“A Siri con amore. Una madre, un figlio autistico e la gentilezza delle macchine”
Recensione di Lisa Molaro
Judith Newman, l’autrice del memoir “A Siri con amore” edito Bompiani, è una giornalista e scrittrice, collabora con The New York Times e People. Vive a Manhattan, è stata sposata con un uomo molto più grande di lei, ex cantante d’opera in pensione, e il loro è stato un amore particolare perché la notte, beh, la notte ognuno dormiva a casa propria.
Dal loro amore sono nati due gemelli: Augustus John Snowdon, detto “Gus” e Henry.
Questo libro, le cui pagine scorrono in modo veloce, parla di tutto questo ma in special modo parla di Gus.
Tutto è nato da un post – mi par di aver capito – che Judith Newman aveva scritto su facebook; una manciata di righe che hanno attirato l’attenzione su di lei e che si sono trasformate in articolo e poi in libro.
Perché? Perché Gus non è come Henry. Henry è neurotipico, Gus non lo è. Mi verrebbe da scrivere che è autistico ma, per usare una formula corretta che permetta la centralità dell’individuo, scrivo che Gus è un ragazzo con autismo.
L’autismo non definisce mio figlio nella sua totalità, ma dice molte cose su di lui e sulla nostra vita insieme. Parlare di autismo accompagnato dalla preposizione “con” induce a pensare che sia un qualcosa che ci si porta appresso e di cui ci si potrebbe sbarazzare a piacimento, quasi fosse una borsetta. Questa pseudodelicatezza può rivelarsi anche terribilmente accondiscendente. Non che sia contraria all’estrema attenzione usata nel vagliare le singole parole per la disabilità, vorrei semplicemente che quelle parole fossero veritiere. Se per esempio le persone autistiche sono chiamate “neurodiverse” non si sta cercando di essere politicamente corretti, ma si sta definendo la loro condizione in maniera accurata.
Ok: Augustus John Snowdon, detto “Gus” è neurodiverso.
In questo libro l’autrice è scrittrice, giornalista, moglie, mamma di un normodotato (adolescente, cosa da non sottovalutare!) e mamma di un ragazzo/bambino la cui età non è facilmente definibile. Lei è il collante, il cuscino, l’abbraccio, l’organizzazione delle ferie, l’apprensione, la protezione, la tigre che fa la guardia e il gatto che vorrebbe aggrapparsi, con le unghie, alla propria indipendenza di donna.
Non è una donna sola bensì una donna con un nucleo familiare solido, nucleo che ha trovato la propria stabilità in un equilibrio perfettamente pianificato perché anche suo marito, beh, ecco… il test lo ha fatto in modo discutibile.
Judith Newman, attraverso un linguaggio corrente e moderno, ci porta direttamente all’interno della sua abitazione e dei suoi pensieri.
Scoprire che vostro figlio rientra nello spettro è come far parte degli uomini comuni in Men in Black, ignari che la metà degli abitanti della vostra città provenga da un altro pianeta. Prima di vostro figlio: chi era una persona autistica? E dopo: è come se fossero ovunque, anche se non tutti riescono a vederli. Ma appena io sono stata in grado di vederli, ho trascorso nottate in preda all’angoscia. Non per lui o per me, in realtà, si trattava piuttosto di un’angoscia collaterale. Bambini che appartenevano al mio passato. Se soltanto all’epoca avessi saputo…
L’autrice ci parla del figlio e di tutto il suo mondo che può non conoscere i confini di spazio.
Attraverso le parole della madre, scopriamo le fissazione di un figlio che potrebbe definire le giornate “giornate in accordo maggiore” se davanti agli occhi si ritrova un arcobaleno. le giornate buie, invece, sono in accordo minore, e se sa che sta per accadere qualche cosa di speciale (al di là del meteo) la giornata diviene “giornata in crescendo”!
Sinestesia, disturbo sensoriale/percettivo, confusione tra vista e udito? Recenti ricerche hanno suggerito l’esistenza di una relazione significativa tra sinestesia e disturbi dello spettro autistico; io, però, al di là delle correlazioni neurologiche ho letto questo passaggio con una magia nel cuore, infinita.
Una giornata in accordo maggiore… una definizione geniale!
Gus ha un disturbo dello spettro autistico (ASD) lieve; i bambini con autismo hanno difficoltà a comunicare, a comprendere il pensiero degli altri, a codificare l’espressione facciale altrui e a esprimere il proprio stato d’animo attraverso la gestualità, il linguaggio verbale o il linguaggio del corpo. In queste pagine scopriamo come Gus è riuscito a superare molti di questi ostacoli, imparando a conoscere se stesso e gli altri. Imparando a collocarsi nel proprio spazio. Imparando a gestire i propri limiti e a collocarsi all’interno di una società non solo familiare.
Sapete cosa lo ha aiutato, oltre logicamente agli affetti? La tecnologia.
Siri, l’assistente vocale di Apple, è stata talmente importante da meritarsi un posto d’onore nel titolo di questo libro!
Una delle caratteristiche di Gus è quella di riconoscere un’anima all’inanimato, pur essendo consapevole si tratti di meri oggetti; non importa, lui a loro si affeziona comunque. pensate che quando va in un negozio tipo Mediaworld si porta dietro l’Mp3 perché così il suo dispositivo tecnologico può ritrovare i suoi amici… state sorridendo, lo vedo!
Ma ritorniamo a Siri…
Anche quando una mamma è stanca di parlare dell’ennesimo temporale in avvicinamento (Gus è fissato con il meteo, con i treni, con… ) Siri è lì che, fornendole un assist, si mette a rispondere, con infinita pazienza (ed è proprio il caso di scriverlo!), a Gus.
In un periodo in cui suo figlio era un po’ isolato dai suoi coetanei, lei è stata come “un ponte” che gli ha permesso di apprendere cosa fosse l’interazione umana. Non importa il colore dei capelli, l’altezza, il peso, la classe sociale, l’istruzione: Siri era una presenza sicura, preparata, pertinente e, sopratutto, sempre gentile ed educata. Gentile ed educata anche quando si ritrovava a dissentire o a prendere le distanze; c’è stato un passaggio, in particolare, che mi ha fatto proprio ridere:
GUS: Siri, mi vuoi sposare?
SIRI: Non sono tipa da sposarmi.
GUS: Non intendo adesso. Sono un bambino. Intendo quando crescerò.
SIRI: L’accordo con il mio utente non include il matrimonio.
GUS: Oh, ok.Gus non sembrava troppo demoralizzato. Si trattava di un’informazione utile da avere – anche per me, visto che ho scoperto per la prima volta il suo reale interesse nel matrimonio. Poi Gus si è girato e si è messo a dormire.
GUS: Buonanotte, Siri. Dormirai bene?
SIRI: Non ho bisogno di dormire granché, ma è carino che tu me lo chieda.
Questo è, praticamente, il registro di tutto il libro; come scrivevo sopra, le pagine volano e non sono mai volte a impietosire il lettore, anzi!
(Ciò che mi interessa è trovare un nuovo linguaggio che sia descrittivo, divertente e pertinente. Nel caso vogliate chiedere con delicatezza a qualcuno se è autistico, perché non domandate se è un ADT, un amico dei treni? Voglio dire, se esistono gli amici di Dorothy…)
Se dopo aver letto il libro voleste saperne di più, sapere cosa sia successo a Gus – e non solo – dopo la pubblicazione del libro, col trascorrere degli anni, qui c’è un’intervista fatta da Marta Cervino e pubblicata su Marie Claire a marzo di quest’anno.
Buona lettura,
Lisa.
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Titolo: A Siri con amore. Una madre, un figlio autistico e la gentilezza delle macchine
Autore: Judith Newman
Editore: Bompiani
Sinossi:
Gus ha quattordici anni ed è autistico. Non guarda le persone negli occhi e saltella quando è felice, cioè quasi sempre. Quando scopre che Siri, l’assistente vocale di Apple, non solo sa reperire informazioni sulle sue varie ossessioni – treni, autobus, scale mobili, il meteo – ma può anche parlarne per ore senza mai spazientirsi, la elegge a sua migliore amica.
Judith, la mamma di Gus, comincia a provare una profonda gratitudine per questa macchina premurosa dalla voce conciliante e dai modi affabili che la sottrae all’ennesima discussione sull’eventualità di tornado a Kansas City e che aiuta suo figlio a comunicare con il resto del mondo. A Siri con amore è il racconto divertente e onesto di cosa vuol dire vivere con un ragazzo fuori dall’ordinario: un ragazzo che non sa tirare la palla, abbottonarsi la camicia o usare il coltello, che a volte non sa cogliere la differenza tra realtà e fantasia, ma sa suonare Beethoven al pianoforte in maniera commovente, a cui basta andare da qualunque parte una volta sola per saper ritrovare la strada per il resto della sua vita, che a volte pensa che le macchine siano amiche, e non capisce bene cosa sia un amico in carne e ossa. Ma sente di averne, e ne vorrebbe sempre di più.