“L’amico ritrovato” di Fred Uhlman

Recensione di Monica Giusto

amico ritrovato

Il volto fiero e la postura eretta, gli abiti sartoriali indossati con elegante disinvoltura, lo sguardo dritto e sincero. Hans osservò il nuovo arrivato come un bambino avrebbe guardato un enorme e gustoso lecca lecca dai mille colori.

Konradin non era soltanto diverso dagli altri suoi compagni di scuola, era palesemente il migliore.

Hans ne era certo: sarebbe diventato il suo migliore amico, la sua ombra, il compagno su cui poter sempre contare.

Cosa non avrebbe fatto per attirare la sua attenzione!

Persino parlare in classe più del dovuto, lui che era taciturno per vocazione, che mai avrebbe alzato la mano per commentare questo o quell’argomento.

Ogni parola detta, ogni frase pronunciata con ostentata padronanza, non era rivolta al professore di turno, ma bensì al suo Konradin.

Il gioco era chiaro: Hans era l’attore, Konradin il suo unico spettatore.

E così, quando ormai privo di speranze e di idee, la tristezza aveva invaso il giovane cuore di Hans, il ragazzo che per lui rappresentava la perfezione, divenne suo amico, il suo miglior amico.

L’amico ritrovato è certamente la storia di un’amicizia giovanile, ma sullo sfondo le vicende della guerra ne tracciano le regole e le sorti.

Fred Uhlman, in questa sua famosissima novella, racconta di un affetto sincero nato all’interno di un liceo di Stoccarda mentre fuori l’ombra del nazismo si fa strada tra le idee e il vivere quotidiano della gente.

Un male oscuro, il nazismo, che sembra, almeno in un primo momento, non toccare i due giovani protagonisti, entrambi amanti delle loro monete greche e del discorrere di cose non futili.

Un’amicizia che in poche pagine si aspira e si conquista, si cerca e si gode, si logora e si perde per poi ritrovarsi ancora una volta.

 

Titolo: “L’amico ritrovato”
Autore: Fred Uhlman
Edizione: Feltrinelli, 1971