Quel che affidiamo al vento di Laura Imai Messina
recensione di Laura Saija
Quel che affidiamo al vento è un romanzo di Laura Imai Messina, pubblicato da Piemme nel 2021.
Di cosa tratta Quel che affidiamo al vento?
Quel che affidiamo al vento racconta dei legami con le persone scomparse, dei sentimenti che non si disperdono neanche con la morte, del bisogno di comunicare, di avere delle risposte o semplicemente di credere che la vita terrena non sia l’unica possibile.
I pellegrinaggi non sono solo quelli religiosi. Da tutto il Giappone arriva gente alla Montagna della Balena solo con il solo scopo di usare il telefono installato al centro del giardino di Bell Gardia.
Cosa avrebbe di speciale questa cabina telefonica installata molto tempo addietro? Consente di parlare con l’adlilà, con le persone care scomparse.
Quel che affidiamo al vento sembra una storia senza credibilità all’inizio, finchè poco a poco l’autrice non ci fa entrare nel vero significato della vita e della morte secondo i giapponesi, finchè insomma il lettore non cominci a capire che il modo occidentale di credere nell’adilà, di vivere il lutto, non sono per forza gli stessi ovunque e certamente non lo sono per gli abitanti di un paese diverso in tutto dall’Occidente e anche dai suoi vicini asiatici.
Perché leggere Quel che affidiamo al vento?
Ho letto il libro subito prima di un viaggio in Giappone e ho poi confermato a me stessa il messaggio delle sue pagine, una per una.
Quelle stesse frasi che mi erano sembrate un po’ troppo ottimiste, le storie dei protagonisti che credevo fossero troppo romanzate a tal punto da ritenerle forse più appropriate a una favola per ragazzi, dopo il viaggio hanno invece preso valore, sono diventate storie concrete ai miei occhi, poichè ho visto che credere, in Giappone, non è una cosa da sottovalutare.
Credere è un’attività concreta, che si preghi Buddha o si creda nella presenza degli spiriti, in Dio o in mille figurine sul muro, bisogna connettersi con qualcosa i dpiù grande di noi.
Nel libro torna tumultuoso il doloroso evento del terremoto che colpì il Giappone nel 2011 tirando via molti cari dalle braccia delle loro famiglie. Il popolo giapponese non si abbatte o se lo fa, non lo dimostra.
Ma ha continuo bisogno di confermare che ci sia una ragione a tutto, che le cose, che capitino o siano provocate, non devono prevalere sullo scorrimento della vita.
Eventi strazianti e solitudine vanno comunque accettati e vissuti.
Con delicatezza questi elementi trovano posto tra le emozionanti storie che si intrecciano nel romanzo come l’ Ikebana, l’arte di organizzare i fiori.
L’autrice conosce benissimo il Giappone e ci porta in un viaggio dentro l’impegno dei giapponesi nel preservare e proteggere ciò che hanno di caro.
Le tradizioni secolari ancora così vive e rispettate in megalopoli di svariati milioni di abitanti, trovano nel racconto una spiegazione e una ragione.
Ce lo dimostrano Yui, nella testardaggine con cui vuole proteggere quel luogo dalle intemperie, e Takeshi, che vive con il doppio dolore di un lutto e della figlia che non riesce a superarlo.
Per un Occidente abituato a leggere storie realmente accadute, dove si cerca l’impersonificazione nei caratteri dei romanzi, è difficile credere che quelle del libro della Imai Messina siano storie vere. Eppure il telefono e i luoghi di cui parla esisitono e sono frequentati da migliaia di pellegrini, che, appunto, affidano i loro pensieri più intimi, al vento.
Link d’acquisto
https://www.ibs.it/quel-che-affidiamo-al-vento-libro-laura-imai-messina/e/9788855446594
Sinossi
Sul fianco scosceso di Kujira-yama, la Montagna della Balena, si spalanca un immenso giardino chiamato Bell Gardia.
In mezzo è installata una cabina, al cui interno riposa untelefono non collegato, che trasporta le voci nel vento. Da tutto il Giappone vi convogliano ogni anno migliaia di persone che hanno perduto qualcuno, che alzano la cornetta per parlare con chi è nell’aldilà.
Quando su quella zona si abbatte un uragano di immane violenza, da lontano accorre una donna, pronta a proteggere il giardino a costo della sua vita. Si chiama Yui, ha trent’anni e una data separa quella che era da quella che è: 11 marzo 2011. Quel giorno lo tsunami spazzò via il paese in cui abitava, inghiottì la madre e la figlia, le sottrasse la gioia di essere al mondo.
Venuta per caso a conoscenza di quel luogo surreale, Yui va a visitarlo e a Bell Gardia incontra Takeshi, un medico che vive a Tokyo e ha una bimba di quattro anni, muta dal giorno in cui è morta la madre.
Per rimarginare la vita serve coraggio, fortuna e un luogo comune in cui dipanare il racconto prudente di sé.
E ora che quel luogo prezioso rischia di esserle portato via dall’uragano, Yui decide di affrontare il vento, quello che scuote la terra così come quello che solleva le voci di chi non c’è più.
E poi? E poi Yui lo avrebbe presto scoperto.
Che è un vero miracolo l’amore.
Anche ilsecondo, anche quello che arriva per sbaglio. Perché quando nessuno si attende il miracolo, il miracolo avviene.
Laura Imai Messina ci conduce in un luogo realmente esistente nel nord- est del Giappone, toccando con delicatezza la tragedia dello tsunami del 2011, e consegnandoci un mondo fragile ma denso di speranza, una storia di resilienza la cui più grande magia risiede nella realtà.