Leone – di Paola Mastrocola
Recensione di Giovanna Pandolfelli
Leone è un romanzo scritto da Paola Mastrocola edito da Einaudi nel 2018.
Può un cataclisma che ha del fantastico far riemergere in una comunità valori perduti, tradizioni
dimenticate?
Il piacere di ritrovarsi, di parlarsi, di pregare insieme.
Ritrovare il tempo per occuparsi di persone bisognose, di coltivare rapporti di amicizia e di amore, di ascoltare il proprio figlio.
L’opera si apre con una narrazione intima della quotidianità di una madre e suo figlio, Leone, un bambino di sei anni, timido e riservato.
Un incipit autoconclusivo di per sé, che lascia aperto un interrogativo alquanto bizzarro: perché Leone, questo bambino di prima elementare, prega in ogni momento del giorno?
Una domanda che a mio avviso potrebbe restare inattesa per la sua stessa natura fuori dal comune e, in fin dei conti, irrilevante.
L’opera si conclude in un’ottica di ottimismo infantile che potrebbe anch’essa costituire una novella
a sé stante.
Un finale da romanzo corale in cui si affollano tutti i personaggi incontrati fino a questo punto, più o meno casualmente, riconoscibili da un ciuffo di capelli o da un tratto appena accennato.
Ci sono tutti e anche qualcuno in più, con nomi e cognomi, bambini e genitori, tutti partecipi di una
conclusione dal sapore fiabesco.
Tra questi due estremi, incipit e conclusione, un figlio, anello di congiunzione tra passato e futuro,
tradizione e presente.
Paola Mastrocola, ex docente di materie letterarie, si avvale della sua conoscenza dell’ambiente scolastico per farne una parte dello scenario in cui si muovono i suoi personaggi e non nasconde leproprie inquietudini rispetto a certuni sviluppi recenti del sistema.
Evidente è la critica alla posizione del politically correct portata all’estremo, a discapito di rituali e valori parte integrante e fondante della nostra società e cultura, a favore di una facciata di rispetto verso l’alterità che non sempre porta con sé sentimenti di sincera tolleranza e comprensione.
– […] da tempo il crocefisso nelle classi è bandito e […] il presepe a Natale non si fa più. […]guai se un bambino avesse portato in classe anche solo una pecorella o una manciata di muschio ammuffito.
– Ah, bene, – disse la direttrice. – Perché sa, questo disturberebbe il clima di tolleranza, di accoglienza…
Leone è la fiaba della spiritualità di un bambino.
Toccante ed emozionante per chi crede in un Dio e per chi non ci crede. Non c’è retorica nel romanzo di Paola Mastrocola, ma soltanto uno sguardo nel cuore di un bambino.
È il legame tra madre e figlio, quello indagato dall’autrice, ma anche il legame tra nonna e nipote; il
rapporto tra amore e tempo dedicato al bambino, in un’epoca in cui ci si lava la coscienza parlando
di qualità di tempo e non di quantità.
Ebbene, Leone è la testimonianza innocente che la qualità è sì fondamentale ma anche subordinata alla quantità. Un libro da regalare alle nonne per dimostrare l’utilità del loro tempo dedicato ai nipotini e alle mamme che rischiano di lasciarsi distrarre dalla vita e di trascurare le emozioni dei figli.
Leone, quel figlio troppo gracile, impacciato… Riusciva a dargli così poco.
Le sarebbe piaciuto stare con lui sempre, giocare all’infinito, essere a casa quando si ammalava ma anche quando stava bene, leggergli valanghe di libri, raccontargli le storie che sapeva e anche quelle che non sapeva, guardare film fino all’alba e parlare, parlare tanto da avere la gola secca.
Quale madre non si riconosce in questa affermazione?
E quale madre non teme di scoprire la diversità nel proprio bambino?
In Leone questa diversità si manifesta con la preghiera. Quasi peggio della disabilità.
Ai giorni d’oggi si ha maggiore comprensione per l’alterità manifesta, conosciuta e pertanto meno temuta, come quella di un bambino musulmano, che per espressioni della propria cultura.
Dalle parole di Mastrocola ci si interroga sulla capacità di accettazione dell’altro che ha origine prima di tutto in famiglia.
Avrebbero riso di suo figlio anche se balbettava, o se aveva i piedi storti, ma lei non avrebbe sentito quello stesso fastidio.
Leone non parlava male, non camminava male: Leone pregava, era diverso.
La religione, qualsiasi credo, è anche rito e tradizione, e i bambini hanno bisogno di rituali come riferimento per rendere magico, e allo stesso tempo concreto, il mondo complesso ed astratto degli adulti.
La storia di Leone interroga il lettore sul ruolo degli adulti nel tramandare tradizioni familiari e culturali.
L’insolita abitudine del bambino avrà l’effetto sulla madre di far riaffiorare ricordi infantili sommersi sotto lo strato di insensibilità che richiede l’affrontare routine e quotidianità.
La paura del diverso, di scoprire segni di alterità, anomalie rispetto a ciò che si considera standard, “normale”, provoca reazioni incontrollate nelle persone che ci circondano.
Tutto quello che non è immediatamente intelligibile, riconoscibile e interpretabile con i parametri superficiali a nostra disposizione diventa elemento disturbante.
La preghiera, che in sé rappresenta un gesto innocuo, se non di un’esigenza spirituale, in un bambino non avvezzo diventa un fatto insolito e apparentemente inspiegabile.
Il finale dai toni vagamente apocalittici a sfondo fantasy-fiabesco ha il merito di celebrare la diversità
come risorsa, sebbene difficilmente decifrabile ad uno sguardo superficiale.
Sinossi
Un quartiere che si chiama il Bussolo e può essere ovunque, in qualsiasi città.
Oggi, ai giorni nostri.
Una madre e un figlio. Lei, Katia, una donna sola di trentasei anni, presa dal lavoro, separata dal marito, pochi soldi, poco tempo, sempre di corsa, appesa a sogni nebulosi che non osa sognare fino in fondo.
Lui, Leone, un bambino di sei anni solitario e timido, sottile come un giunco.
Un giorno, in mezzo a tutta la gente che passa, alle auto, sotto le luci intermittenti degli alberi di Natale, si mette a pregare.
E la madre scopre, con stupore e vergogna, che lo fa spesso, un po’ ovunque. Si apparta, s’inginocchia, e prega. Per strada, al cinema, in bagno.
Prega quand’è preoccupato, quando gli manca la nonna e il gioco del comò. O quando vorrebbe un bacio. O quando desidera aiutare qualcuno.
La voce circola in fretta. Leone diventa «il bambino che prega», lo scandalo della scuola, del quartiere intero. Molti lo deridono, ma molti, anche, iniziano a confessargli i loro desideri.
Come fa la vita, Leone può esaudire le richieste o deluderle, avverare i sogni o lasciarli inesauditi. Paola Mastrocola ha scritto una storia realistica e allo stesso tempo magica, in cui tutti cambiano senza sapere perché.
Un romanzo capace di sorprendere a ogni riga sul piano umano e letterario. Fino a un diluvio universale in minore, piccolo e gentile, che non distrugge niente ma rinnova e addolcisce il colore delle cose.