L’isola delle lepri di Patrizia Poli

Voce alle Donne

Recensione di Emma Fenu

l'isola lepri

 

L’isola delle lepri è un romanzo scritto da Patrizia Poli e edito da Literary Romance nel 2021.

Dopo Lo scandalo della felicità di Pina Mandolfo, appena da me recensito, Il secondo piano di Ritanna Armeni e Benedetto il frutto di Giulia Villoresi, mi dedico all’analisi di un altro libro ambientato in un convento: L’isola delle lepri.

In questo caso la narrazione, pur ben radicata nel contesto storico e fisico e ispirata alla vera storia di Santa Margherita di Ungheria, è rivolta al dilemma, al dubbio, al dualismo fra luce e buio che abitano in un’anima e in un corpo straziati e inebriati dal dolore, veicolo d’unione amorosa con Cristo.

Il mio approccio non sarà agiografico, non mi addentrerò, in questo contesto, nella diatriba suscitata dalla pubblicazione de La santa anoressia, nè sarà autoptico. Seguirò la scia dell’autrice che racconta di Magrit, preparandomi a un mio prossimo seminario di approfondimento.

Voce alle donne, dunque. E finalmente.

Di cosa tratta L’isola delle lepri?

1242 Dalmazia.

Per sfuggire all’invasione delle orde dei Tatari,  un anno prima della nascita della principessa Magrit,  il re d’ Ungheria Béla IV Árpád e la regina bizantina Maria Laskaris si rifugiano in Dalmazia.

I due giurano che, se l’Ungheria fosse stata liberata e avessero avuto una figlia femmina, l’avrebbero consacrata ad un monastero, Il ritorno in patria segna il sestino della piccola Margherita, Margit, a cui, come alla sventurata manzoniana, vengono date pupattole vestite da monache per giocare.

Nata al servizio dello stato e degli uomini, Margit non è neppure bella: la sua esistenza sarà più utile in un convento dove la bambina viene abbandonata, straziata, a soli quattro anni. La sua compagnia sarà Kalima, la cagnetta che le faceva compagnia nel breve tempo in cui fu principessa, bambina, figlia. Libera.

Bela fa costruire un convento domenicano sull’Isola delle lepri, che poi prenderà il nome della fanciulla divenuta Santa, dove, accompagnata dalle sorelle, Margit si trasferirà dedicandosi alla vita ascetica.

Ma c’è di più.
C’è l’autonegazione del cibo e dell’acqua.
C’è l’autoimposizione del cilicio fin da bambina.
C’è la volotaria esecuzione degli atti più umili o più nauseanti, dallo svuotare i pitali al detergere piaghe purulente dei feriti.
Ci sono tagli autoinflitti sulle braccia e chiodi inseriti, con la parte appuntita verso il tallone, dentro le scarpe.
C’è un odore acre sulla pelle e sulle vesti e sciami di pidocchi che si rincorrono fra i capelli.
E poi ci sono le visioni di Lui.

Lui che già conosceva in un’altra vita. Lui che ama, riamata. Lui che la riconosce. Lui che le fa rifiutare di sposare il re di Boemia, lui che la manda in estasi con l’ostia consacrata, Lui che le appare nei sogni portandola fino al piacere.

Lui, ritratto in un’effige di crocifisso eburneo su cui lei piange e medita, cullandolo e baciandolo.

Lui per il quale soffrire, per il quale sopportare, per il quale morire.

 

 

Questa, diversamente da altre, è la storia di una libera vocazione.

Ma se Magrit, fin dal ventre materno fu asservita alla ragion di stato, quale corpo senza volontà su cui tracciare destini, poi relegata a utero, con la proposta di scioglimento del voti, qualora servisse per un matrimonio, avesse agito inconsapevolmente per avere voce, per essere visibile, per vendicarsi del torto subito, per imporre la sua presenza e forza a chi non le chiese mai un’opinione e non le concesse la grazia di una carezza?

Non era forse il suo unico modo di ribellarsi all’oblio dell’essere donna, decima figlia femmina, niente di niente, senza diritto di essere ricordata, amata?

E poi ci sono altre figure, il padre provinciale Marcello, che subisce la seduzione di questa creatura e la madrina, suor Olimpiade, che ne scrive la storia, le estasi, le  parole, le febbri.

Eppure anche i due amici e tutori vivono nel contorcersi serpentino del dubbio: la fanciulla è una santa o un’eretica come quelle, eredi del culto di Maria Maddalena, da cui ebbe origine la comunità dei Catari?

Una santa o una esaltata dai morsi della fame e dal dolore?

Una santa o una delirante bugiarda che cerca vendetta?

Magrit è onesta. Si taglia in posti poco visibili, ma non simula le stimmate che non ha. Non racconta bugie. I suoi non sono solo desideri, ma ricordi di quando i capelli rossi le scendevano sulla schiena, mentre abbracciava le ginocchia di Lui crocifisso.

Morirà a 29 anni. Diranno che il suo corpo martoriato emana odore di rose. Si affolleranno attorno al suo capezzale per strapparle una reliquia: dovranno potreggerla o sarebbe stata fatta a pezzi.

Il prelato, Marcello, tornerà sulle orme della gioventù, a fare il pellegrino sul cammino di Santiago di Compostela, con una conghiglia ad allegerire il petto e un bastano a scacciare tormenti.

Oggi, non resta che una tomba della piccola grande Margit, una santa mai dimenticata nella devozione del popolo e dalla letteratura e cinematografia.

 

Perché leggere L’isola delle lepri?

L’isola delle lepri è un libro dal taglio storico, ma estremamente coinvolgente sul piano umano, emozionale e morale.
Chi sono i santi? Coloro che non conoscono dissidi interiori? O, invece, coloro che lottano con le insidie della contigenza, dell’ombra, dell’istinto, della carne?

Se Cristo era vero Dio e vero Uomo, loro sono solo vere donne e veri uomini, creature con nessun impulso sbagliato, morboso e peccaminoso nemmeno se l’estasi è piacere. Il piacere non è una condanna. L’amore non è mai ostacolo alle vie del Bene, anche nelle forme più estreme.

Ma in questa storia di forza, resilienza, audoterminazione e ribellione io vi vedo una Donna, accanto alla Santa, che ha potuto dire no e scegliere come vivere e quando morire, senza abbassare lo sguardo, senza tacere verità scomode, illuminando re e autorità con la sua voce. Voce che altrimenti si sarebbe persa, come le milioni di ninnananne, nel vento.

Ho molto apprezzato la strategia narrativa con cui l’autrice ci riporta al presente creando dei doppioni dei personaggi, una ricercatrice e un archivista, rispettivamente Maddalena e Marcel, per indicarci che un cerchio ci stringe, un filo ci lega, e la nostra vita non inizia con il primo vagito.
Ha radici lontane.

 

Link d’acquisto

L’isola delle lepri

http://www.tottusinpari.it/2021/03/05/lisola-delle-lepri-lultimo-e-appassionante-libro-di-patrizia-poli/

Sinossi

Una fanciulla in odore di santità. Il cuore di un uomo straziato dal desiderio.
Una donna capace di grandi passioni.

Margit d’Ungheria è ancora nel grembo materno quando viene votata a Dio.

Monacata a forza si accolla ogni sofferenza e privazione pur di essere gradita all’Altissimo.

Rifiuta la proposta di matrimonio dell’aitante re di Boemia Ottocaro, mette pace fra l’amato fratello Stefano e il padre. In realtà, il suo animo triste è preda di una nostalgia feroce e di rancori violenti , il suo cuore è straziato dal desiderio di una vita fuori dalle cupe mura del convento. Accanto a lei, Marcello, il padre provinciale dei domenicani, bruciato da una segreta passione, e Kalima, la fedele cagna.

È la storia di una donna singolare, di una giovane vita sprecata, di un animo potente, tormentato, capace di amore, passione e solitudine immensi.

 

Titolo: L’isola delle lepri
Autore: Patrizia Poli
Edizione: Literary Romance, 2021