Longbourn House di Jo Baker
recensione di Antonella Spanò
Longbourn House è un romanzo della scrittrice britannica Jo Baker, pubblicato in Italia dalla casa editrice Einaudi nel 2014.
Di cosa tratta Longbourn House?
Come ben sanno gli appassionati di Jane Austen e dei suoi romanzi, Longbourn House è la residenza della famiglia Bennet, protagonista di “Orgoglio e pregiudizio”.
È evidente, quindi, che il lettore può ritrovare i personaggi a lui familiari: Lizzie, Jane, Lydia, Wickham, Mr. Darcy e i coniugi Bennet. Questa volta, però, fanno da cornice, poiché l’autrice ribalta la prospettiva, e a occupare la scena, assurgendo al ruolo di personaggi principali della storia, sono i componenti della servitù.
L’ambientazione principale è la parte della casa non accessibile né ai membri della famiglia né ai suoi raffinati, e meno raffinati, ospiti, dove ogni giorno, con fatica e dedizione, i pochi elementi al servizio dei Bennet svolgono i pesanti e inevitabili lavori domestici.
“L’aria era tagliente alle quattro e mezzo del mattino, quando cominciò la sua giornata di lavoro. La leva di ferro della pompa era fredda e, nonostante i guanti, i geloni le bruciavano mentre risucchiava l’acqua scura da sottoterra per riempire il secchio in attesa. Una lunga giornata da far passare, e quello era solo l’inizio”.
Il romanzo è suddiviso in tre parti.
Nella prima l’autrice presenta la servitù ed evidenzia la differenza tra la vita che si svolge nelle sale e nelle camere, fatta di chiacchiere e di pettegolezzi, di passeggiate e di musica, e quella ben più intensa che si dipana tra la cucina, la mansarda e il cortile.
Qui Sarah, i coniugi Hill, la piccola Polly e il valletto James si affannano a star dietro alla preparazione dei piatti, alle pulizie, al bucato e a rispondere a qualsiasi esigenza dei padroni.
L’autrice non si limita alla descrizione dei pesanti compiti, con tutti i dettagli più disgustosi, ma utilizza la potente arma dell’ironia, proprio come aveva fatto Jane Austen, per sottolineare la differenza tra i ceti sociali.
“Le signorine potevano anche far finta di essere delle statue di alabastro sotto i vestiti, lisce e tutte d’un pezzo, poi però buttavano sul pavimento della camera da letto sottovesti macchiate perche fossero prese e lavate, e così facendo si mostravano per ciò che erano realmente: fragili creature corporee dotate di una biforcazione soggetta a fuoriuscite”.
Nella seconda e terza parte vengono approfondite le vite dei protagonisti e la narrazione diviene più densa: si scopre il passato e qualche segreto nascosto, si assiste all’innamoramento tra i protagonisti, al destino inevitabile che si frappone tra i desideri e la realtà ma, soprattutto, si conosce un lato inedito di Mr. Bennet…e non solo.
Perché leggere Longbourn House?
Longbourn House è un romanzo molto ben scritto, che diventa speculare del più noto “Orgoglio e pregiudizio”.
L’autrice riesce a togliere quella sorta di aura romantica e, per certi versi eroica, che ammanta Lizzie e Darcy, e a fornire una versione più reale dei membri dell’aristocrazia rurale, dipingendoli, come tutti, pieni di difetti e anche un po’ supponenti.
“Sarah si fece piccola piccola. Sotto lo sguardo di Mr. Darcy puntato su di lei; per la prima volta si sentì ridotta alla dimensione di una salierina. Lui le si avvicinò bruscamente, fermandosi un filo troppo vicino […]
Mr. Darcy la studiava con un’espressione perplessa e leggermente irritata, come se fosse stata un pezzo, fino ad allora ignorato, del ménage domestico, che all’improvviso aveva smesso di funzionare e sul quale adesso gli toccava formarsi un’opinione”.
Nello stesso tempo Jo Baker evidenzia la fatica e le emozioni degli umili, che nell’ombra si muovono, agiscono, soffrono in silenzio, amano e restano prigionieri in poche stanze per tutto il corso della loro vita.
Una lettura sconsigliata a chi vuole mantenere un ricordo non contaminato dei personaggi austeniani.
Link d’acquisto
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Sinossi
Sarah è a servizio a Longbourn House da quando era bambina, ma non si è ancora rassegnata a certi compiti ingrati quali lavare la biancheria e svuotare i pitali dei signori.
Questa pesante routine senza svaghi la opprime: non vuole accontentarsi di mandare avanti la casa d’altri come Mrs Hill, la governante, fa da sempre.
Perciò, quando un giorno di settembre Mr Bennet assume a sorpresa un nuovo valletto, la gioia per la novità è grande. James ha il fisico asciutto e gli avambracci scuriti dal sole. Lavora di buon umore, fischiettando, ed è gentile, ma dà poca confidenza. Sembra sapere tante cose, eppure sul suo passato è stranamente vago.
Ama i cavalli e dorme nel solaio della stalla: li, su una mensola, ha dei libri e, sotto il letto, una sacca scolorita piena di conchiglie.
È un mondo intero quello che apre per Sarah, una nuova geografia di orridi, vallette in fiore e campi di battaglia. Ispirato al non detto di Orgoglio e pregiudizio, Longbourn House ricostruisce con tono brioso la vita della servitù nell’Inghilterra di inizio Ottocento, facendo emergere tra le righe la fatica e le disuguaglianze su cui si reggeva il bel mondo.
All’interno di questo affresco storico, che oltre alla campagna dell’Hertfordshire include la Spagna sconvolta dalle guerre napoleoniche e i porti commerciali sull’altra sponda dell’Atlantico, Jo Baker dona pensieri ed emozioni autentici alle ombre che nel celebre romanzo di Jane Austen si limitavano a passare sullo sfondo rapide e silenziose.