Sulla pelle delle donne – Intervista a Femmine Difformi
a cura di Emma Fenu
Conosco Femmine Difformi da tempo, mi sono appassionata alle loro attività e al loro coraggio di essere se stesse e sono felice di poter averle avere ospiti del nostro salotto, raccontandosi insieme, con generosità e senso di sorellanza, dandoci un messaggio di coesione e di comunione di intenti fra le donne.
Femmine Difformi è un progetto di arte relazionale e sociale, a cui aderiscono più di 200 donne di diverse città italiane, per incontrarsi e promuovere eventi contro gli stereotipi, invitando ciascuna ad accogliersi e ad accogliere, superando violenze e abusi attraverso la creatività.
Ogni collaborazione avviene in forma gratuita o autofinanziata attraverso una Rete di sostegno e il crowfounding.
In occasione dell’evento Sulla pelle delle donne, che si svolgerà a Poggibonsi il 24 e il 25 novembre, ho la meravigliosa opportunità di conoscerele dal vivo, a pelle nuda, narrando di me in qualità di presidente di Cultura al Femminile, studiosa di storia delle donne e scrittrice di libri inerenti al tema, ma, soprattutto, di Donna.
Donna come tutte. Difforme da modelli imposti.
Donna come tutte. Forte e fragile, capace di dare vita a progetti e di cadere, risollevandosi.
Donna come tutte. Figlia di generazioni che ci riportano a Eva e a Lilith.
Donna come tutte. Madre, nonostante l’infertilità e i numerosi tentativi di procreazione medicalmente assistita.
Femmine Difformi (FD): interessante la scelta del sostantivo (femmine, non donne) e forte e sfrontata la scelta dell’aggettivo.
Chi siete e come nasce il vostro progetto?
Ci sentiamo più rappresentate dalla parola femmina piuttosto che dal termine donna, che ha in sé una definizione, allude a ruoli preordinati, ad un mondo ingabbiato in dinamiche di potere e schemi di subordinazione.
Femmina evoca una dimensione originaria, più selvatica, allude alla potenza del femminile, che si esplicita nell’accoglienza, nella cura, nella fecondità e nella magia della vita.
Essere femmine è un fatto naturale, essere donne è una dimensione culturale prestabilita.
Essere difformi vuole affermare il diritto ad essere “come si è”, con la propria unica ed irripetibile Forma, resistendo alla pressione omologante e accogliendo il più grande dono che è la diversità.
Vuole sottolineare la possibilità di una perenne trasformazione, stimolo per porsi domande, interrogarsi… sensibilizzare, che non potrà mai esaurirsi in una sola risposta.
Non facile da realizzare in una società che promuove stereotipi e dove avere è più importante che essere.
Certo, talvolta può suonare pretenziosa questa duplice definizione: difficile smarcarsi da stereotipi e omologazioni.
Ma il progetto che nasce nel 2011 da un’idea di Silva Masini e ha fatto incontrare più di 200 donne in tutta Italia, ha proprio questa priorità: fare ricerca e operAzioni partecipate per acquisire consapevolezza della propria ”difformità”, creando una solida rete di relazioni che la promuovano come un valore importante dell’esistenza umana.
Il 24 e 25 novembre ci sarà un vostro evento a Poggibonsi a cui anche io avrò l’onore di avere parte.
In cosa consiste?
Le tematiche che appassionano FD si trasfondono in performance ed eventi artistici.
Sono un modo per condividere, per creare relazioni, gettare semi e intrecciare nuovi fili alla trama già esistente.
L’evento del 24/25 novembre a Poggibonsi raccoglie esperienze di ferite, vissute, trasformate in forme d’arte, ”balsami” di guarigione, ovvero la creatività come opportunità di risanamento.
Un’azione poetica di pacificazione con i nostri vissuti dolorosi, che vede il coinvolgimento del pubblico in un intreccio di stoffe e voci.
Il programma è ricco di stimoli, dal tuo intervento, Emma, intitolato “Sono anch’io una madre” all’incontro conalcune classi della scuola media di Poggibonsi; da letture sulle Ferite a performance sulle Guarigioni.
Chi sono le donne di oggi? Quali sfide affrontano?
Siamo così diverse, ognuna con il suo mondo, la sua strada, le sue sfide, difficile rispondere.
Così, a fronte di una Capitana coraggiosa, di una Greta, ci sono tante donne schiacciate da un mondo che solo in apparenza o sulla carta le rende libere e paritarie.
Le donne di oggi e di ieri sono state e sono sempre uguali per certi aspetti: per il saper accogliere, per la resilienza, per il coraggio dei sentimenti, è il loro ruolo sociale che cambia con i tempi.
In una società che oggi vuole donne super-efficienti, perfette, forti e al contempo mansuete, emancipate ma allo stesso tempo casalinghe e mogli impeccabili, belle ed eternamente giovani, la sfida è non perdere se stesse e la propria unicità.
Sulla pelle delle donne si sono fatte guerre, in essa ci sono le cicatrici di una storia sessista.
Come agire per stroncare ogni abuso?
Difficile pensare di stroncare ogni abuso, crediamo che fare rete, collaborare, muoversi insieme, attingere alla nostra potenza creativa aiuti gradualmente a trasformare la nostra condizione.
Raccontarsi è un modo di aprirsi al mondo, insieme, per dar voce, anche, a chi solo può sussurrare.
La comunicazione, lo scambio, l’educare alla consapevolezza personale e di gruppo sono elementi fondamentali.
Far crescere in una visione valorizzante della diversità che permetta di costruire e non di distruggere, di aprire e non di chiudere, di dialogare e non di censurare. Sostenersi sempre l’una con l’altra.
Ancora una volta, alle donne, alle madri, il grande compito di allevare i propri figli e le proprie figlie in un clima valorizzante e non discriminante rispetto alle questioni di genere.
Partiamo dalle piccole cose, da un appropriato uso del linguaggio che valorizzi il maschile quanto il femminile (le regole della lingua italiana sono molto maschiliste), da piccoli accorgimenti.
Semi che con il tempo germoglieranno.
Questa la filosofia di FD.
Parlo come Femmina ultrasettantenne, Difforme nelle mie rughe e nelle mollezze del corpo, ma anche nel modo di pensare e di Esserci nel mondo con i miei anni, con i miei desideri e i miei progetti, grata a chi mi offre un posto a sedere, consapevole di poter dare risposte ai più giovani e di essere custode di preziose memorie, sento di avere un ruolo nella società e lo difendo. (Maritè Bortoletti)
Essere una FD avvalora questo mio sentire e mi fa essere fiera e grata di farne parte.

Questa foto, desinata a OperAzione pelle di Femmine Difformi, mi è stata scattate dalla giovane e bravissima fotografa sassarese Francesca Cosso nel periodo di transizione fra la mia quarta e quinta fecondazione assistita. embrioni I lividi e il gonfiore addominale sono conseguenza della terapia ormonale pre e post impianto di embrioni.