Lo strano caso dell’apprendista libraia di D. Meyler
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Recensione di Loriana Lucciarini
Lo strano caso dell’apprendista libraia è un romanzo di Deborah Meyler, edito da Garzanti nel 2014.
Di cosa tratta Lo strano caso dell’apprendista libraia?
Racconta di relazioni umane e di libri. Della scelta di tenere un figlio e di amore. Di amicizia e di tisane calde. Di chiacchiere e della vita che gira intorno a una piccola libreria indipendente newyorkese.
La protagonista, Esme Garland, è concentrata sulla sua tesi di laurea quando scopre di essere incinta e decide di tenere il bambino. Le conseguenze della sua scelta e le difficoltà che incontrerà la metteranno a dura prova. Esme si dimostrerà fragile e confusa, si perderà per amore, diventerà assertiva, quasi succube a un rapporto che non sa neanche bene come definire con il compagno, Mitchel. Una relazione complicata: lui è ricco rampollo, seduttore narcisista e la tiene in pugno con i suoi tira e molla.
Per lui Esme farebbe qualunque cosa, fino ad arrivare quasi ad annullare la propria volontà.
C’è da dire che la narrazione operata Deborah Meyler è visiva e sollecita il lettore a formulare proprie suggestioni. Questo è uno dei pregi del romanzo. Oltre al fatto che punta l’attenzione sull’importanza delle librerie indipendenti, che via via stanno sempre più scomparendo e che, al contrario, andrebbero preservate quali luogo di aggregazione e socialità.
Non per niente le scene di vita reale all’interno della libreria sono forse i passaggi più piacevoli.
Ho trovato interessanti le incursioni nella letteratura e nell’arte e i dialoghi, ben gestiti e con buon ritmo, grazie ai quali la protagonista si muove con disinvolta tra nozioni, conoscenze, citazioni e battute sagaci.
Un giudizio in controtendenza: per me è un “Meh”.
Lo strano caso dell’apprendista libraria di Deborah Meyler è stato un caso letterario mondiale nel 2013, ma io l’ho scelto d’impulso per via del titolo e per averlo visto più volte promosso sui social.
Grazie all’iniziativa di “Soccorso Letterario”, che me lo ha recapitato a casa, l’ho letto in pochi giorni gratuitamente.
Malgrado le positive premesse il mio giudizio su questo libro è, però, un “Meh”.
Lo dico subito: il titolo trae in inganno. E anche la sinossi usata per promuovere il libro è fuorviante.
Non ci sono misteri da svelare e non ci sono colpi di scena, la trama fila lineare e senza scossoni fino all’ultima pagina. Tutto succede e viene superato, e ciò che accade non è funzionale alla chiosa degli eventi. Magari l’intento dell’Autrice era parafrasare il senso della vita (vivere è accettare ciò che avviene, senza sapere quel che accadrà in futuro) ciononostante il risultato appare fumoso, soprattutto perché manca di solida struttura di base.
Perché non leggere Lo strano caso dell’apprendista libraia?
Il romanzo mi ha lasciato ben poco e, data la sua diffusione planetaria, vi dico che mi sento libera di poter esprimere una valutazione sincera, ben sapendo che non influirà sulle classifiche o sulle vendite. Dunque, eccomi a fare le pulci a questa storia.
Durante la lettura mi sono spesso domandata quali siano gli elementi che trasformano un romanzo scialbo come questo, in una storia capace di incantare i lettori di tutto il mondo. La risposta forse è negli ingredienti: ci sono i libri, ci sono tisane, le serate intime con accordi di chitarra e le chiacchiere con amici, c’è una New York inondata di luce, ci sono amiche del cuore presenti nel bisogno, c’è un nucleo di persone
diverse fra loro che diventa in qualche modo “famiglia”.
Può bastare essere un comfort-book? Per me no.
Trovo che in Lo strano caso dell’apprendista libraia ci siano molte cose messe sul fuoco senza il giusto focus – perdonatemi il gioco di parole.
L’impressione è che l’Autrice abbia utilizzato la “strategia del riempitivo” per dare corpo al romanzo: sfruttare numerose situazioni complesse per utilizzarne gli spunti narrativi (l’accettazione di una gravidanza, la scelta di portarla avanti da madre single, la socialità in una metropoli che instilla sempre di più a un profondo senso di solitudine, l’importanza di una comunità, la maternità e la depressione post-partum, le relazioni tossiche, il narcisismo patologico, l’amicizia, la condizione di vita dei senza tetto, l’emarginazione), per poi condire il tutto con citazioni, personaggi in eccesso e in sovrabbondanza.
Così le citazioni letterarie e artistiche finiscono per stancare e le digressioni della protagonista per sfinire. Inoltre, l’affollamento di figure secondarie risulta poco curato, con personaggi di poco spessore, statici e senza
evoluzione. Di fatto, il romanzo risulta appesantito da tutto ciò.
Non capisco se la storia, che magari aveva in sé gli elementi per risultare gradevole, non spicca il volo a causa di una scrittura frettolosa o per via di una struttura narrativa confusa. La sensazione è comunque quella di un lavoro affrettato.
E, infatti, pure il finale lascia l’amaro in bocca perché la storia si interrompe senza chiudere il cerchio dei tanti fili narrativi. E la parola “fine” cala improvvisa, come il sipario dell’ultimo atto, lasciando più di un attore in scena senza la voce per dire l’ultima battuta.
Altri punti dolenti
Ho trovato eccessivo lo spazio dato alle digressioni mentali della protagonista, che va spesso in overthinking, e di cui ci sorbiamo intere pagine di elucubrazioni buttate a caso. Il rapporto con il ruvido Luke, collega di libreria, è propedeutico all’evoluzione della stessa Esme, e proprio per questo motivo non comprendo il poco spazio concesso a Luke: è come se, oltre al legame funzionale con la protagonista, lui non possa essere altro. La scelta di relegarlo in un angolo, a pochi capitoli dalla fine, mi lascia basita.
Il mosaico di personaggi che si muove attorno a Esme è variegato e dà colore alla storia, pur se l’Autrice rimane spesso solo sulla superficie. Per diversi personaggi minori, si limita a fornire descrizioni abbastanza stereotipate e piatte, quasi come se li avesse concepiti per affollare la scena e concedersi la possibilità di farli muovere al bisogno, cambiando però idea in corso d’opera. Finendo pertanto attribuire loro una mera presenza scenica.
Perché leggere Lo strano caso dell’apprendista libraia?
Perché è piaciuto a un sacco di lettrici e lettori in tutto il mondo. Perché parla di libri e della realtà che gira intorno alle librerie indipendenti, in cui coesistono senza conflitto edizioni rilegate in pelle e volumi economici. Perché Deborah Mehler è mdecisamente una lettrice e l’amore per i poeti, gli scrittori, le eroine letterarie trasuda dalle pagine di questo romanzo, quasi come fosse un omaggio ai mondi di carta e inchiostro.
Perché le mie valutazioni possono solo puntare l’attenzione su alcuni aspetti, prettamente tecnici, ma la valutazione è sempre soggettiva e personale. E poi, con questo mood di libri-tisane-scaffali impolverati, potete voi rinunciare a tuffarvi in una storia così? Io dico di no.
Link d’acquisto
https://www.ibs.it/strano-caso-dell-apprendista-libraia-libro-deborah-meyler/e/9788811682448
Sinossi
Una piccola libreria a New York. Un amore da dimenticare. Una magia tra i libri.
Un romanzo che ricorda a tutti noi come il fascino delle librerie sia intramontabile. Esme ama ogni angolo di New York, e soprattutto quello che considera il suo posto speciale: La Civetta, una piccola libreria nell’Upper West Side.
Un luogo magico in cui si narra che Pynchon ami passare i pomeriggi d’inverno e che nasconde insoliti tesori, come una prima edizione del Vecchio e il mare di Hemingway. Ed è lì che il destino decide di sorriderle quando sulla vetrina vede appeso un cartello: cercasi libraia.
È l’occasione che aspettava, il lavoro di cui ha tanto bisogno. Perché a soli
ventitré anni è incinta e non sa cosa fare: il fidanzato Mitchell l'ha lasciata prima che potesse parlargli del bambino. Ma Esme non ha nessuna idea di come funzioni una libreria. Per fortuna ad aiutarla ci sono i suoi curiosi colleghi: George, che crede ancora che le parole possano cambiare il mondo; Mary, che ha un consiglio per tutti; David e il suo sogno di fare l’attore. Poi c’è Luke, timido e taciturno, che comunica con lei con le note della sua chitarra. Sono loro a insegnarle la difficile arte di indovinare i desideri dei lettori: Il Mago di Oz può salvare una giornata storta, Il giovane Holden fa vedere le cose da una nuova prospettiva e tra le opere di Shakespeare si trova sempre una risposta per ogni domanda.
E proprio quando Esme riesce di nuovo a guardare al futuro con fiducia, la vita la sorprende ancora: Mitchell viene a sapere del bambino e vuole tornare con lei. Esme si trova davanti a un bivio: non sa più se è quello che vuole davvero…