Margaret Fuller, un’americana a Roma
di Romina Angelici
Sarah Margaret Fuller Ossoli (Cambridge, 23 maggio 1810 – Fire Island, 19 luglio 1850), nota come Margater Fuller, è stata una scrittrice, giornalista e patriota statunitense. L’ultimo è il cognome del conte che sposerà in Italia.
Nata in una piccola frazione nel Massachusetts, Margaret è figlia di Timothy Fuller, importante avvocato e politico locale, il quale le impartisce una rigida educazione, soprattutto improntata allo studio dei classici greci e latini. Ciò influenzerà fortemente le sue inclinazioni verso le tematiche dell’indipendenza e dell’emancipazione femminili, ma contribuirà a relegarla nel più assoluto isolamento delle compagne di scuola che, a causa della sua preparazione, la considerano una sorta di saccente e arrogante antipatica oltre a bullizzarla per l’aspetto fisico.
L’educazione di Margaret procederà in una scuola privata e, autonomamente, con le traduzioni di testi in tedesco, francese e italiano che le consentiranno di impadronirsi delle tre lingue europee.
Margaret Fuller – un talento precoce
Il latino iniziò a impararlo a sei anni, a sette leggeva regolarmente testi di Virgilio e Ovidio, ma anche l’italiano di Dante e dell’Alfieri. E poi Cervantes, Molière, Goethe, la filosofia, la storia, le lingue moderne. Il prezzo pagato per un’istruzione così serrata fu alto: fin da bambina soffrì di insonnia, di problemi alla vista, di frequenti e forti emicranie. Ma dopo un tale sforzo, quello che lei definiva il suo lato energico, maschile, colto, era cosa fatta. A 18 anni, unica studiosa tra tanti uomini, il suo valore era riconosciuto anche nella prestigiosa Harvard.
Nel 1833 il padre decide di trasferirsi in una casa di campagna nei dintorni di Groton, dove, due anni dopo, morirà colpito dal colera, lasciando i familiari senza mezzi di sostentamento. Allo scopo di aiutare la famiglia, Margaret accantona temporaneamente le ambizioni letterarie per iniziare un quadriennio (1836-1839) d’insegnamento prima a Boston e, poi, a Providence. Approdata alla Temple School, il suo cammino si incrocia con quello di Amos Bronson Alcott e quindi con la piccola Louisa, lasciata libera di assistere alle lezioni e di assorbire stralci di validi insegnamenti.
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Fuller insieme a Bronson Alcott aderiranno anche alle idee del Trascendentalismo che aveva come suo teorico il poeta Ralph Waldo Emerson e, dal 1840 al 1842, lei viene chiamata a dirigere la rivista politico-letteraria lanciata dai Trascendentalisti “The Dial, A Magazine for literature, philosophy and religion” sulla quale pubblica il suo primo saggio Il grande processo: l’uomo contro gli uomini, la donna contro le donne ma scrive anche poesie, recensioni e critiche.
Nel 1839 uscì la sua traduzione delle Conversazioni di Eckermann con Goethe; il suo progetto più caro, mai completato, rimase quello di scrivere una biografia di Johann Wolfgang von Goethe.
È ricordata particolarmente per il suo libro storico La donna nel XIX secolo (1845), che analizza il posto della donna nella società dell’epoca ed è il frutto delle numerose conversazioni che tenne a Boston per cinque inverni (1839-1844), rivolgendosi alle donne e parlando di letteratura, l’istruzione, la mitologia e la filosofia. Woman in the XIX Century divenne poi il manifesto degli ideali femministi dato che conteneva sia una richiesta di uguaglianza politica che un ardente appello per la realizzazione emotiva, intellettuale e spirituale delle donne.
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Nel suo libro che scandalizzò molti benpensanti ma andò subito esaurito nella prima edizione, Fuller esorta le giovani donne a cercare una maggiore indipendenza in famiglia e di procurarsela attraverso l’istruzione. Incitava le donne a non accontentarsi della dimensione domestica ma a proiettarsi verso la realizzazione personale facendo qualsiasi lavoro, anche il capitano di mare.
La donna nell’Ottocento proponeva la riforma delle leggi sulla proprietà che erano ingiuste nei confronti delle donne e un confronto diretto e aperto su temi delicati come il matrimonio e le relazioni tra uomini e donne. Tutti questi temi affrontati scandalizzarono molti ma ebbero il merito di promuovere il dibattito nazionale sulla questione spinosa dei diritti delle donne.
Il libro venne giudicato absurd, immoral, scandalous. Troppo dirompente e rivoluzionario per essere accettato. Margaret Fuller venne definita arrogante, pedante, aggressiva, sgradevole, mascolina. Edgar Allan Poe, pur ammettendone il carattere geniale, la chiamava «ill tempered old maid», qualcosa come “vecchia zitella isterica”.
Continua con la carriera letteraria come saggista e giornalista di testate importanti, come il “New York Tribune”. Il giornale, in continua competizione con il suo concorrente “New York Herald”, che ha inviato un proprio corrispondente in Europa per intervistare i celebri intellettuali dell’epoca e per seguire le idee libertarie e repubblicane, che in quegli anni scuotevano le ancestrali fondamenta politiche del vecchio continente, decide di inviare anch’esso un corrispondente in Europa e la scelta cade proprio su Margaret Fuller.
Margqaret Fuller a Londra
Giunge a Londra, ove è accolta calorosamente da un folto gruppo di intellettuali e politici tra cui Giuseppe Mazzini, del quale diverrà grande amica. Glielo aveva presentato il celebre filosofo Thomas Carlyle a cui rivolgerà un’importante intervista. Nel pezzo scritto come corrispondente Margaret non si farà scrupolo di nascondere la delusione per le idee retrive e antifemministe dell’intervistato da lei un tempo apprezzato per la concezione eroica della storia.
Convinta dagli infervorati racconti di Mazzini, dopo una breve tappa a Parigi per intervistare George Sand, raggiunge l’Italia allo scopo di testimoniare il clima di grande attesa innescato dall’elezione di Pio IX. Nelle corrispondenze che periodicamente inviava da Roma alla Tribune, per informare i suoi concittadini sull’evoluzione della situazione interna dello Stato pontificio e degli altri regni italiani, tale sottofondo si coglieva bene nelle sollecitazioni all’opinione pubblica del suo paese perché si facesse qualcosa per l’Italia: “Questa causa è nostra più di ogni altra, dovremmo dimostrare che la comprendiamo” scriveva già il 17 ott. 1847 (Un’americana a Roma, p. 15); il fallimento delle speranze riposte in Pio IX l’avrebbe spinta a richieste sempre più pressanti e concrete di aiuto morale, politico e logistico. Delusa dall’indifferenza degli Stati Uniti, sentiva crescere in compenso la sua prossimità spirituale all’Italia sulla quale riversava parole di entusiasmo.
Margaret Fuller arriva a Roma durante la settimana santa del 1847 e proprio in San Pietro incontra un nobile impoverito e ardente repubblicano, il marchese Giovanni Angelo Ossoli, di dieci anni più giovane, con il quale inizia una relazione. Si sposarono in segreto nel 1849. Rimasta incinta si ritira a Rieti dove per un periodo sospende il suo lavoro di corrispondente per poi ritornare attiva dopo aver messo a balia il bambino e facendo la spola tra Rieti e Roma.
Durante la Repubblica, mentre il marito combatte sulle mura vaticane, Margaret riceve un importante incarico da Cristina Trivulzio. Le due si conobbero forse grazie a Mary Clarke o a Giuseppe Mazzini, o forse per intercessione di un’altra buona amica comune, la marchesa Costanza Arconati Visconti. Cristina rimane davvero colpita da Margaret, tanto da chiederle (è molto probabile sia stata lei) di presiedere l’ospedale Fatebenefratelli sull’isola Tiberina. Qui Margaret incontrò una giovane inglese che aveva interrotto il suo tour europeo proprio per fermarsi a Roma, ad aiutare; era Florence Nightingale, che proprio a Roma decise di dedicare la vita all’assistenza dei feriti e dei malati; aveva 28 anni e sarebbe diventata la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna.
Non si sa molto dell’incontro tra le due, ma un punto sembra certo: Fuller anticipa al Fatebenefratelli quella riorganizzazione degli ospedali militari che verrà poi messa in atto da Nightingale durante la guerra di Crimea nel 1854.
L’americana Margaret Fuller segue quindi molto da vicino le vicende risorgimentali italiane e partecipa attivamente ad esse. Curiosamente, nel film In nome del popolo sovrano del 1990, diretto da Luigi Magni, uno dei personaggi secondari è proprio Margaret Fuller. La si può vedere in due scene, come infermiera in un ospedale romano. Nella prima scena parla con il moribondo Goffredo Mameli; nella seconda ammette di aver fornito a Giuseppe Mazzini un passaporto americano per fuggire dalla città assediata.
Abbattuta la Repubblica a causa dell’intervento francese, Margaret e Giovanni ritornano a Rieti dal loro Angelino, che trovano gravemente debilitato per colpa della balia che, non ricevendo compensi da Roma a causa del blocco francese, aveva smesso di nutrirlo. Dopo un mese di intense cure il bimbo riprende vita, così i tre riparano a Perugia e ai primi di ottobre a Firenze,
Anche le vicende riguardanti la morte hanno un sapore romanzesco, purtroppo drammatico.
Finalmente i tre trovano un passaggio su un mercantile che trasporta un carico di sete e marmo al porto di New York. Il 17 maggio 1850, accompagnati dalla bambinaia (tale Celeste Paolini) s’imbarcano a Livorno sul vascello Elizabeth. Il caso vuole che nel corso della navigazione il capitano della nave muoia per il vaiolo e il comando venga assunto da un giovane e inesperto ufficiale di bordo, Mr Bangs.
Nel mezzo della notte, in vista del porto di New York, all’altezza di Fire Island, la Elizabeth s’incaglia, a causa del forte vento che ne ha aumentato la velocità ingannando il Bangs. Quasi tutti i membri dell’equipaggio, oltre alla moglie del capitano defunto, riusciranno a salvarsi aggrappati a delle travi della nave, ormai andata in pezzi dopo 12 ore di agonia. Un tentativo per salvare Angelino viene tentato dallo stewart che se lo carica a tracolla, ma i due vengono gettati a riva esanimi dai marosi. Margaret Fuller, Giovanni Ossoli e la Paolini, aggrappati all’albero di prua, vengono inghiottiti dalle onde e non saranno mai più ritrovati. L’oceano restituirà solo il cadavere del piccolo Angelo. Sono le due del pomeriggio del 19 luglio 1850. Anche il manoscritto del saggio che Margaret voleva pubblicare andrà disperso per sempre. Aveva solo 40 anni.
Vorremmo che ogni percorso fosse libero per la donna quanto lo è per l’uomo.
We would have every path laid open to Woman as freely as to Man.
Purtroppo, non ho trovato un’edizione italiana del suo libro più famoso, La donna nel IXI secolo, mentre risulta disponibile il saggio Il grande processo: l’uomo contro gli uomini, la donna contro le donne e la raccolta di lettere Un’americana a Roma.
Ben vengano altre informazioni a riguardo perché sicuramente è un personaggio da approfondire e conoscere meglio.
https://www.britannica.com/biography/Margaret-Fuller
http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/margaret-fuller/
https://www.treccani.it/enciclopedia/margaret-fuller_(Dizionario-Biografico)/