avrebbe fatto meglio a dedicarsi ad altro. Nulla è verosimile di quel che scrive, il lerciume dei temi e dei personaggi trattati è tale che … “, “Ho evitato 22 anni Pasolini per beccarmi sto frocio pompinaro inculato”. E qui mi fermo.

Tondelli è un ottimo scrittore.

Il noi collettivo che spesso usa serve ad annullare il punto di vista e a immergere il lettore nel suo caos linguistico.

Lo stile è irruente, aggredisce la sintassi e la grammatica, affastella pensieri e descrizioni nell’urgenza del narrare, una narrazione pulita e sincera che nulla lascia al compiacimento di sé e a quello molto più facile e redditizio del lettore.

Mi verrebbe da dire che Tondelli, in Altri libertini, è un puro cantore dei sogni e del bisogno d’amore di una generazione allo sbando, di chi stava perdendo gli ideali del ’68 e aveva davanti la prospettiva sordida di una Milano da bere e dello yuppismo che già sgomitava sui canali della tivvì.

Chi è che non ha conosciuto o perlomeno non ha visto passarsi accanto una Giusy saltellante sui tacchi?

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Noi che c’eravamo, l’abbiamo vista e conosciuta, anche se non si chiamava Giusy, e si spidocchiava anche lei e ci guardava con occhi da cane affamato ma non lo capivamo quello sguardo così un giorno se n’è andata su una panchina al freddo col cielo sopra come coperta e un buco sbagliato in vena.

E non abbiamo capito neanche la Molly, anche se non si chiamava così, con le sue brache una sull’altra, fatta e appisolata e ogni sera gonfia e pesta che pareva una maschera, perché quando andava a prostituirsi per una dose la scopavano e poi la gonfiavano di botte, e lei ci guardava altera con i lividi in faccia e adesso se n’è andata anche lei, da trent’anni ormai.

Ma noi non capivano il suo bisogno d’amore, noi che negli anni settanta c’eravamo, e passavamo il joint senza fumare perché la droga è un espediente del capitalismo per fottere le generazioni dicevamo a muso duro, e ci fanno i soldi sui vostri buchi marci, e sul vostro hashish che rimbambish, coglioni, svegliatevi! la Rivoluzione è alle porte!

E andavamo a manifestare coi nostri stracci di bandiere rosse e prendevamo le botte dalla pula nel fumo delle molotov ci beccavano sempre, gli stronzi, e Patrizia si è fatta a calci tutte le scale della casa occupata e mentre rotolava giù un calcio dietro l’altro, e Maria che è scesa con le mani sulla testa gliele hanno massacrate col manganello, e sanguinavano da far paura, così noi ci sentivamo i puri, i martiri del Grande Ideale, e gli altri, i tossici, gli sbandati, i fricchettoni, gli “altri libertini”, erano solo dei poveri idioti, e adesso che…

E adesso di tutto questo che cosa è rimasto, siamo diventati peggio degli adulti che contestavamo, neanche delle lacrime nella pioggia, alcuni sono diventati personaggi importanti, conduttori televisivi di una sinistra edulcorata che manco sa di che cosa parla, e altri sono finiti nello schieramento opposto, sordidi grassoni lacchè di nani e ballerine.

Così adesso, noi che c’eravamo, noi che abbiamo visto affogare i nostri sogni nel piombo e nei cocktail nelle stradine griffate di Brera, ci chiediamo chi è stato più fortunato, se noi che l’abbiamo preso in culo e continuiamo rassegnati a calare le brache, o se loro, poveri donchisciotte che cercavano l’odore che

Non ha importanza alcuna se sarà di sabbia del deserto o di montagne rocciose, fossanche quello dell’incenso giù nell’India o quello un po’ più forte, tibetano o nepalese.

No, sarà pure l’odore dell’arcobaleno e del pentolino pieno d’ori, degli aquiloni bimbi miei, degli uccelletti, dei boschi verdi con in mezzo ruscelletti gai e cinguettanti, delle giungle, sarà l’odore delle paludi, dei canneti, dei venti sui ghiacciai, saranno gli odori delle bettole di Marrakesh o delle fumerie di Istanbul, ah buoni davvero buoni odori in verità, ma saran pur sempre i vostri odori e allora via, alla faccia di tutti avanti!

Col naso in aria fiutate il vento, strapazzate le nubi all’orizzonte, forza, è ora di partire, forza tutti insieme incontro all’avventuraaaaa!”

Link d’acquisto
https://www.ibs.it/altri-libertini-libro-pier-vittorio-tondelli/e/9788807883811

Sinossi

Altri libertini ha avuto fin dagli inizi una vita avventurosa: pubblicato nel 1980, sequestrato per oscenità e poi assolto dal tribunale (“con formula ampia”), è stato contemporaneamente giudicato dalla critica una delle opere migliori degli ultimi anni e ha imposto Tondelli tra i nuovi autori italiani più letti anche all’estero.
I sei episodi, storie di gruppi più che di individui, legittimano l’adozione di una vera e propria soggettività plurale, di un Noi narrativo che fa del romanzo un ritratto generazionale.
Titolo: Altri libertini
Autore: Pier Vittorio Tondelli
Edizione: Feltrinelli, 2013