Filosofia della gioia di Elisabetta Guanzini

recensione di Donatella Vassallo

 

filosofia gioia

 

Filosofia della gioia è un libro scritto da Elisabetta Guanzini edito da Ponte alle Grazie nel 2021.

Secondo l’Orologio dell’Apocalisse mancano sessanta secondi alla mezzanotte. E io rifletto sulla gioia. Sconveniente? Non direi, basta intendersi sulle parole.

Lo faccio seguendo la mappa tracciata da Elisabetta Guanzini in Filosofia della gioia.

Di cosa tratta Filosofia della gioia?

Ciò che staavvenendo oggi su scala globale appare, in un certo modo, come la fine di un mondo. L’attualecondizione degli abitanti della terra si mostra spaesata e incerta, dominata dalla tonalità emotiva dell’angoscia e da un drammatico sentimento di crisi”.

Non c’è alcuna negazione dell’evidenza, la filosofa e teologa ribadisce più volte che viviamo tempi difficili e che sia in atto un processo di “pietrificazione di cose e persone”:

“Si ha spesso la percezione che fra gli umani la temperatura sifaccia quasi polare, nella penuria di simboli, nella sconsolante mancanza di passione, nel lento estenuarsi del desiderare.”

Vogliamo arrivarci così alla fatidica mezzanotte?

O possiamo trovare dei modi alternativi?

Guanzini si e ci richiama ai filosofi che più di altri hanno individuato delle fenditure nella compattezza del
presente. Il Bergson dell’élan vital, ad esempio:

“Non si può immaginare la vita se non come uno slancio, come una ispirazione indivisibile e come produzione incessante di novità e di differenze, che scardina la compattezza della materia: è ciò che sblocca e allarga la realtà, creando passaggi sotterranei anche dentro ciò che è di pietra, permettendo l’apertura e lo sconfinamento nel futuro.

Lo sforzo è faticoso, perché deve affrontare macigni: ma è anche molto prezioso, perché è ciò che porta vita e consente nuovamente di amarla”.

 

Mi soffermerei sul termine “sforzo”: ma come, potrebbe sbuffare qualcuno, anche per raggiungere la filosofia della gioia bisogna faticare?

Sembrerebbe di sì: qualsiasi movimento creativo (e per Bergson la gioia ha sempre a che fare con la creazione) implica uno spirito esplorativo, una tensione, dunque la rottura di un equilibrio.

Questo richiede un lungo processo di apprendimento, necessario per passare da una modalità passiva a una attiva. Si tratta di aprirsi a tutte quelle situazioni di dischiusura in cui le cose entrano in relazione inedite le une con le altre.

Inedite, appuntiamocelo.

Andiamo avanti. Spinoza, nella sua Etica, ci mette in guardia dall’uomo del risentimento, dall’uomo delle passioni tristi, “per il quale ogni felicità è un’offesa e che fa dell’impotenza e della miseria la sua unica passione”.

E, poiché la propria condizione di (non) gioia non è mai una questione privata, ma un progetto etico che investe il nostro modo di stare al mondo, si tratta, per il filosofo olandese, di procedere a una vera e propria lucidatura delle lenti, di un esercizio di intelligenza e di purificazione, che coinvolge insieme la mente e gli affetti.

“Occorre modificare le proprie traiettorie di vita, favorendo l’incontro con ciò che concorda con la propria natura, con ciò che meglio si adegua a sé stessi e fa risuonare un senso”.

Risuonare un senso, altra parola chiave.

Facciamo un passo ulteriore.

Tocchiamo la dimensione dell’Altro, che ci abita e contemporaneamente ci trascende. Freud parlava di “territorio straniero interno”, Lacan di “eximité”, neologismo che indica il carattere di esteriorità di ciò che è più intimo per il soggetto.

È ciò che ci richiama al nostro destino, la nostra vocazione. Ricordate la parabola evangelica dei tre talenti? L’unico servo che viene punito dal padrone è quello che, colto da paura, aveva seppellito la sua moneta, evitando che questa producesse dei frutti.

Questa parabola, che significativamente segue la scena del Giudizio Universale, ci ricorda che alla fine dei nostri giorni saremo giudicati per le nostre capacità generative.

Abbiamo messo i nostri talenti al servizio degli altri?

“Tradire la propria vita significa, nella lingua dei Vangeli, seppellirla sottoterra, riducendo ogni pretesa nei suoi confronti”.

La Filosofia della gioia indica invece una direzione contraria ai sepolcri, ci chiama fuori con coraggio, ma ci richiama prima dentro, a riconoscere ciò che appartiene solo a noi e a donarlo agli altri con generosità.

Perché leggere Filosofia della gioia?

La scommessa è quella di non aspettare la mezzanotte dell’Orologio dell’Apocalisse: nella tradizione cabalistica ogni giorno è il giorno del Giudizio, ogni giorno abbiamo la responsabilità delle nostre azioni.

“Ogni volta che il soggetto si apre all’appello dell’Altro, seguendone le tracce, scava un piccolo varco in un presente fattosi troppo compatto, per permettere il passaggio verso uno spazio più libero”.

Amen.

Link d’acquisto

https://www.ibs.it/filosofia-della-gioia-cura-per-libro-isabella-guanzini/e/9788868336172

Sinossi

La gioia è mistero, incanto, oscillazione.

È l’azzardo che ci porta ad abbracciare l’incertezza, rischiando ciò che non abbiamo. È il contrario del cinismo e della paura.

L’antidoto alla stanchezza. La rivolta al potere.

In tempi di crisi, dove tutto sembra farsi di pietra, perseguire la gioia non è affatto un’impresa da smidollati: ci vuole coraggio per rinunciare a far tornare i conti e accogliere invece l’enigma che ci oltrepassa.

Nulla è in nostro potere, se non l’ascolto del desiderio che sgorga dal profondo, la vocazione che ci chiama a essere noi stessi germinando e dialogando con l’Altro, educando i nostri figli al dono, scommettendo sul bene comune, di cui è fatto il futuro.

In queste pagine, Isabella Guanzini ci guida alla ricerca del senso chela sfrenata accelerazione e poi l’improvviso arresto del mondo hanno strappato, appannato, spento.

E ci racconta che, per rinascere, per restituire ritmo ai corpi e ai cuori, non ci è richiesta alcuna forza sovrumana e nemmeno una particolare propensione.

Perché, come dice Lacan, «in ciascuno di noi è tracciatala via per un eroe, ed è da uomo comune che la si percorre».

 

Titolo: Filosofia della gioia
Autore: Elisabetta Guanzini
Edizione: Ponte alle Grazie, 2021