C’è poco da ridere di Roberta Marcaccio
recensione di Antonella Spanò
C’è poco da ridere è una raccolta di racconti di Roberta Marcaccio, pubblicata in self publishing nel 2021.
“La scrittura di un racconto è un fuoco d’artificio, un colpo di fucile, un’emozione scritta in grassetto e sottolineata, un concerto di voci, immagini e prosa.
Nel riassunto della vita ci sono dettagli che sfuggono ai più, ma non allo scrittore.
Sai cosa significa avere la testa tra le nuvole?
Significa essere in un altro posto e portare pensieri altrove, distanti dalla realtà. Significa osservare quello che accade davanti ai tuoi occhi con distacco e allo stesso tempo catturarlo, custodirlo in uno scrigno di parole, immagini, frasi, personaggi, trame in cui tutto si mescola e dà origine a una storia”.
Di cosa tratta C’è poco da ridere?
I temi trattati in C’è poco da ridere, in poche pagine, sono molteplici. Si parla di solidarietà, di delusioni amorose, di necessità di reinventarsi, di traumi da abbandono, di genitorialità, di sbagli, di sacrifici, di anime gemelle e, perfino di amore per i libri!
Il mio racconto preferito è “Nulla accade per caso”, nel quale un uomo solitario, introverso, dedito soltanto al proprio lavoro di falegname, che coscientemente aveva deciso di non mettere al mondo figli, si ritrova, suo malgrado e per un ghiribizzo della vita, a prendersi cura di un ragazzino complicato. La sfida è grande, ma lo è altrettanto la ricompensa in termini d’amore!
“Avevo deciso di non sposarmi. Non avevo incontrato la donna giusta. In passato avevo frequentato una ragazza pensando che potesse essere quella adatta per condividere la vita, ma poi… non era solo questo: lei desiderava avere dei bambini, io invece no”.
Il racconto più delicato è invece quello dal titolo “Nella perfezione”. Qui, l’autrice, con uno stile quasi poetico esplora l’intimità dei pensieri di una donna, che si nutre di amicizia, ma si pone dei dubbi legittimi.
“L’amore e l’amicizia sono le due facce della stessa moneta. Qual è il limite? L’amicizia finisce sul bordo da cui inizia l’amore?
Ho provato a chiedertelo più volte, ma hai sempre eluso l’argomento. Mi hai lasciata con il dubbio. Sospesa a un filo. Buttata in un angolo come un sacco. Persa nei miei pensieri.
Cominciano con la A. Amicizia. Amore.
Ma ancora non capisco quale sia il confine”.
Infine, il racconto più originale è “Tre personaggi in cerca della loro autrice”, nel quale, come anticipa il titolo, i personaggi del romanzo “Il cactus non ha colpa” di Roberta Marcaccio, escono dalle pagine per acquisire facoltà di parola e fisicità, allo scopo di confrontarsi con lei e chiederle spiegazioni sulle scelte narrative che li riguardano.
E ovviamente nel lettore diventa quasi un’urgenza leggere il romanzo per capire le inquietudini di Rebecca e Vittorio!
«Avevo un messaggio da condividere,» proseguo come se parlassi più a me stessa che ai miei personaggi, «quando la vita ti fa lo sgambetto, alzati e cammina. Dopo il primo te ne farà un altro e tu di nuovo rialzati. Un giorno arriverà la botta più grossa e tu dovrai essere pronta ad attraversare il buio, perché dall’altra parte, anche se non lo vedi, c’è il sole».
Perché leggere C’è poco da ridere?
In ognuno dei racconti di C’è poco da ridere l’autrice fotografa con sapienza gli stati d’animo dei protagonisti, attraverso la narrazione di episodi e situazioni in cui ogni lettore può ritrovarsi, semplicemente e banalmente, vivendo la propria vita intensamente ogni giorno. Sono spezzoni di vita quotidiana, che vengono portati alla ribalta da una scrittrice dall’animo sensibile, che usa un linguaggio accurato, il cui registro si adatta alla situazione o al personaggio.
Ma, seppur affrontando temi diversi, il messaggio è chiaro: la vita è talmente imperfetta, tosta, persino crudele, da metterci alla prova ogni giorno; si soffre, si ama, ci si sente delusi, ma per tutti esiste una possibilità di riscatto.
E, a volte, basta solo un incontro fortuito per emergere dal buio e ritrovare la luce, la speranza e la forza.
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Sinossi
C’è poco da ridere è una raccolta di racconti. Il filo che li lega è la mano femminile che li ha scritti.
L’autrice ha affrontato la scrittura delle storie brevi mantenendo uno sguardo attento a un tema a lei caro e presente in tutte le sue storie: l’anima femminile, ma non per forza l’anima di una donna. I racconti di Roberta Marcaccio sono spaccati di vita.
Una narrazione fluida accompagna il lettore dentro ogni vicenda, in cui il sentimento che prevale è l’amore.
Giulia è alle prese con il primo amore, mentre Annalisa gli amori li sbaglia tutti. Paolo saluta il primo giorno di pensione con la disperazione nel cuore, mentre Teo abbandona per sempre la vita sul letto di un ospizio. Dana affronta la morte del suo uomo tra droga e alcol prima di ritrovare la retta via, mentre Marco si libera dagli artigli della depressione grazie alla musica e a Elisa.