“Anne di Tetti Verdi” di Lucy Maud Montgomery

A cura di Enrico De Luca

Traduzione di Oscar Ledonne & Enrico De Luca

Recensione di Ilaria Biondi

Ledonne e De Luca

“Anna dai Capelli Rossi va

vola e va come una rondine

però un nido non ce l’ha

non ha la mamma né il papà.

 

Anna dai Capelli Rossi ha

due grammi di felicità

chiusi dentro all’anima

e al mondo vuol sorridere […]”

Quando ripenso ai miei giorni di bambina mi risuona nei pensieri lo struggente refrain dell’anime giapponese Anna dai Capelli Rossi (Akage no An), che sul finire degli anni Settanta ha fatto da colonna sonora a tanti miei pomeriggi, rendendoli luminosi e vividi di emozione.

Non molto tempo dopo questa gioiosa scoperta televisiva ho ritrovato le avventure della mia eroina dalla chioma scarlatta fra le pagine di un libro, un cartonato della Mondadori del 1980 che conservo con cura, quale dono prezioso dei miei genitori: la copertina la ritrae appollaiata sui rami di un albero con le fronde generosamente ricoperte di fiori bianchi.

Ledonne e De Luca

A mia conoscenza è questa la prima versione italiana del romanzo Anne of Green Gables della canadese Lucy Maud Montgomery – pubblicato nel 1908 dalla casa editrice L.C. Page & Co. di Boston – cui ne sono seguite molte altre nell’arco di poco più di un trentennio, a testimonianza dell’accoglienza straordinaria di cui questo bestseller internazionale ha goduto e tuttora gode anche nel nostro paese (seppur in ritardo rispetto ad altre tradizioni letterarie, che contribuiscono a sancire la fortuna del romanzo della Montgomery già nei primi decenni del Novecento)[1].

La recentissima edizione Anne di Tetti Verdi (Lettere Animate Editore, 2018) tradotta da Oscar Ledonne ed Enrico De Luca (quest’ultimo ne è anche il curatore) si colloca pertanto nel non facile spazio della cosiddetta ri-traduzione, e in quanto tale è implicitamente chiamata a misurarsi, oltre che con il testo originale, anche con il nutrito corpus di traduzioni che la precedono in ordine cronologico.

La ri-traduzione è pratica frequente e consueta essendo la traduzione, in virtù della sua connaturata caducità, soggetta ad invecchiare, sia per ragioni strettamente linguistiche che culturali e/o ideologiche. È pertanto importante riattualizzare i testi, tenendo conto delle aspettative, delle competenze, delle esigenze rinnovate dei destinatari dell’opera in questione.

Se si getta uno sguardo alla cronologia delle versioni italiane del romanzo della Montgomery (notizia bibliografica che il curatore e co-traduttore Enrico De Luca, con lodevole perizia, si è premurato di inserire nell’apparato di note che correda Anne di Tetti Verdi) non può essere però questa la motivazione che sta alla base dell’edizione oggetto della nostra attenzione, essendo presenti nel mercato editoriale nostrano diverse traduzioni risalenti agli ultimi anni(2011, 2012, 2014 e una ristampa Fabbri del 2017).

A sollecitare Ledonne e De Luca, come quest’ultimo ha cura di precisare nell’introduzione, è stata una necessità[2] che denota grande onestà intellettuale:  offrire una versione per la prima volta realmente integrale e restituire così al romanzo la sua originale collocazione, sottraendolo a una tradizione più che ventennale che, tradendo e travisando le intenzioni dell’autrice (nient’affatto mossa da “precipui intenti pedagogici”), lo ha destinato quasi esclusivamente ad un pubblico di giovani lettori.

L’impegno traduttivo di Ledonne e De Luca risponde a quel criterio di lealtà nei confronti del testo originale che implicitamente dovrebbe informare e guidare ogni traduttore nel proprio lavoro di trasposizione.

Lo denota in primis lo scrupolo filologico con il quale è stato ricostruito il testo fonte, attraverso un attento e minuzioso confronto delle tre edizioni in lingua inglese (1908 – 1925 e 1942), che presentano qualche variante l’una dall’altra, indicate puntualmente in nota.

Una traduzione pregevole, godibilissima e alquanto convincente, che si contrappone alle varie forme di “manipolazione”, per dirla con Lefevere, che contraddistinguono le versioni precedenti, nelle quali Ledonne e De Luca hanno rinvenuto adattamenti disinvolti del testo di partenza, banalizzazioni e fraintendimenti ma anche

“tagli di un’ampiezza talvolta imbarazzante che riguardano sia alcuni passi sia gran parte dei riferimenti letterari, importanti nella formazione dell’autrice”,

modifiche da imputarsi con ogni probabilità a un imperativo di leggibilità e facile fruibilità da parte dei lettori più giovani a cui le suddette versioni sono state destinate.

Anne di Tetti Verdi segnala la propria presa di distanza già a partire dal titolo (in particolare dalla denominazione Anna dai Capelli Rossi, adottata da non poche traduzioni sulla scia dell’anime giapponese), come si legge in nota:

“Il termine ‘gables’, che taluni hanno proposto di tradurre con ‘abbaini’, indica più propriamente i ‘timpani’ degli edifici che nell’abitazione dei Cuthbert erano verdi; si è però optato per il più generico ‘tetti’ in quanto il nome della proprietà è collegato anche al colore dell’intero tetto.”

e dalla scelta di conservare la grafia originale del nome di battesimo della protagonista non solo, immagino, per conformarsi all’uso traduttivo attuale di mantenere inalterati i nomi propri nel testo di arrivo, ma anche per tenere fede alla volontà dell’eroina della Montgomery, al suo intrinseco legame con il proprio nome, con il quale ella si identifica fortemente e che deve e può essere scritto solo con una –e finale:

“- Ma se mi chiamate Anne, per favore chiamatemi Anne scritto con la e.-

– Che differenza fa com’è scritto?- chiese Marilla, con un altro sorriso arrugginito mentre prendeva la teiera.

– Oh, fa molta differenza. Sembra molto più carino. Quando sentite pronunciare un nome non lo vedete sempre nella vostra mente, proprio come se fosse stampato? Io sì; e A-N-N sembra orribile, ma A-N-N-E sembra così tanto più raffinato. Se solo mi chiamaste Anne scritto con la e, proverò a rassegnarmi al fatto che non mi chiamo Cordelia.-“

La prefazione e l’agile apparato di note (utili per fornire ragguagli e per porre rimedio a una “perdita” di traduzione che può verificarsi nel passaggio dal campo semantico dell’inglese a quello dell’italiano), cui abbiamo già accennato sopra, rappresentano un’altra significativa novità di questa versione.

Vi si trovano anzitutto informazioni biobibliografiche relative all’autrice, dati passibili di essere approfonditi dal lettore volenteroso e curioso che desideri conoscere più da vicino la formazione e la ricca produzione di Lucy Maud Montgomery.

Il curatore si perita inoltre di indicare da quali autori e opere siano estrapolate le numerose citazioni che costellano il romanzo, avendo cura di segnalare anche i rimandi intertestuali indiretti, ricostruendo in questo modo la fitta trama di riferimenti letterari che è sottesa alla narrazione, in cui spiccano soprattutto (ma non solo) grandi nomi della letteratura inglese.

Di notevole interesse anche le precisazioni in nota riguardanti la società canadese dell’epoca: si vedano ad esempio i riferimenti agli usi e ai valori della chiesa presbiteriana, agli aspetti della vita casalinga e dell’educazione scolastica e le non troppo velate allusioni alla diffusa xenofobia.

Personalmente apprezzo particolarmente la volontà di Ledonne e De Luca di esplicitare le scelte linguistiche, gli intenti e le strategie traduttive: grazie a tale modalità il lettore viene invitato a entrare nel laboratorio del traduttore e reso consapevole del modus operandi adottato, improntato ad una costante aderenza al testo originale.

Tale orientamento traspare in maniera evidente nelle note riguardanti la geografia del romanzo: viene anzitutto puntualizzato se i nomi dei luoghi citati sono reali o rinviano a luoghi realmente esistenti e quando sono invece fittizi; questi ultimi, quando sono “nomi parlanti”, appellativi poetici che giocano un ruolo significativo nell’economia della narrazione vengono tradotti in italiano, onde poter produrre nel testo di arrivo un effetto analogo a quello del testo di partenza, procedura questa che viene segnalata a piè di pagina, insieme alla denominazione originale in lingua inglese: “The White Way of Delight” ad esempio viene reso con “il Bianco Sentiero della Delizia”, come si legge nella nota 8 di pagina 33.

Altrettanto pregnanti in questo senso le osservazioni relative a modi di dire, proverbi, espressioni idiomatiche e locuzioni: il curatore designa in nota la soluzione ritenuta di volta in volta più appropriata (adattamento o traduzione letterale), riportando altresì la dicitura originale.

Nella nota 1 di pagina 84 leggiamo:

“ ’Wild horses won᾽t drag the secret from me’ è un modo per dire ‘nulla potrà strapparmi il segreto᾽, ma è opportuno tradurlo alla lettera [Neppure i cavalli selvaggi mi strapperanno il segreto] per capire la perplessità di Anne che ricorda quella espressa da Dickens in molti suoi romanzi riguardo alla reale correttezza dei modi di dire popolari. In questo caso ci si riferisce a una tortura medievale in cui si forzavano i prigionieri a parlare tirandoli da più parti con dei cavalli.”

Nella nota 1 a pagina 115 invece:

“ ‘A tempest in the school teapot’ nel testo inglese, espressione comune che alla lettera si può tradurre con ‘una tempesta nella tazza da tè scolastica᾽, ma che è stato necessario adattare [Affogare nel bicchier d’acqua della scuola] per rendere meglio in italiano il senso della proverbiale espressione.”

Ci pare pertanto di poter affermare che, grazie a questa nuovo e attento lavoro di trasposizione, venga conferito nuovo prestigio al romanzo di Lucy Maud Montgomery all’interno del panorama letterario in lingua italiana, offrendogli la possibilità di rivolgersi a un pubblico più ampio, senza alcuna restrizione di genere aprioristica, in linea con gli intenti della stessa autrice.

Una traduzione, quella di Ledonne e Deluca, che fa appello alla partecipazione attiva del lettore, sollecitandone la curiosità letteraria e linguistica, invitandolo a imparare qualcosa di nuovo sulla cultura di un paese altro e ad aprirsi accogliente all’estraneità, ampliando così le proprie esperienze di vita.

Una traduzione che, tra le due possibili strade indicate da F. Schleiermacher, opta per la prima (con l’augurio che anche il lettore abbia il desiderio di condividere con i traduttori il medesimo sentiero):

“O il traduttore lascia il più possibile in pace lo scrittore e gli muove incontro il lettore, o lascia il più possibile in pace il lettore e gli muove incontro lo scrittore.”

[1] Azzardo l’ipotesi che il proliferare di traduzioni in lingua italiana a partire dal 1980 è forse imputabile al successo riscosso dalla serie animata giapponese Anna dai Capelli Rossi. Ci tengo a precisare che questa mia è un’osservazione niente affatto suffragata da dati oggettivi, bensì una personalissima riflessione in qualità di semplice estimatrice di Anne, e in quanto tale passibile di essere convalidata o smentita dagli specialisti in materia.

[2] Necessità, è importante sottolinearlo, espressa dal curatore con estremo garbo e rispetto nei confronti delle traduzioni anteriori. De Luca si limita infatti a descrivere un dato di fatto oggettivamente riscontrabile, senza mai assumere un atteggiamento criticamente prescrittivo o di biasimo.

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Sinossi

“Anne di Tetti Verdi” (“Anne of Green Gables”), la cui protagonista è stata definita da Mark Twain «la più cara e adorabile ragazzina nella letteratura dall’immortale Alice», non solo riscosse un successo planetario poco dopo la sua pubblicazione nel 1908, ma continua ancora oggi ad appassionare schiere di lettori e a ispirare trasposizioni televisive e cinematografiche (da questo romanzo sono tratti l’anime “Anna dai capelli rossi” e la serie tv “Chiamatemi Anna”). La presente edizione del romanzo, curata da Enrico De Luca, propone una traduzione integrale e annotata dell’inaugurale romanzo della saga di Anne – composta da altri otto titoli che coprono quasi l’intera vita della protagonista -, che tributò un’immediata quanto duratura fama alla sua creatrice, la canadese Lucy Maud Montgomery.

Titolo: Anne di Tetti Verdi
Autore: Lucy Maud Montgomery / a cura di Enrico De Luca; traduzione di Oscar Ledonne & Enrico De Luca
Genere: Romanzo
Editore: Lettere Animate
Anno edizione: 2018
Pagine: 324