Galatea – di Madeline Miller e Ambra Garlaschelli
Voce alle donne
recensione di Emma Fenu
Galatea è un libro scritto da Madeline Miller e illustrato da Ambra Garlaschelli edito da Sonzogno nel 2021.
La storia di Galatea
L’antico mito narra che Pigmalione, re di Cipro e scultore, avesse realizzato una statua dalle fattezze perfette e se ne fosse perdutamente innamorato, desiderando che fosse viva e sua compagna per sempre.
La dea Afrodite, smossa dalle preghiere del mortale, diede vita al simulacro di marmo che divenne una donna senza voce, capace, però, di arrossire, accogliere il corpo del marito creatore e generare una figlia.
Una storia romantica? Non troppo.
Galatea, che nella prima versione del mito non aveva neppure un nome, è l’ideale della sposa nel mondo greco e patriarcale: bella, accondiscente, muta, senza vita propria e feconda. La progenitrice della Tacita Muta degli antichi Romani e di tutte le donne a cui venne negata dignità di persona, voce, opinione, ribellione e autodeterminazione.
Voce alle donne, dunque. E finalmente.
Madeleine Miller, autrice de La canzone di Patroclo e di Circe, scrive un racconto in cui a parlare è proprio Galatea: alcune parole sono pronunciate, altre, le più decisive, sono solo pensate e strappano il velo ipocrita di un amore malato che sfocia nella violenza fisica e psicologica perpetuata ai danni di una donna che viene ingiustamente internata in una clinica psichiatrica e che giunge al sacrificio estremo per salvare dallo stesso destino di sottomissione la figlia, ancora bambina.
Perchè leggere Galatea di Madeline Miller e Ambra Garlaschelli?
Molte sono state le recensioni sul testo, nonostante la recente pubblicazione: Galatea divide gli animi. Per alcuni si tratta di un misero racconto, ben lontano dallo spessore narrativo e introspettivo delle opere precedenti.
Io mi schiero fra coloro che molto hanno apprezzato il testo corredato da immagini di intensa bellezza e di straordinario potere evocativo.
È una storia sussurrata, un alito gelato che percorre con i brividi la schiena di una e tutte le donne considerate pazze e condotte al silenzio, alla prigionia, alla tortura e alla morte.
È una storia che invita alla riflessione e alla ribellione, un mito antico attualizzato con coraggio e delicatezza.
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Sinossi
Galatea, la statua che la dea Afrodite ha reso viva in uno slancio di benevolenza verso Pigmalione, il grande scultore greco, è ora una donna a tutti gli effetti: la sua bellezza uguaglia, o probabilmente supera, quella della marmorea opera d’arte del suo creatore.
Dopo averla presa in moglie, l’uomo pretende che lei lo ripaghi incarnando altissime virtù di obbedienza e umiltà, assoggettandosi al suo desiderio. Così, per quanto Galatea provi un sottile piacere nell’usare la propria avvenenza per manipolare lo sposo, in lei comincia a farsi strada un sentimento di ribellione.
Nell’ossessiva speranza di fermarla, il marito la tiene sotto stretta sorveglianza in una clinica, controllata da dottori e infermiere.
Ma quando le nasce la figlia Pafo, in Galatea si desta un vigile istinto materno, pronto a esplodere al primo segno di pericolo.