Tempesta madre – di Gianni Solla

recensione di Emma Fenu

Tempesta madre

 

Tempesta madre è un romanzo di Gianni Solla edito da Einaudi nel 2021.

 

Ci sono specie di meduse che, in situazioni di pericolo, tornano allo stato iniziale, potremo dire fetale.

E se gli esseri umani non possono cambiare l’assetto delle proprie cellule, possono adottare comportamenti, che dall’anima si traducono in condizioni del corpo, per preservare uno stato di infanzia perenne, quale rifugio o prigione in cui l’adulto torna, spesso inconsapevolmente.

Tempesta madre è un romanzo di formazione che, in una sequenza di riti iniziatici, conduce i protagonisti a una evoluzione e a una crescita, intesa anche come cambiamento di fase, ma il percorso non è nè il linea retta nè in discesa.

Una madre bambina e un padre assente sono un bagaglio pesante per qualsiasi figlio; non è difficile immaginare che tale situazione disfunzionale si ripercuoterà nelle relazioni amorose e nella personalità.

Jacopo ha frequenti fenomeni di epistassi, mangia poco, ha problemi di digestione, incorre in stati febbrili, consuma antidolorifici, è depresso, maniacale, compulsivo e ansioso, passa da una donna all’altra con noia, alla ricerca di quanto ha perduto o ha troppo avuto.

I continui flashback a eventi dell’infanzia, che caratterizzano il romanzo, permettono al lettore di Tempesta madre di arrivare a comprendere, o ad avere conferma di quanto sospettato, solo verso la fine del libro, momento in cui tutti i nodi non si sciolgono, ma almeno si allineano fra i denti di un pettine.

Il dna non trasmette solo bellezza, ma anche il mal di vivere e l’arte del mentire a se stessi. E per salvarsi, senza morire ed evaporare come una medusa, vittima del mare amniotico, Jacopo dovrà smitizzare il padre e la madre, riconoscersi adulto e ricondurre i fiumi di parole che scrive fin dall’infanzia alla foce di tutto. Del suo tutto.

Concludendosi in un cerchio perfetto, Tempesta madre indaga nelle acque oscure del legame fra madre e figlio, in quell’amore viscerale, totalizzante e paralizzante in cui i ruoli, a volte, si sfumano e si annacquano, per non affogare nella verità.

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Tempesta madre

Sinossi

All’istituto Santa Sofia, Jacopo è il solo maschio della classe, e a otto anni il suo rapporto con le donne è già complicato.

A partire da quello con la madre, che gli fa imparare a memoria versi di Majakovskij, spegne i mozziconi di sigaretta nei piatti ed è divorata dalla voglia di vivere.

Per le suore della scuola è chiaro che quella ragazza con la maglietta troppo corta è all’origine dei comportamenti di Jacopo: taciturno, fin troppo interessato alle gambe delle sue compagne e soprattutto fissato con la scrittura. I suoi temi, che hanno sempre lei come protagonista, fanno il giro della scuola.

Sua madre e suo padre non vivono insieme ma non hanno mai smesso di litigare furiosamente, lei in italiano e lui in napoletano, lui macellaio e lei segretaria della Brahms edizioni musicali.

Una notte, Jacopo e la segretaria – cosí lui chiama sua madre – si trasferiscono abusivamente in una palazzina popolare al Rione delle mosche: due buste, una scatola, e lo zaino di scuola come unico bagaglio.

L’ascensore non funziona e il bagno è senza porta, ma c’è un solo letto in cui dormire: se Jacopo dovesse scegliere un momento perfetto della sua vita, indicherebbe quello.

Nel rione c’è anche la macelleria di suo padre, e il pomeriggio Jacopo si chiude nella cella frigo a riempire di parole i fogli per incartare la carne.

Quella di Jacopo è un’educazione sentimentale fallimentare, e a leggerla scappa spesso da ridere.

Un incontro disastroso dopo l’altro, fino alla catastrofe definitiva: l’incontro con Veronica, maestra di meraviglia e di fuga.

Un romanzo amaro, ironico, abrasivo, che rivela una nuova voce di inusuale freschezza, in cui il sorriso e l’emozione convivono a ogni pagina. Gianni Solla si fa spazio tra gli scrittori capaci di affrontare il dolore a viso scoperto, con grande fiducia nella letteratura.

Titolo: Tempesta madre
Autore: Gianni Solla
Edizione: Einaudi, 2021