Di tufo e di altre storie di Giovanna Avignoni
Recensione di Franca Adelaide Amico
E’ noto che i personaggi arrivino allo scrittore per loro propria volontà per essere fissati nella forma attraverso il cesello sapiente di chi scrive.
Originale e insolito è che, a volte, anche oggetti inanimati possano parlare alla fantasia dello scrittore.
Eppure accade.
Accade quando l’ispirazione trae origine da forti sensazioni, da impressioni provocate da meri oggetti che ai più potrebbero sembrare senza vita ma che, al tocco della bacchetta fatata dello scrittore, assumono una vita palpitante.
Ecco: Giovanna Avignoni è l’autrice della magia e dei semplici portoni sono gli oggetti da cui nascono le storie raccontate in questo libro.
Porte, ingressi al mistero della casa.
Storie semplici, complesse, difficili, commoventi vengono narrate traendo spunto dagli interni di innumerevoli abitazioni palpitanti di vita.
E’ un bel libro quello di Giovanna Avignoni, non solo per la struttura originale di questa silloge di racconti ma soprattutto per la delicatezza e la fluidità dello stile.
Uno stile semplice ma ricco lessicalmente nello stesso tempo,tagliente quando è necessario ma mai eccessivo. Giovanna Avignoni ha il dono della medietas,
della classica armonia che smorza, assottiglia, armonizza e amalgama emozioni in una coesione equilibrata.
Il lettore viene ammaliato e, spesso, commosso, riflette.
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Sinossi
La porta rappresenta il passaggio dal noto all’ignoto, da un luogo pubblico a quello privato.
Oppure è intesa come limen, il limite, simbolo di chiusura o di difesa.
È quell’elemento che varchiamo quando entriamo nelle nostre abitazioni e che, una volta chiuso, sorveglia il nostro rifugio.
In questa antologia di racconti, la porta è usata come un artificio narrativo attraverso il quale entrare negli spazi altrui pur rimanendo al di là della soglia.
