“Voci divine” di Tommasina Soraci

Contest Amarcord

Un’orda di quindicenni vocianti che trascina valigie in cui pare abbiano riposto tutta la loro casa – i trolley sono di là da venire – riempie un pullman che per una settimana li porterà in giro per l’isola. Il viaggio è il premio per gli ottimi voti riportati all’esame di quinto ginnasio.

Entusiasmo alle stelle: aver avuto il permesso da genitori d’altri tempi di vivere da soli per ben otto giorni, lontani da casa!

Lucia è doppiamente eccitata, è la prima volta che dovrà gestirsi da sola, ma c’è di più: fra qualche mese lascerà la sua isola per trasferirsi a Roma. Andare a vivere in una grande città la esalta, quel viaggio sembra essere giunto come un dono del cielo perché nella sua mente e nel suo cuore si fissino luoghi, panorami, profumi, colori che fanno parte del suo DNA, che diventeranno carne e sangue di se stessa.


Chiacchiera, canta in cori stonati ma allegri – per fortuna non ci sono ancora MP3 e cuffie – ride, ma è come sdoppiata, dialoga con se stessa, tra un balzo nel futuro che le si presenta carico di sorprese e aspettative e la testa all’indietro a fissare e cementare dentro di sé le sue radici.


Dopo le meraviglie di Palermo, Monreale, Cefalù di una bellezza “troppa”, da far esplodere il cuore e la mente, ecco Segesta.

Il tempio in alto, sulla collina brulla, sembra irraggiungibile, in un’altra dimensione. la salita se la ricorda ripida, ansante arriva in cima. Mentre gli altri si disperdono a fare foto, Lucia se ne va per conto suo, è stata sempre una solitaria, ci sono momenti in cui sente proprio la necessità quasi fisica di isolarsi. Attraversa le colonne slanciate, serie nella loro severità e eleganza ed entra nel tempio.


Come per incanto “sente” il silenzio. Si muove in mezzo alle antiche pietre, è come se anche il suo pensiero tacesse , all’improvviso, il cielo si fa grigio, si leva il vento che, come una vecchia Sibilla, modula voci fra le colonne: è l’oracolo da interpretare.


Si ferma, gli antichi dei le parlano con ritmo di antiche melodie. Smarrimento, timore sacro, stanno parlando solo a lei. Poi il panico, torna sul vuoto della collina, si rituffa nella realtà di suoni imani. Ma qual è la realtà?


Non saprà mai cosa volessero dirle ma non ha più dimenticato quelle voci divine. (Gennaio 1961)