Caro papà di Annamaria Agazzi

Lettere al Femminile
A cura di Maria Cristina Sferra

Care amiche e cari amici, per la rubrica quindicinale Lettere al Femminile su Cultura al Femminile pubblichiamo oggi una missiva di Annamaria Agazzi, una lettera accorata ed emozionante dedicata al proprio padre che manca da molti anni, perché le figure importanti ci accompagnano sempre lungo il viaggio della vita.

Cari amici lontani e vicini

Caro papà, oggi è la tua festa.

C’è chi compra una cravatta e chi la costruisce all’asilo con la colla, chi organizza una gita in bicicletta, di quelle che “ti lascio arrivare per primo, perché sei il mio vecchio”.

C’è invece chi apparecchia una tavola sontuosa, cucina una torta e ti viene a prendere alla Casa di Riposo, perché oggi è San Giuseppe e si festeggiano tutti i papà.

Poi c’è chi acquista un piccolo mazzo di fiori e viene al cimitero, perché il ricordo è forte e quell’abbraccio manca tanto.

E ci sono io, che quando ti penso divento piccola piccola e mi viene sempre voglia di piangere.

Io, con il mio magone in gola, che non ci riesco a parlare di te, che svio il discorso, che mi fa ancora troppo male dopo vent’anni, che sono ancora arrabbiata perché avevo tanto bisogno di te, che ho preteso che i vivi mi facessero da madre e padre e loro non ne erano mai all’altezza!

Io, che piangevo ai bordi del tuo letto d’ospedale, quando ormai esanime recitavi l’Ave Maria.

Io che ricordo quando al mattino, al tuo risveglio, allungavi la mano e mi accarezzavi la testa, quasi a ricordarmi che un nuovo giorno stava per iniziare.

Io che quella mano non l’ho mai mollata.

Oggi, quando guardo il tuo ritratto, mi accorgo che quella complicità, quell’intesa che c’era tra noi è sempre stata magica. Ci capivamo al volo io e te, sempre d’accordo, sempre in segreto, perché mi dicevi sempre: “Stai tranquilla, lo dico io a mamma”.

Viaggiare, caro papà, sul treno della vita senza te è difficile, continue fermate si susseguono, alle quali salgono e scendono infinite esperienze, che lente percorrono i vagoni della conoscenza, si siedono un attimo sui sedili un po’ consunti delle emozioni e imperterrite scendono, gradino dopo gradino, con la valigia dei ricordi in mano.

Sapessi, papà, quante virtù questo treno ha raccolto, quante novità nella vita comune si sono susseguite e quanto dolore si vede passare davanti al finestrino.

Papà, il mio viaggio continua guidato dai tuoi consigli, cercherò di non disturbare “il conducente”, se non per chiedere una “grazia” urgente e farò squadra con gli altri passeggeri, perché da sola non riuscirei ad arrivare nemmeno al vagone centrale.

Caro papà, sono certa che un giorno, mentre mi accingerò a leggere le riflessioni del momento, qualcuno fischiando fermerà il treno e sentirò una risata lontana che mi parlerà di te.

Ti aspetto, papà.

Buon viaggio.

Cari amici lontani e vicini

Per partecipare alla rubrica quindicinale Lettere al Femminile sul sito Cultura al Femminile, inviate la vostra lettera allegata in formato Word a letterealfemminile@gmail.com