Le due mogli di Manzoni di Marina Marazza
Voce alle Donne
recensione di Emma Fenu
Le due mogli di Manzoni è un romanzo di Marina Marazza edito da Solferino nel 2022.
Di cosa tratta Le due mogli di Manzoni?
Le due mogli di Manzoni è un romanzo bellissimo, con fedele ricostruzione storica, poco spazio all’invenzione, cura nel periodare e nei dialoghi nonché nella ricostruzione del contesto storico italiano e della biografia dei vari personaggi di spicco che fanno capolino nella narrazione avvincente, originale, convincente e appassionante.
Non stupisce che numerose siano le recensioni che ne esaltano la cura e lo spessore, a cominciare da quella, acuta e dettagliata, della nostra Sabrina Corti, che vi invito a rileggere.
Tutto inizia il giorno della morte di Enrichetta Blondel, la prima moglie di Alessandro Manzoni, madre di quindici figli, di cui pochi, soprattutto poche, sopravviveranno. Se ai tempi la vedovanza e la perdita dei bambini non era cosa rara, la mortalità delle donne durante il parto o a seguito di molti, o per varie malattie, non era cosa di cui meravigliarsi, così come non lo era quella dei maschi, che non portavano eredi nel grembo, ma bastava un duello, illegale solo di fatto, ad aggiungere un altro corpo per nutrire la terra.
Alla veglia e al funerale conosciamo molti dei personaggi cardine della narrazione: Teresa Borri, vedova di Decio Stampa, la di lei madre e il di lei figlio, rispettivamente Marianna e Stefano, la contessa Maffei, Massimo D’Azeglio, al momento sposato con una figlia del vedovo, e Giulia Beccaria, che meriterebbe un romanzo a parte, perché definirla suocera è riduttivo. E poi, l’inconsolabile marito, che, ancora in gramaglie, concepirà un figlio illegittimo con una ricamatrice: quindi ha la sindrome del dolore del gomito.
Non so se si usi in tutta Italia, ma da piccola, quando sbattevo il su citato gomito, mi si diceva: “passa, è il dolore del vedovo, forte ma breve”. Questo non per esprimere un giudizio sulle sofferenze delle vedovanze, ma per far comprendere che nella mentalità di un tempo, e il proverbi ci riportano indietro di secoli, il risposarsi era assai comune e la vita ti temprava a perdite precoci fin dall’infanzia e la morte ti straziava sottraendoti figli biondi e amati, fino a farti perdere le modalità di sane relazioni e la capacità di saper amare.
Teresa si innamora prima dello scrittore che dell’uomo e per conoscerlo si affida a Tommaso Grossi, personaggio riuscitissimo, che, pur innamorato della donna, organizza un’incontro alla Scala che sarà fatale: Teresa diverrà la seconda moglie di Manzoni e scoprirà, raccontandolo in prima persona, chi c’è dietro l’autore de I promessi Sposi: un uomo che frequenta i salotti borghesi di scrittori e artisti assai celebri, che ha una nidiata di figli, una suocera poco propensa ad accettare il carattere indomito della seconda consorte, ben diverso dalla moglie morta e idealizzata, la cui assenza è presenza costanze nel confronto fra le due.
E scoprirà anche quanto il suo Lisander non abbia fatto troppo sforzo di immedesimazione nel tratteggiare Don Abbondio, e lei non mancherà di stargli accanto, anche quando si domanderà se la scelta che ha fatto è giusta, anche quando il cuore le si spezzerà in due parti esatte, anche quando le contraddizioni e le debolezze faranno del Manzoni un personaggio vivo nella storia contemporanea, acclamato, suo malgrado, dalla folla durante le cinque giornate di Milano.
E se dietro un grande uomo c’era, non c’è più, spero, una grande donna, Teresa spinge, non solo metaforicamente.
Perché leggere Le due mogli di Manzoni?
Sarò davvero poco originale: perché vale. Racconta un pezzo della storia d’Italia, ci fa conoscere i personaggi dei tomi polverosi del liceo e di quelli con meno polvere ma non più avvenieristici dell’università, ci racconta di Alessandro Manzoni, quello di cui per due ore alla settimana si leggeva in classe, a voce alta, durate la quinta ginnasio, al punto che il viso dell’anziana professoressa mi si confonde nella babele di voci del testo.
Lo ho amato e lo amo I promessi Sposi con i suoi personaggi, così come quanto gli danza dietro e attorno: l’uomo Manzoni, le donne, i cavalieri, l’arme e l’amore… no questo è un altro, ma l’idea la rende bene, perché se sai scrivere da Dio puoi pure essere un povero cristo o un povero diavolo, il mondo lo avrai capito come va, e non solo nel secolo decimo settimo.
Un’altra nota di merito de Le due mogli di Manzoni è la polifonia equa che sembrerebbe ardua in un testo in prima persona che dà finalmente voce a una e a molte donne in una cura linguistica verosimile e accattivante: gli uomini ci sono, alcuni di filato, altri alla pari, ma questa storia è di tutti e per tutti.
Del resto, Teresìn era una donna generosa, ironica, acuta, una narratrice fantastica e una grande Donna.
Credete che vi abbia detto quasi tutto?
Vi sbagliate. Sono stata davvero parca di dettagli, perché non vi serve una sintesi, vi serve un’immersione nelle pagine. Vi serve, vi cambia, vi diverte, vi commuove. E vi rende consapevoli della vita non di Manzoni, ma di ciascuno.
Link d’acquisto
https://www.ibs.it/due-mogli-di-manzoni-libro-marina-marazza/e/9788828210313
Sinossi
Un colpo di fulmine letterario. Una famiglia che pare felice. Ma in amore c’è chi ama sempre di più.
Teresa non si sarebbe mai aspettata di innamorarsi di Alessandro Manzoni ancora prima di incontrarlo di persona.
Eppure, non è tipo da perdere la testa facilmente: è una giovane vedova benestante con un figlio, una posizione sociale, una cultura che le permette di brillare nei salotti della Milano ottocentesca.
osì quando anche lui rimane vedovo della prima moglie Enrichetta, stroncata dall’ennesima gravidanza, un amico devoto combina un incontro galeotto durante una prima della Scala.
Le nozze si celebrano nel gennaio del 1837 ed è un matrimonio fin da subito pieno di passione, ma Teresa si ritrova matrigna di sette difficili figli di primo letto, nuora di una suocera impossibile e moglie di un uomo assai diverso da quello che si aspettava: pieno di nevrosi, problematico e incapace di amare.
Un anno dopo l’altro, una delusione dopo l’altra, mentre intorno si compiono gli avventurosi destini dell’Italia da unificare, persino il sentimento forte che la lega ad Alessandro rischia di vacillare.
La voce di Teresa che racconta la sua storia è la voce di ogni donna che ama troppo e queste pagine, impeccabili nella ricostruzione storica, trasportano la sua vicenda nella dimensione universale dell’amore che esalta ma che può anche distruggere. Manzoni, svelato in una luce intima e nuova, scende dal piedistallo e ci appare umano, con le sue tenerezze e le sue miserie. Così che in questo romanzo si incontrano e si riconoscono, come in una vertigine, il tempo dei protagonisti e il nostro, la vita e la letteratura.
Titolo: Le due mogli di Manzoni
Autore: Marina Marazza
Edizione: Solferino, 2022