Musica jive, musica live

di Laura Saija

 

<<Si pronuncia GIAIV, nonno>>

<<Che vuoi che ne sappia di inglese? Io andavo a scuola solo per vedere le gambe di tua nonna, gambe…all’epoca potevamo guardare solo le caviglie a dire il vero! Erano coperte le signorine, da testa a piedi, mica come voi oggi. A scuola si andava con rispetto, immagini la nonna con i vestiti sgualciti? O strappati finanche?>>

<<No, ovvio nonno, ho sempre visto nonna con il grembiule e la mani infarinate, io. Ma mi sembra che vi divertiste comunque, le serate di musica LAIV appunto, come dici tu, le organizzavate spesso.>>

<<Ci sentivamo benissimo nonostante il braciere non bastasse a scaldarci tutti, malgrado le scarpe rotte e nonostante non ci fosse abbastanza per la colazione. Finalmente non sentivamo piú rumori di esplosioni e bombe. Niente più carrarmati, i carretti che giravano in paese erano quelli della frutta, o quello del circolo, che tra una notizia e l’altra, staccava con una canzone del Quartetto Cetra. Era il parroco a promuovere gli eventi culturali, diceva che c’era bisogno di ritrovarsi in comunità, di concedersi un po’ di tregua e di pace e così spesso era proprio la parrocchia a raccogliere qualche spiccio per convincere il carretto a fermarsi qualche ora in piazza di domenica, dopo la messa, e mettere la musica per noi. E quelle ore erano speciali. Tutto il paese si ritrovava attorno al barroccino, chi offriva mandorle tostate, chi apriva una bottiglia del suo vino, i bambini scorrazzavano con le loro scarpe rotte e ci dimenticavamo poco a poco della guerra. Per me quelle serate erano l’occasione per incontrare tua nonna. Essendo più giovane, e donna, non aveva tanta libertà di uscire, ma approfittavo di quelle poche occasioni per lanciarle qualche sguardo.

Capisci Bettina di nonno, ci siamo corteggiati per due anni senza mai scambiarci una parola, oggi sarebbe impensabile. Ascoltando musica degli anni ’30 e guardandoci da lontano. L’autista del carretto gridava al megafono ‘Musica GIAIV, musica LAIV!’, almeno ogni 20 minuti. E noi sorridevamo mentre i pochi vecchietti rimasti giocavano a carte sulle panchine. Non sapevamo neanche cosa fosse la musica Jive! Ma ci piaceva.

Il 14 Febbraio, il giorno di San Valentino di Terni, il parroco pronunciò quelle parole che aspettavamo con ansia: ‘Vi dichiaro marito e moglie’ e tutta la gente seduta su quelle sedie scomode della parrocchia, di legno umido e vecchio, applaudì e cominciò a gridare ‘musica laaaaiiiiv’ sapendo che tutto era cominciato attorno al carretto della musica.

Storie d’altri tempi, Bettina mia. Oggi per fortuna di bombe non ne vedete voi giovani, ma l’amore non sapete proprio viverlo.>>

 

 

 

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