“Le tue mani governano il mondo” di Katia Giammusso

È ora.
La mia casa è diventata troppo piccola.

Le pareti si restringono, tutto d’un tratto, sempre più regolarmente.

Spingo coi piedi per creare spazio, ma è inutile.

Non capisco cosa succeda, finora era tutto quieto e ovattato. Adesso c’è tensione.

Mi piace qui.

C’è la temperatura giusta, ricevo tutto ciò di cui ho bisogno, c’è questa musica costante che cambia ritmo ma mi tiene compagnia sempre.

Se dormo continua a suonare lieve e quando mi sveglio la ritrovo, immancabile.

E poi c’è quel contatto, appena al di fuori delle pareti, quelle mani rassicuranti, che mi aiutano, se solo sono turbata o mi agito.

Qualcosa è cambiato. Ci sono queste scosse ed il tremolio subito dopo.

Mi sento risucchiare verso il fondo. Non riesco a opporre resistenza.

Sento il bisogno di scendere verso il basso, di assecondare l’onda che arriva e si ritrae.

Un’altra onda. Arriva, si ritrae. Pausa. Poi ricomincia.

Sento della tensione. C’è eccitazione là fuori ma anche apprensione.

Mi viene voglia di girarmi su me stessa. Adesso, alla prossima onda.

Via.

Che fatica. Sempre meno spazio.

Da qualche minuto non sento più il suo contatto attorno.

Là fuori? Saranno là fuori le sue mani?

E questo suono, questa musica perenne, questo TUM-TUM- TUM-TUM?
Con la testa arrivo ad un punto duro.

Da qui ci passo? Con la prossima onda, ci provo.
Ecco. I rumori sono più vicini adesso.

Varcano il passaggio da me a loro, da dentro a fuori, dalla penombra alla luce.

Sento molti altri suoni, più vividi, molto più vicini. Un urlo. É lei?

C’è questa apertura.

Forse dovrei uscire. Forse adesso, alla prossima onda.

Ho un po’ paura ma non posso più restare qui.

Mi sento morire ma forse è necessario.

C’è un bagliore forte, poi un altro grido disumano.

Il suono strozzato non viene più da dentro, ma da fuori.

Lo strillo è suo ma anche mio.

Due mani mi prendono e mi tirano piano, sto scivolando e fa freddo… che gelo qui. E soffoco.

Aria.

É ruvida nelle narici non è facile respirare.
Piango, non ne posso più.

Sono appena nata ma è finita.

Ho perso tutto. Tremo e strillo, dove sono? Dov’è la sua voce, dove le sue mani?
Altre mani, estranee, mi passano da una mano all’altra.

Luci e spruzzi, sono sballottata e lavata, coperta finalmente.
Ma sono completamente sola, non sono più, non esisto, non al di fuori di lei.
Nel tremore che mi attraversa, due mani mi appoggiano su un calore morbido. Si è fermato tutto, è bellissimo qui.

E riconosco il suono, lo stesso di quando ero dentro, anche se proviene da più lontano ora.
TUM-TUM- TUM-TUM.
Sono a casa di nuovo. Ed il contatto avviene ancora, anche se è più diretto.
Mentre stringo le mie mani a pugno, le sue si posano su di me. Il suono mi parla.
C’è commozione e gioia e stanchezza, e sopra ogni altra cosa, c’è quello che sta succedendo tra noi: ci stiamo ri-conoscendo.
“Tu sei tu e io sono io. Ma siamo unite una all’altra, anche se ora siamo qua fuori entrambe.
C’è un odore bello, nel quale mi ritrovo.

Sa di me, di te, sa di noi, perché siamo della stessa sostanza.

Mi appoggi una mano sulle guance. Con un dito lisci il contorno delle mie sopracciglia, la curva del naso, il gonfiore delle guance. Attraverso il tuo tocco mi scopro, mi conosco, esisto. Attraverso il tuo sguardo mi vedo, mi identifico e sono.
Fissi su di te, i miei occhi individuano i tuoi tratti, la tua sagoma e ci impariamo a memoria.

Tra mille ti troverei, tra mille mi troveresti.
Sul tuo viso c’è una fessura bianca tra due curve rosa, arcuate all’insù.

Vedo coraggio, amore, fiducia.

Sento un grande vuoto. Il bisogno di essere colmata è quasi insopportabile.

Ora mi abbassi e mi orienti appena. Mi appoggi al tuo posto morbido e caldo, accanto ad un altro odore, nuovo e necessario.
Ho sentito questo vuoto dentro e tu hai risposto. Mi faccio riempire. Mi sazi di te.
Incondizionatamente, senza che io chieda.
É bello qui. Ricevo tutto ciò di cui ho bisogno.

Mettendomi al mondo, mi hai portato nelle tue mani.

Le tue mani mi prendono, mi accettano, mi riprendono.
Le tue mani mi cercano, quando giaccio accanto a te nella mia culla e al primo
cedimento, mi rassicurano.
Le tue mani mi portano, mi reggono.
Le tue mani mi indovinano, mi capiscono e mi governano.
Le tue mani governano me e tutto il mio mondo, il mondo che è fatto solo di te”.