“Un Cancello d’amore”

contest Amarcord

di Giulia La Face

 

Un Cancello d'Amore

immagine da Web

Dormivo. Immersa in un sogno lanuginoso, dai contorni sfumati. Le braccia accartocciate sotto una forma corporea in modo da avere contorni precisi, senza penisole e sporgenze che penetrassero lo spazio intorno. Cercavo di essere un unico blocco di sostanza incerta e esausta in un letto fatto di notte e silenzio.

L’avevo sognato di nuovo. Con le piume dorate e un’aura di pulviscolo indaco. Al suo cospetto ero una piccola principessa perduta, dai piedi scalzi e la pelle tremante.

L’invito cadeva nel vuoto. Sempre. Appena allungava la sua mano per condurmi nell’Altroquando i miei movimenti si facevano imprecisi, scoordinati. Volontà e azione non partecipavano allo stesso impulso di andare, di afferrare l’invito a volare.

Ancora una notte di abbandono. Mi svegliavo in uno stato di incompletezza, con la netta certezza di aver sbagliato Universo, di non poter tornare verso Casa. Restava una piuma sul cuscino di nuvole a solleticarmi , testimone dell’Incontro perduto.

Mi allenavo con la forza della luce vitale a muovere i miei arti trasparenti, a dare loro la spinta sufficiente. Mi preparavo osservando le luci morbide che sotto di me si muovevano frenetiche in una danza scomposta. Ma così desiderabile.

Poi accadde . Sentivo una pulsazione accelerata, una parte di me era pronta ad afferrare la mano non appena fosse tornata a prendermi.

Osservavo luci potenti danzare al di sotto del mio stato di elementare coscienza. Battito veloce, un turbinio di grande attrazione. Eccolo di nuovo, un battito d’ali che già da un pó mi sorprendeva e chiamava.

Poi un vortice di luce intensissima mentre comandavo il mio corpo sottile e lo conducevo, lo dominavo, potevo dirigerlo di istante in istante con maggior destrezza.

immagine WEB

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L’afferrai, mi afferrò, mi avvolse.

Mi muovevo adesso verso una luminosa forza che mi trascinava in basso, sempre più velocemente. Ora era possibile, mi articolavo, percependo una sostanza in attrito che mi attraversava, come un sibilo, una caduta libera velocissima.

Ecco. Galleggiavo. Ad un tratto ero in uno stato nuovo e sconosciuto. Quiete. Calore. Silenzio acquoso. Ero io. Sensazione unica di compiutezza.

Madre, ero arrivata. Ero dentro te. Che mi avevi chiamato attraverso un Cancello d’Amore vivo.

Giulia La Face