Il fascino senza tempo delle saghe familiari
di Giulia La Face
Esiste un filone di grandissimo successo nella letteratura: le saghe familiari. Motori narrativi per raccontare la vita degli esseri umani, tra passioni, drammi, movimenti sociali, grandi eventi storici, cambiamenti, che forgiano e attraversano le epoche.
Il fascino che le ammanta da sempre ha molteplici fattori che investono più piani.
Attraverso le vicende genealogiche di queste narrazioni la rappresentazione che ne scaturisce coinvolge e “tiene dentro” un’intera epoca storica. In effetti raccontare i cambiamenti attraverso lo specchio domestico ha spesso permesso di entrare proprio dentro i grandi eventi della storia, nelle mutazioni sociali, nella vita degli esseri umani attraverso il Tempo.
Appassionarsi alle vicende di generazioni che si avvicendano in un nucleo familiare o in più nuclei che si incontrano, avvicendano, incrociano, è anche una avventura singolare e sempre ripetibile che si specchia con la storia individuale del lettore stesso.
Per questo il genere ha avuto e ha ininterrottamente tanta fortuna. Tanto che citare i romanzi di questo genere letterario risulta essere una ricerca quasi inesauribile.
Soffermandoci solo sui classici del genere potremmo affrontare letture indimenticabili , alcune più note altre meno ricordate ma non per questo meno importanti.
Titoli famosi come “Cime tempestose” della Bronte, “La casa degli spiriti” della Allende, “I Buddenbrook” di Mann, “I fratelli Karamazov” di Dostoevskij, affiancano opere letterarie di grande fascino e complessità non sempre ricordate come “The Years” della Wolf, solo per citarne una. Elencarle è già un viaggio nelle vicende umane che esse narrano, uno spaccato incredibile di drammi familiari e storia sociale e politica.
Il “Ciclo dei Rougon Macquart” di Zola, “La saga dei Forsyte2 di Galsworthy, “Il Gattopardo” di Tomasi da Lampedusa.
Potrei continuare elencando, ma facendo torto ai lettori, per la quantità, bellezza e significanza delle opere di questo fortunato genere letterario.
Ciò che mi ha sempre affascinato sono le ricorsività dei caratteri, dei destini, che ognuno di noi può rintracciare nella propria stessa genealogia, storia familiare.
Personalmente ho amato moltissimo “Cent’anni di solitudine” di Marquez, proprio per il fascino dettato dal magico concatenarsi di eventi e caratteri , attraverso il tempo e i cambiamenti storici e sociali, con cui i personaggi delle dinastie si sono succeduti.
Come dimenticare le caratteristiche ricorsive degli Aurelianii e dei Buendia in Cent’anni di solitudine??
Ne “La casa degli spiriti”, la Storia si snoda a fianco delle generazioni e le attraversa brutalmente, mentre la storia individuale dei personaggi vi fa da cassa di risonanza, con le proprie caratteristiche ma con elementi che si ritrovano per eredità genetica.
Le vicende familiari ci fanno da specchio e creano quel fascino insondabile e potente che ci obbliga a percorrere lo svolgersi di vicende che, per la natura stessa della saga familiare, sono spesso lunghe, contorte, complesse.
L’invito è quello di affrontare questi romanzi con lo spirito del pioniere, alla ricerca dell‘oro che sono le radici: quelle personali e quelle della Storia in cui affondano e che conducono sempre all’origine di ciò che siamo.
https://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Saghe_familiari
https://www.lafeltrinelli.it/libri/gabriel-garcia-marquez/cent-anni-solitudine/9788804314639
http://www.sapere.it/enciclopedia/saga+%28letteratura%29.html