In giardino e nell’orto con Maria Montessori, AA.VV.

Recensione di Ilaria Biondi

Contest Donne ieri e oggi – Donne che fanno la storia

Montessori

Erano gli anni Ottanta.

Una piccola scuola di montagna, con due stanze riscaldate da una vecchia stufa a cherosene.

Una bidella un po’ brontolona, che ci rimproverava aspramente se non la salutavamo con la dovuta deferenza.

Due pluriclassi che contavano in tutto una quindicina di alunni.

Due insegnanti illuminate e lungimiranti, di cui conservo un ricordo grato e commosso.

Ripercorrendo a ritroso quegli anni gravidi di esperienze fondanti e di sensazioni indimenticabili, mi sento di dire che il metodo educativo di cui giovai all’epoca insieme ai miei compagni, era in buona misura tributario del pensiero montessoriano.

In particolare per quanto attiene al ruolo che la natura riveste nell’educazione dell’infanzia.

Vivevamo in un contesto bucolico, circondati da alberi e prati, sovrastati da un cielo che all’epoca non conosceva il grigiore stanco delle nebbie.

Buona parte dei nostri genitori e nonni possedeva una stalla, aveva animali da cortile e faceva il contadino.

Eppure le nostre insegnanti dovettero pensare che questa condizione, seppur privilegiata, non fosse sufficiente per spingerci ad amare la natura in cui eravamo immersi e a prendercene cura.

Si adoperarono pertanto per sviluppare in noi questo legame, ben consapevoli delle sue enormi potenzialità educative.

Le visite allo stagno con i pesci e i girini.

Le escursioni a piedi per scoprire e osservare i muschi e i licheni.

La raccolta di pigne, rametti e bacche per costruire piccoli doni natalizi tutti al naturale.

La cura dei fiori nella piccola aiuola davanti alla scuola.

I giochi attorno al grande ippocastano, che come Nume Tutelare campeggiava nel prato dove trascorrevamo i lunghi minuti della ricreazione.

La coltivazione di un piccolo orto, che ci teneva piacevolmente occupati anche durante le vacanze estive.

Le cure prodigate ad animaletti sfortunati in cui ci imbattevamo durante le nostre scorrazzate per le vie del paese.

Un passero ferito.

Un gattino randagio.

Un cane che aveva smarrito la via di casa.

Ignoro se il metodo educativo delle nostre insegnanti, che deve avere sollevato non poche perplessità all’epoca, abbia fatto di noi delle persone migliori.

Di certo posso dire però che ci ha reso dei bambini più felici e consapevoli…

Nel mio percorso di scoperta personale del pensiero di Maria Montessori, iniziato con passione qualche anno fa, mi sono imbattuta in un volume antologico che mi ha riportata a quell’isola segreta degli anni d’infanzia:

“In giardino e nell’orto con Maria Montessori. La natura nell’educazione dell’infanzia”, che si pregia del contributo di diverse figure che afferiscono al mondo dell’educazione scolastica e ambientale.

Un libro, piccolo nel formato, ma grande per le riflessioni e gli spunti offerti.

Un libro che, prendendo il volo da uno dei nuclei fondanti della pedagogia montessoriana – la natura nell’educazione del bambino – ne esplora tante suggestive, recenti applicazioni, ora più note, ora meno conosciute, in varie parti della nostra penisola.

Lavorare la terra, lavorare con la terra è un mestiere “maestro”, che può insegnare tanto.
“Le cure premurose verso gli esseri viventi sono la soddisfazione di uno degli istinti più vivi dell’anima infantile.
Perciò si può organizzare facilmente un servizio attivo di cure alle piante e specialmente agli animali.
Nessuna cosa è più capace di questa di risvegliare un’attitudine di previdenza nel piccolo bambino che vive il suo attimo passeggero, senza cure per il domani.
Ma quando sa che quegli animali hanno bisogno di lui, che le pianticelle si seccano se non le innaffia, il suo amore va collegando con un filo nuovo l’attimo che passa col rinascere del giorno seguente.”
(Maria Montessori)

Nel suo primo libro, “Il metodo della pedagogia scientifica applicato nelle Case dei Bambini” (1909), la Montessori consacra un intero capitolo al ruolo della natura nell’educazione.

Il giardino e l’orto vengono infatti indicati come strumento efficace per lo sviluppo fisico del bambino (in parte in linea col pensiero della Latter e di Froebel), ma anche e soprattutto per favorire la conoscenza scientifica della natura e per promuovere il suo arricchimento spirituale.

La Montessori si spende personalmente, affinché nelle Case dei Bambini da lei promosse, vengano predisposte costruzioni e gabbie per allevare conigli, galline e piccioni, e allestiti spazi all’aperto per coltivare fiori e piante ornamentali, alberi da frutto, ortaggi, grano ed erbe profumate.

I bambini si impegnano con entusiasmo in varie attività,

“contenti di agire, di conoscere, di esplorare […] perché è con l’attività che essi stessi fanno sbocciare germogli carichi di bellezza della propria piccola personalità”.

Non si limitano dunque a prendersi cura di animali, fiori e piante, ma  si adoperano anche per ripulire viali e aiuole dalle erbacce, innaffiare, potare i rami secchi, spazzare via le foglie secche.

Attività che suscitano in loro grandi soddisfazioni, ma che sollecitano al contempo il senso di responsabilità e la consapevolezza delle proprie azioni, facendo crescere in loro la curiosità e il rispetto verso ciò che li circonda.

In collaborazione con il figlio Mario, fine e appassionato conoscitore dell’universo vegetale e animale, la Montessori fa approntare il materiale strutturato appositamente (gli “incastri” delle foglie) per aiutare i bambini a conoscere e classificare le piante (sull’esempio del materiale messo a punto per favorire l’approccio dei piccoli alla geometria).

Montessori

“Il sentimento della natura cresce con l’esercizio come ogni altra cosa; e non è certo trasfuso da noi con qualche descrizione od esortazione fatta pedantescamente dinanzi ad un bimbo inerte e annoiato chiuso tra mura, e abituato a vedere o sentire che la crudeltà verso gli animali è una necessità della vita. Sono le esperienze che lo colpiscono […].”

Come evidenziano le studiose Dompé e Trabalzini nel loro intervento, il concetto di natura educatrice non è semplice corollario della pedagogia montessoriana, ma si intreccia a doppio filo con i suoi capisaldi:

  • il valore dell’esperienza diretta
  • la libera scelta dell’attività da parte del bambino
  • la conoscenza e la successiva cura dell’ambiente circostante
  • la complementarità tra il lavoro della mente e l’esercizio dei sensi.

Le attività proposte da Maria Montessori coniugano pertanto un intento ecologico e uno slancio cosmico: far nascere nel bambino un sentimento di attenzione e protezione verso la vita, quella sorta di “tela” in cui “ogni particolare è un ricamo [e] l’insieme forma un tessuto magnifico.”

L’applicazione di questi principi all’interno della società contemporanea, dove spesso si assiste al fenomeno del bambino “accelerato”, si carica di un valore aggiunto:

conoscere il ritmo della natura aiuta infatti ad imparare i valori dell’attesa e della pazienza, a rallentare la velocità del nostro tempo per modularlo su quello ciclico del mondo naturale.

Il progetto pedagogico della Montessori non si limita, come spesso erroneamente si crede, ai soli bambini della scuola dell’infanzia e delle elementari, ma si estende anche alla fascia degli adolescenti.

La Dompé e la Trabalzini non mancano di sottolineare l’impatto rivoluzionario che potrebbe avere una scuola secondaria che, accanto all’approccio intellettuale, concedesse spazio anche a quello pratico, coniugando l’apprendimento disciplinare con la gestione di situazioni concreti e di problemi reali.

Il metodo di Maria Montessori, come illustra in maniera incisiva questo volume collettaneo, rappresenta un’esperienza alquanto efficace non solo per chi opera all’interno di un sistema educativo dichiaratamente ispirato alla sua pedagogia, ma per tutti coloro che promuovono progetti educativi aventi le giovani generazioni come protagoniste.

La pedagogista Eufrasia Capodiferro mette ad esempio in luce il ruolo svolto dall’educazione all’ambiente nell’integrazione sociale così come viene promosso da cooperative sociali.

“Educare al rispetto dell’ambiente equivale […] a trasmettere il valore del rispetto per ciascun sé e per ciascun altro essere vivente, equivale a trasfondere il valore per la vita in tutte le proprie espressioni.”

La studiosa rileva anche l’esistenza di legislazioni che sostengono la crescita sana e armonica dei più giovani, come la Legge 344/97 del Ministero dell’Ambiente denominata “Le città sostenibili delle bambine e dei bambini”.

In questa direzione lungimirante si muovono, con comunanza di intenti, il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dell’Istruzione.

Ad essi spetta la promozione di progetti di educazione ambientale all’interno delle scuole e la stipulazione di  accordi e intese con Associazioni che sono impegnate nella tutela dell’ambiente, come:

  • Fondo per l’Ambiente Italiano
  • Lega Ambiente
  • Italia Nostra
  • Marevivo
  • Coldiretti.

Educare le giovani generazioni a diventare cittadini consapevoli e attivi, sviluppando la cultura del rispetto del sé, degli altri e dell’ambiente di vita, della solidarietà e della cooperazione.

Educare e formare, concetti però non già da intendersi come un travaso di nozioni e nozionismi, bensì come capacità e volontà di accendere nel bambino il fuoco
  • della conoscenza,
  • dell’interesse,
  • della passione per l’ambiente che lo circonda e di cui lui stesso è parte integrante.

Lo esprime assai bene, fra gli altri, Fulco Pratesi, fondatore di WWF Italia:

“Credo che le mani sporche di terra insegnino molto più di testi e dissertazioni, manuali e lezioni.”

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A Pratesi fa eco Carlo Petrini, Fondatore di Slow Food Italia, Associazione che nel 2003 ha lanciato nel nostro paese il progetto degli orti scolastici (“Orto in condotta”), disseminati in tutta la penisola, un nuovo metodo di educazione alimentare e ambientale che passa attraverso l’attività condotta in classe e “sul campo”:

“[Il gioco è] Il modo migliore per interessare i bambini e fare forme di educazione che funzionino.”

Il Progetto Educazione alla Campagna Amica, creato e sostenuto da Fondazione Campagna Amica e Coldiretti Donne Impresa, si muove in una direzione analoga.

L’intento di sensibilizzare i giovani alla tutela del territorio e a una sana alimentazione, insieme alla volontà di restituire loro il diritto di vivere il rapporto con la natura, passa attraverso il “fare esperienza”.

Da qui, la nascita delle aule all’aperto, le cosiddette fattorie didattiche, alle quali i bambini e i ragazzi partecipano con vivo interesse, producendo materiale di grande originalità, come

  • ricerche
  • temi
  • saggi
  • video
  • rappresentazioni teatrali

quale testimonianza del loro impegno concreto ed entusiasta.

“La fattoria è […] un luogo di pedagogia attiva, il luogo del fare, del manipolare, del comprendere attraverso l’esperienza, in cui è vietato non toccare. […]

Si chiama ‘fattoria didattica’ perché vi si impara qualcosa accompagnati da ‘educatori-contadini’. È un luogo dove si apprende ma non è una scuola. […]

Un prezioso strumento di apprendimento, di consapevolezza delle proprie radici e di appartenenza alla Terra.”

(Filippo Belisario, Marta Letizia)

La dimensione ludica e la condivisione didattica sono precetti che informano e sostanziano anche le attività promosse da Donatella Scotti.

Dal Laboratorio Provinciale di Educazione Ambientale di Civitavecchia la biologa ed etologa propone progetti al contempo

  • naturalistici
  • storici
  • narrativi
  • di socializzazione
partendo dal vissuto quotidiano e in un continuo interscambio di informazioni ed esperienze tra docenti e discenti:

“Stravolgendo le dinamiche d’intervento, ho incoraggiato i “grandi” ad intervenire come docenti nelle classi dei piccoli (una prima e una terza elementare).

Con orgoglio e sorpresa degli stessi insegnanti, un gruppo compatto di duri diciassettenni, verbalmente aggressivi, scettici e delusi dalla quotidiana realtà, ha escogitato metodi didattici all’avanguardia, portando per mano (spesso letteralmente) i piccoli a costruire progetti dai loro stessi sogni.

Sono nati così uno stagno, che ora è un’aula all’aperto per la didattica sul ciclo dell’acqua e delle zone umide, con il suo minicanneto, i rospi e i gerridi, e una “casa sull’albero” con annesso teatro dei burattini e percorso ginnico.”

Anche il progetto di Parco San Placido e della Casa del Giardinaggio del Comune di Roma ha una filiazione diretta con il pensiero della Montessori.

Fabio Maialetti, che gestisce e dirige l’attività didattica e culturale della Casa del Giardinaggio, ha maturato esperienze preziose nella Casa dei Bambini e nella scuola elementare di Villa Paganini a Roma, costruendo insieme alle insegnanti ed educatrici montessoriane un laboratorio di giardinaggio e di educazione ambientale.

Le iniziative mirate che vengono ivi organizzate partono dal concetto che il sentimento della natura cresce con l’esercizio e con l’esperienza diretta.

Questo perché

“il bambino ha bisogno di vivere naturalmente, e non soltanto di conoscere la natura”.

Un progetto condiviso di riqualificazione del verde, che vede coinvolti tecnici e istruttori del Servizio Giardini da un lato, educatori, insegnanti e alunni dall’altro.

Il volume si chiude con un messaggio che coniuga bellezza e speranza: la testimonianza di Gianfranco Zavalloni, un insegnante che applica un modello di pedagogia contadina, fondato sul “fare concreto”, sulla necessità di uscire dall’aula, in un’ottica tutta montessoriana:
  • Mettere in gioco le abilità manuali.
  • Imparare a “rallentare” dando attenzione ai tempi dell’attesa e della pazienza.
  • Coniugare il progettare e il fare.

Dal 2000 Zavalloni è diventato indispensabile punto di riferimento per il progetto nazionale “Un orto biologico a scuola”, che confluisce nella più vasta e inclusiva rete degli “Orti di pace”, ideati dalla compianta Pia Pera:

“L’idea è quella di pensare ad orti in cui sono coinvolti i bambini su cui vegliano i grandi (magari le nonne o i nonni) e insieme ci si prende cura delle piante. […]

Partiti dalla scuola, abbiamo poi esteso la nostra attenzione agli orti terapeutici, carcerari, sociali: spazi dove ci si prende cura di fiori e ortaggi scoprendo al contempo nell’orto un luogo ideale dove intrecciare tutta una serie di scambi con la natura, l’ambiente e la comunità, coltivando intanto la pace interiore.”

Quale espressione migliore del pensiero di Maria Montessori, nella cui visione cosmica l’educazione rappresenta lo strumento più efficace per la realizzazione di una Cultura della Pace?

Sinossi

Un giardino o un orto sono un limite, di spazio, alla natura. L’infanzia è un limite, di tempo, alla nostra vita. Unendo questi due limiti, però, si produce in campo educativo uno degli abbinamenti più straordinariamente creativi.

Titolo: In giardino e nell’orto con Maria Montessori. La natura nell’educazione dell’infanzia
Autore: AA.VV. (a cura di Leonardo de Sanctis)
Genere: Saggio
Editore:Fefè
Data edizione: 2010
Pagine: 112

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