Le nuvole prendono forme incessanti e scostanti: le nuvole sono forme d’aria, l’aria che riempie il mio corpo. Vorrei essere aria per non essere, o essere donna. Cosa significa la parola donna? Non lo so, so solo quello che sento. Cerco la leggerezza delle nuvole e del vento, ma le nuvole e il vento non sono vivi. Ieri ho parlato con ED. Voi lo conoscete ED? Sembra essere un amico ma non credo che lo sia. Nei miei momenti di solitudine è stato il mio migliore amico: non si pensa ma il dolore è sempre meglio del vuoto e il vuoto è sempre meglio della paura. ED si nasconde nella mia casa, nella mia dimora, non è un uomo e non una donna, è il mio riflesso, il riflesso della mia solitudine. Ero una bimba persa nelle discussioni fra i miei genitori ed un giorno si è presentato ED a tenermi compagnia. Era bello non essere più soli, so che ED mi dava da fare, mi occupava la mente. L’unica sua condizione era il mio diventare vento, aria e scomparire.

Sono divenuta sempre più aria e sempre più vento e poi ho guardato ED negli occhi e aveva il volto della morte. Non mi ha spaventato perché la morte è sempre più facile da affrontare della solitudine. ED ha un volto bruttissimo, i denti marci e le guance scavate, ma rimane il mio solo amico e io lo guardo come innamorata. Mi sussurra lo scirocco che bisogna innamorarsi della vita ma, vedete, la fedeltà è stata sempre il mio punto debole, ed io sono fedele a lui, alla mia ombra e infedele a me stessa.

La morte non danza sulle ali del vento e l’eterno non esiste: il nulla non esiste, altrimenti sarebbe essere. Rinuncio all’essere perché non si esiste mai da soli. Questo lo scrivo ma non lo so, lo sa solo lo scirocco che mi parlava l’altra sera vicino casa ed io ripeto le sue parole.

E voi ora ripete con me:  “Ti dico addio ED!”