Circe – di Madeline Miller

Voce alle donne

recensione di Emma Fenu

Circe

Circe è un romanzo di Madeleine Miller edito da Feltrinelli nel 2021.

Si è molto scritto e discusso in merito al romanzo Circe, che segue La canzone di Achille della stessa scrittrice, come di un capolavoro narrativo, supportato da studi del mito e attualizzato in un’ottica secondo alcuni femminista, dove le donne che Omero descriveva con pochi versi seduttrici e bidimensionali, si affermano come personaggi complessi, archetipi di modelli femminili eppur uniche in una storia che non è solo quella degli dei e degli eroi.

Diamo voce alle donne, dunque.
Non a caso Circe, figlia del titano Elios e della ninfa Perseide, pur essendo immortale, ha voce umana e questo la renderà la più discriminata nel palazzo del padre.

E non è solo la voce a distinguerla: sono i capelli selvaggi, striati di ciocche scure, i modi ribelli, il coraggio e l’attrazione per i mortali, per coloro le cui cicatrici non si rimarginano, per coloro che vivono per un battito di ciglia sulla terra e poi conoscono la nostalgia nell’Ade, per coloro che la morte rende vivi davvero, consapevoli dell’attimo e della memoria in cui esso diventa eterno per merito.

Diamo voce alle donne, dunque.

Non a caso Circe racconta la sua storia in prima persona, offrendo un’altra prospettiva, come anima nell’animus, e camminando scalza su una terra selvaggia che profuma dei tempi del prima del prima, di quel mito talmente lontano da essere diventato muto, di quando la Dea era madre e la Madre era Dea.

Diamo voce alle donne dunque.

Non a caso Circe è una maga, come la nipote Medea, come Lilith, come Iside, come le streghe sul rogo.

La sua arte non è un superpotere: è volontà, dedizione, passione. Sacrificio di sè, metamorfosi interiore, conoscenza della propria natura.

E così Circe, celebre per trasformare gli uomini in porci, nel romanzo della Miller ogni giorno si scopre donna e madre, creatura di cervello e ventre come  Penelope, che tesse come una moira ma muore.

E, per non morire davvero, si declina nel miracolo continuo della rinascita attrraverso i lemmi custoditi e tramandati di generazione in generazione, di madre in figlia, dove la magia è nel racconto che crea.

Diamo voce alle donne, dunque.

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Sinossi

Ci sembra di sapere tutto della storia di Circe, la maga raccontata da Omero, che ama Odisseo e trasforma i suoi compagni in maiali.

Eppure esistono un prima e un dopo nella vita di questa figura, che ne fanno uno dei personaggi femminili più fascinosi e complessi della tradizione classica.

Circe è figlia di Elios, dio del sole, e della ninfa Perseide, ma è tanto diversa dai genitori e dai fratelli divini: ha un aspetto fosco, un carattere difficile, un temperamento indipendente; è perfino sensibile al dolore del mondo e preferisce la compagnia dei mortali a quella degli dèi.

Quando, a causa di queste sue eccentricità, finisce esiliata sull’isola di Eea, non si perde d’animo, studia le virtù delle piante, impara a addomesticare le bestie selvatiche, affina le arti magiche.

Ma Circe è soprattutto una donna di passioni: amore, amicizia, rivalità, paura, rabbia, nostalgia accompagnano gli incontri che le riserva il destino – con l’ingegnoso Dedalo, con il mostruoso Minotauro, con la feroce Scilla, con la tragica Medea, con l’astuto Odisseo, naturalmente, e infine con la misteriosa Penelope.

Finché – non più solo maga, ma anche amante e madre – dovrà armarsi contro le ostilità dell’Olimpo e scegliere, una volta per tutte, se appartenere al mondo degli dèi, dov’è nata, o a quello dei mortali, che ha imparato ad amare.

Titolo: Circe
Autore: Madeline Miller
Edizione: Feltrinelli, 2019