“Diario clandestino” di Giovannino Guareschi
Recensione di Lina Mazzotti
Un libro che affronta una delle pagine più complesse e oscure della storia italiana e mondiale del ‘900.
Giovannino Guareschi viene arrestato l’8 settembre 1943 e inviato nei campi di prigionia tedeschi di Czestochowa e Beniaminów in Polonia e poi in Germania a Wietzendorf e Sandbostel per due anni, assieme ad altri soldati italiani, dove rimase fino al settembre 1945.
In questo periodo ha scritto più di cinquecento pagine di annotazioni, elaborato nel lager per il lager infatti le leggeva andando da baracca a baracca per regalare un attimo di serenità o un motivo di riflessione ai compagni di prigionia e per combattere la situazione disumanizzante in cui il sistema li teneva rinchiusi.
Ma Guareschi decise di non renderle pubbliche per non rinverdire dolori e rancori, la pubblicazione fu postuma ricavandone un piccolo diario intitolato clandestino “è talmente clandestino che non è neppure un diario“.
Nella sua particolare scrittura ironica c’è una chiave di lettura di voglia di libertà universale, per non morire fisicamente e spiritualmente ma rimanere attaccato alla vita nonostante tutto. È un esempio di speranza di giustizia e pace per tutti, in un luogo dove tutto era negazione, imbruttimento.
«Non muoio neanche se mi ammazzano!»: questo è il motto che Giovannino Guareschi creò arrivato a Czestochowa, quando, un bambino corse via dalla madre, incurante delle guardie naziste, per porgere all’internato militare italiano numero 6865 una mela.
«Sulla corteccia rossa e lucida della mela vedo l’impronta dei dentini del bimbo e penso a mio figlio», scrive Guareschi. «Lo zaino non mi pesa più, mi sento fortissimo. Lo debbo rivedere, il mio bambino: il primo dovere di un padre è quello di non lasciare orfani i suoi figli. Lo rivedrò».
Racconta come era la vita da prigioniero; una vera e propria guerra psicologica, fatta di oppressioni e umiliazioni, di terrore e di fame ma al riguardo scrive Guareschi:
”Io non mi considero prigioniero, io mi considero combattente…sono un combattente senz’armi, e senz’armi combatto. La battaglia è dura perché il pensiero dei miei lontani e indifesi, la fame, il freddo, la tubercolosi, la sporcizia, le pulci, i pidocchi, i disagi che non sono meno micidiali delle palle di schioppo…Io servo la patria facendo la guardia alla mia dignità di italiano.”
Scrive pagine drammatiche in cui emerge la vita del campo, con il mercato nero e i suoi speculatori, le spie, le lettere da casa, le conversazioni le liti, le notizie dal fronte provenienti dalle radio clandestine che riuscivano a nascondere, tutti racconti vivi e umani, schietti come era lui “uomo emiliano testardo della bassa” e così anche in prigionia strinse i denti e si mise a combattere con tutto ciò che era.
Alla fine riflette su tutti gli avvenimenti:
“Per quello che mi riguarda, la storia è tutta qui. Una banalissima storia nella quale io ho avuto il peso di un guscio di nocciola nell’oceano in tempesta, e dalla quale io esco senza nastrini e senza medaglie ma vittorioso perché, nonostante tutto e tutti, io sono riuscito a passare attraverso questo cataclisma senza odiare nessuno. Anzi, sono riuscito a ritrovare un prezioso amico: me stesso.”
Grandi insegnamenti senza tanta retorica ma con uno sguardo positivo sulla vita e la sua resistenza morale al totalitarismo; uno scrittore, giornalista fumettista… “ironico e vivace, uno che non molla mai, anche nelle situazioni più difficili”.
Un uomo libero.
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Sinossi
Guareschi è tenente di artiglieria quando, all’indomani dell’8 settembre, rifiuta di giurare fedeltà alla Repubblica Sociale Italiana e viene fatto prigioniero dai tedeschi. Comincia così quella che diventerà l’esperienza più importante della sua vita, che lo trasformerà da semplice umorista in autore capace di uno sguardo profondo e umano sulla realtà e gli individui che lo circondano. Durante l’internamento in Germania Guareschi decide di tenere un diario, di scrivere storie e aneddoti che legge ai compagni girando di baracca in baracca – per regalare un sorriso, per addolcire la malinconia, per far dimenticare almeno un po’ la fame e dare a ciascuno la possibilità di sentirsi ancora libero. La cronaca di anni terribili, arricchita dal tono ironico e delicato del maestro della Bassa, ripercorre la vita quotidiana degli internati italiani, riflettendo il valore e la dignità di tutti coloro che sono stati costretti alla prigionia.
Titolo: Diario clandestino
Autore: Giovannino Guareschi
Editore: Bur, 2017